Fu così che il beffardo destino prelevò la izn dalla sua casetta dove aveva tutte le intenzioni di seppellirsi a vita lontana dal mondo e da qualsivoglia contatto umano, e come il ciclone del magico mondo di Oz, la scodellò nel bel mezzo di una rutilante serie di mercati contadini, nei quali — nonostante l’iniziale recalcitranza — la pulzella si ambientò come il pulcino (di gufo) nel nido.
No ma davvero, credo che nulla al mondo avrebbe potuto trascinarmi a metà dicembre, di domenica, in un giardino *all’aperto* per tutto il giorno, nel meglio del freddo del quasi solstizio invernale, se non le nostre amate fattorie, artigiani e botteghe che adorano questo modo di vendere, a contatto diretto con chi compra e uniti in un gruppo di persone molto simili tra loro per desideri, aspirazioni e fatiche.
E invece. Invece nonostante l’alzataccia, i due gradi all’ombra e le settimane precedenti passate a smontare cassette di legno per fare cartelli dipinti a mano, candele di cera d’api, marmellate di arance, brodi di ceci e di ossi, e biscotti per raccogliere fondi sul banco del pasto nudo (ecco perché mi state leggendo poco qui sul blog, sigh), insomma nonostante la fatica, l’impegno testardo e il fiato sospeso perché ha piovuto a dirotto fino al giorno prima del mercato, sono stata veramente la donna più felice del mondo in un mercato strabello e pieno di gente sorridente, felice, e molto, molto indaffarata.
La cosa che spesso i produttori giustamente ti chiedono quando devono decidere se partecipare a un mercato è quanta gente ci sarà. Che è la grande incognita di ogni evento. Perché non basta organizzare che tutto sia preciso e puntuale, poi bisogna farsi notare, dire alla gente che siamo lì, che siamo belli e che vale la pena di alzarsi dal letto calda una domenica invernale per venire a fare la spesa nel giardino di una scuola a Monte Mario, Roma nord.
La domanda è proporzionalmente agghiacciante alla distanza che i produttori percorrono per arrivare al mercato, e al fatto che quelli che vengono da lontano devono investire in una camera per dormire a Roma. Avete presente i miei cinque pianeti in Vergine? Beh, quelli si sentono tutti molto responsabili quando propongono qualcosa a qualcuno, e meno male che sono da sempre una scavezzacollo che ama il rischio (calcolato) più di se stessa, alle orecchie della quale il termine prudenza suona come una parola sconosciuta.
Perché non c’è alcun modo di sapere quanta gente verrà a un mercato, anche se le statistiche di Facebook ti dicono che hai raggiunto ventordicimila persone, e il tasto “parteciperò” è stato cliccato centinaia di volte. E vedere la gente che arriva addirittura prima dell’apertura, e poi piano piano affolla lo spazio tra un banco e l’altro, aver rubato quegli acquisti ai supermercati e alla grande distribuzione organizzata (a cavoli suoi), e averli restituiti a chi li merita, a chi produce in modo sano, giusto e trasparente, beh, è una soddisfazione che veramente non ha eguali.
Adesso cerco di raccontarvi più concisamente possibile (compatibilmente con il fatto che il 17 c’erano tipo 25 banchi) di ognuno o quasi dei partecipanti (qualcuno per questioni di luce o di tempo non sono riuscita a fotografarlo, ma lo beccherò sicuramente durante il mercato di gennaio, il 21), ma prima di tutto vorrei ringraziare con tutto il cuore i mitici Contadini per passione.
Paolo e Marco (sempre siano lodati) ci devono volere veramente tanto bene, visto che qualche giorno prima del mercato ci hanno donato, inviandole a proprie spese da Ribera, un bancale di arance appena colte, con il quale ho preparato (e sto preparando) le marmellate di cui sopra, sciroppi e molto altro, che abbiamo usato al mercato per raccogliere fondi per il pasto nudo <3
Proprio accanto alla postazione del pasto nudo, per puro caso (se, certo), avevamo il banco di Cacao Crudo, gestito dalla Loretta che ben conoscete, che da un po’ lavora — molto creativamente — per loro. Poverina, tutto il giorno a contatto con effluvi al cacao, spezie biologiche, semi oleosi magnificamente crudi, e frutta secca divinamente ripiena e ricoperta di cose buone.
Al nostro fianco avevamo quindi tavolette di cioccolato crudo in tutti i gusti, barrette crude di semi oleosi e frutta essiccata, ricoperte di cioccolato; datteri ripieni di mandorle, albicocche ripiene di noci e fichi ripieni di noci ricoperti di cioccolato, scatole di praline crude, creme di cioccolato spalmabile, e panetto speziati denominati pancrudi di Natale. Tutto lavorato a freddo, tutto vegano tutto biologico, tutto dolcificato con nettare di fiori di cocco; tutto il cacao utilizzato è Criollo proveniente da coltivazioni biologiche etiche e solidale in Perù. Come molti dei produttori, Loretta aveva portato anche una bevanda (riservata a chi si era portato una tazza da casa): cosa se non una cioccolata calda speziata? Non ho fatto in tempo a dire: “vado a prendere la taz…” che era già finita (sgrunt).
Poco più in là, una nuova conoscenza del pasto nudo, Sara Bruni dei Tesori del Campo; sul loro banco c’erano stimmi di zafferano, semi e polvere di finocchietto selvatico, salvia, rosmarino, pepe rosa, alloro, peperoncino e altre erbe aromatiche, tisane di malva, melissa, fiori di sambuco, calendula, radici di tarassaco, radici di potentilla, radici di bardana, equiseto, e semi di finocchio. Dulcis in fundo, mescita di tisana di melissa.
In diretta da Brescia, un signore che causa distanza purtroppo non potremo avere ad ogni mercato (ma mi ha promesso che si organizzerà per questa primavera): GianBattista Belotti delle Pentole Bionatural, uno dei banchi accanto ai quali devo passare con i paraocchi tipo cavallo, altrimenti compro tutto quello che vedo. Si era portato dietro le casseruole, i tegami, le pirofile e le piastre artigianali fatte di argilla rossa e pietra refrattaria e invetriate senza piombo e cadmio. Banco pericolosissimo! o.O
Girato l’angolo, l’azienda che per me è stata la più grande sorpresa di quest’anno: Tofu Otani. Non ho mai fatto mistero di quanto trovassi insignificante il Tofu, come potete leggere qui. Ebbene, quando ho provato quello di Fabio Marongiu per la prima volta ho capito che il Tofu non è tutto uguale.
Sarà il fatto che il suo Tofu è fresco e fermentato, sarà la millenaria tecnica artigiana giapponese, non so. Nei prossimi mercati forse assaggerò anche il tofu fritto; stavolta mi sono limitata ad assaggiare le polpette di soia, fatte con okara, tofu, erba cipollina, paprika affumicata e shoyu e poi fritte in olio di girasole, e le creme spalmabili, alle olive verdi, ai carciofi, alle melanzane e ai broccoli.
Il banco della Fattoria La Cerchiara è stato uno dei più frequentati a pranzo, visto che preparavano panini di farro con cavolo nero e pecorino primosale piastrato. Un profumo! Oltre a loro a offrire cose mangerecce buonissime c’erano anche Anne Line e Flavio della Fattoria Ma’Falda, la cui foto vedete in apertura: il loro spezzatino di capra ha spopolato tra i terrafondai, e gli facevano ottima compagnia i loro salami di capra, pagnotte e biscotti a valanghe, addobbi natalizi a ispirazione nordica, e i waffel che hanno preparato a colazione, con crema di capra e marmellata :-9
Andrea Purgatori e sua moglie avevano farro perlato, farina integrale, pasta e pane di farro a pasta madre, noci, mandorle, marmellate, cachi, formaggi di pecora a latte crudo, tartufo nero, e degli splendidi cesti artigianali di vimini e olivo, di cui ovviamente ho fatto incetta :-)
Una tantum, giusto per Natale, Terrafondai ha ospitato il banco de Il mondo di Mamushka. Rugiada Migliorini ha portato bambole Waldorf e creazioni in feltro, corone natalizie, gnomi delle pietre e giocattoli in legno; per chi si era portato una tazza da casa c’era anche una tisana bollente di melissa e finocchio.
Non mancavano gli artigiani veterani: la mitica Bottega degli Gnomi (pericolosissima) con i suoi manufatti in legno d’olivo (posate, taglieri, schiaccianoci, mortai, vassoi, mestoli, ciotole, collane, bracciali, scacchiere, carillon), i nastri per la ginnastica artistica, le bambole in lana cardata fatte a mano, e molto altro e Sofia Modena dei Fili di Sofia, che non ho fatto in tempo a fotografare, con le sciarpe di seta bourette, i poncho di lana biologica e alpaca, le stole di cashmere e seta, e poi pochette, borsette, tracolline, astucci in canapa e cotone bio, ortica, seta bourette, cotone bio e soia, e i runner per la tavola!
Stefania Duranti de L’Argilla è stata nuova graditissima entrata: ha esposto ciondoli, collane e orecchini in paperclay (un impasto di argilla e cellulosa leggero e resistente); barattolini in maiolica per conservare le erbe e le spezie, servizi da caffè, campanelle suonanti, portacandele da tavolo, cesti intrecciati in ceramica, vaschette per bruciare gli incensi, lampade per le camerette dei bambini, mattonelle decorative, orologi da parete, decorazioni di ceramica, ciotole e ciotoline per salse e altro, pesci calamitati per frigo e bagno, conchiglie in ceramica raku, tappeti murali e fili da appendere in ceramica incisa e smaltata. Per i tazzisti (quelli che si erano portati la tazza da casa :-D) Stefania aveva preparato un latte d’oro vegan!
E siamo solo a metà del viaggio! Il Giardino dei Cedri gira tutto attorno alla palazzina principale della scuola, e ci sono ancora vari banchi che non vi ho descritto. Ad esempio quello di Beatrice Iannotti e Flavia Morra Poggio della Stella, con le confetture (mele di San Giovanni, castagne e mele cotogne, le marasche che adoro purtroppo erano finite), mostarde al peperoncino piccante, al melone, all’uva e pera), sott’oli (melanzane, zucchine e pomodori secchi), salsa ortolana, vino rosso e bianco, birre artigianali, liquori di maraschino e di alloro, grappe invecchiate, sidro di mele, cesti e confezioni natalizie, e vino rosso e bianco e birra da mescita.
E quello di Giorgio Pace, la Piccola Bottega Merenda di cui spesso vi ho parlato, che ha portato le uova della Fattoria Cupidi, le farine di grani antichi dei Floriddia, e poi clementine bio calabresi, mandaranci da agricoltura sinergica con pacciamatura in paglia, kiwi, mele e pere biodinamici da Bolzano, datteri freschi biodinamici e aglio rosso di Bolsena, da permacultura.
Il banco di Giorgio era proprio accanto a quello di Ulj, della Biscotteria Suljma, che oltre al pan zenzerato che vedete esposto ha portato biscotti, torroni e torroncini, struffoli, pangiallo di Apicio, farine Vanni di Leonessa (di grano Autonomia b), mandorle dell’azienda agricola il mandorleto di Enna, datteri dell’oasi commercio equo e solidale e confezioni regalo. Anche loro sono una presenza sporadica (ma molto gradita!) del mercato :-)
Un’altra postazione “one shot” è stata quella, per me interessantissima, di Rubner Haus. Gianmario Mariniello, che ho conosciuto da poco, ha portato in visione un sacco di materiale dimostrativo, e ho potuto finalmente toccare con mano le sezioni di parete di legno e altri materiali naturali, a grandezza reale. La casa in legno (fatta con tutti i crismi, perché non sono tutte uguali) è il mio sogno proibito. Chissà che un giorno non riesca a trovare un terreno atto all’uopo <3
Che altro. Ho avuto la gioia di rivedere Riccardo Memeo dell’omonima Azienda agricola pugliese, con i cui pazzeschi ceci neri coltivati in aridocoltura ho preparato il brodo bollente che c’era al nostro banco; oltre ai ceci e alla relativa farina, aveva le sue mandorle sgusciate, anch’esse coltivate nel parco dell’alta Murgia, farina e semola di grano duro, e l’olio extravergine d’oliva monocultivar coratina, amaro come piace a me. Anche Riccardo, come GianBattista, forse lo rivedremo in primavera.
Al posto di Massimiliano Pietrantoni stavolta abbiamo avuto l’onore di avere Andrea Zacchetti al banco di Corte del Lupo (vabbeh Massimiliano è molto più simpatico diciamolo 3:-D). Sul loro banco come al solito le barbozze, le pancette, i lonzini e le lonze senza conservanti, e poi conserve di pomodori, salse di carciofi e di olive, confetture di frutta e olio extravergine d’oliva. E non dimentichiamo la possibilità di prenotare la carne fresca (ovviamente tutto pascolo) che i Lupos portano ogni mese a Roma, direttamente a casa.
Passo a due super veterani del mercato, che erano presenti anche quando ancora non era Terrafondai, ma solo un semplice mercato organizzato dai genitori della scuola: il primo è Enrico di Giacomo con il suo Omo Selvatico (di solito c’è anche il fratello Fulvio, che stavolta era impegnato), con le confetture di frutti antichi e la farina di farro, e poi miele, propoli, olio di iperico, mostarde, idromele (prima di assaggiarlo da loro non l’avevo mai provato).
La seconda è la mitica Antonella Finocchi dei Sapori di Ieri; non so come farei senza le sue nocciole (tostate, salate, caramellate, sotto forma di crema, tutto), sono una droga! Oltre a nocciole e derivati aveva salse piccanti alla paprika, cioccolato spalmabile, confetture di frutta, composte per formaggi, erbe, biscotti, un pangiallo strepitoso, e il cazzotto, un particolare cioccobiscotto fondente della Tuscia.
Antonella era accompagnata dal marito e dalla cagnolina più meravigliosa che abbia mai conosciuto: si chiama Mia ed è un concentrato di morbidezza e di dolcezza, Antonella la considera la sua terza figlia <3 Io da questo mercato in poi la annovero tra i produttori (di coccole) :-D
Gli ultimi banchi che sono riuscita a fotografare (poi sono svenuta :-D) sono quello di Mino Mauro e Roberta De Vincenzi di Semia Bio, con ortaggi biodinamici splendidi e vasetti di creme alle puntarelle, piccanti e non (altre appetitose versioni in arrivo).
Mino e Roberta avevano portato anche dei buonissimi saccottini ripieni di verdure; loro sono anche i nostri fornitori ufficiali di prodotti della terra, sia per la qualità (ne ho parlato qui, ricordate?) sia per il fatto che sono veramente a chilometro zero, a due passi da casa nostra, in pieno parco di Veio.
Ultimissimo il banco di Valerio Tarantini, Aristoapi, che vedrete in tutti i mercati Terrafondai da questo in poi, fino a esaurimento del miele (probabilmente in avanzata primavera); di lui e della sua azienda vi parlerò presto in un post dedicato, ho già fatto foto e tutto, devo solo riordinare… i neuroni.
E non ci crederete, ma quelli che ho elencato non sono tutti i banchi di Terrafondai di Natale: faccio pubblica ammenda con Santo di Leo e le sue magnifiche arance di Ribera dell’azienda agricola Chetta, Sofia Modena di cui vi ho detto sopra, Giampiero Filippi di Bioagricoltura Filippi, Monica Gnazi e Matteo De Falchi del Laborante e Milvia Vincenzini di Conserve di Milvia, che questa volta sono sfuggiti alla mia macchina fotografica. Prometto che recupererò la prossima volta :-)
Che dire; foto e sorrisi parlano da soli! Prima di rimandarvi al prossimo Terrafondai, il 21 gennaio stessa ora stesso posto, volevo solo dirvi che ho creato su Facebook una galleria fotografica di tutti i produttori che hanno partecipato o parteciperanno, che amplierò man mano che avrò nuovo materiale fotografico. Mettete il like alla pagina e cliccate su “parteciperò” all’evento, se volete seguire le fantasmagoriche evoluzioni. Noi già ci stiamo applicando sulle novità :-D
Brava brava brava e Brava, un bellissimo reportage di terrafondai e la foto di Mia è super bella!!!! Grazie per il tuo appassionato lavoro! A presto e BUON ANNOOOOOOO!!!!