Non sono matto a proporvi questo titolo (anzi sì lo sono ma spero quanto basti), né sono un provocatore, anzi sì sono anche questo, ma sono soprattutto indignato per la campagna di criminalizzazione scatenata contro il latte.
Un tempo il latte era un nobile e fondamentale alimento. Nella mitologia greca latte e miele erano cibo divino, ce lo ricorda Ovidio in un passo delle Metamorfosi che adoro per la mia ancestrale natura di magno-greco: (I campi inesausti biondeggiavano di spighe mature; e fiumi di latte, fiumi di nettare scorrevano, mentre dai lecci verdi stillava il miele dorato).
I vecchi, prima dell’avvento del consumismo, erano soliti cenare con la zuppa di latte, che li nutriva e li faceva anche dormire beatamente (per le esorfine, come dire tranquillanti naturali, che si liberano dalla digestione della caseina). Oggi il latte è accusato ingiustamente delle peggiori nefandezze salutistiche.
Va sì criminalizzato il latte industriale per la caterva di pesticidi, antibiotici, e frammenti di materiale transgenico (provenienti da soia e mais GM) che contengono, ma non quello che è prodotto negli allevamenti in cui gli animali sono alimentati come si deve e soddisfatti nelle loro esigenze. Non vado oltre altrimenti rischio di annoiarvi, ma se volete sapere come la penso a riguardo, potete andare a leggere il mio articolo “Latte sì, latte no” apparso su Valore alimentare n.34 di quest’anno.
Per tagliar corto, vi dico che sono una persona latte e mozzarella dipendente, beninteso di altissima qualità; per il latte quello lì über alles a km 1000 di cui vi ho parlato più volte, e per la mozzarella quella della bottega di Liberati che mi arriva fino a casa e, quando posso, quella biologica di Vannulo, che è irreperibile a Roma e la si deve andare a comprare ad Eboli alla casa madre (solo la regina di Inghilterra e forse qualche altro personaggio altolocato hanno il sommo privilegio di riceverla a domicilio). Per questo motivo sarei l’uomo più infelice di questo mondo se fossi intollerante al lattosio e dovessi seguire le spartane indicazioni dietetiche che i medici danno in questo frangente (assolutamente niente latte e derivati!).
Questa è la ragione per cui ho un enorme trasporto empatico verso tutti coloro che soffrono di intolleranza al lattosio. Ma, poiché l’empatia non basta a ricompensare costoro delle privazioni alimentari cui sono condannati, mi sono messo da anni, che dico, da decenni, di buzzo buono ad approfondire la questione, con l’intento primario di chiarire se davvero l’intolleranza al lattosio comporti la proscrizione del candido alimento e dei suoi derivati.
A quali conclusioni sono arrivato?
Che molti di coloro che sono intolleranti al lattosio si stanno sacrificando inutilmente (e potrebbero anche rischiare qualche carenza nutrizionale) privandosi di tutti gli alimenti a base di latte o contenenti lattosio. Proprio così, perché è ormai accertato “scientificamente” che la stragrande maggioranza delle persone di razza bianca che diventano intolleranti al lattosio non lo diventano quasi mai in maniera totale e quindi tollerano il lattosio se lo consumano con moderazione (per i neri dell’Africa e gli orientali le cose stanno diversamente, loro il lattosio non lo tollerano nemmeno se lo assaggiano). Ma pensiamo ai casi nostri.
L’intolleranza al lattosio in sintesi
Se una persona, ogni volta che beve latte o consuma latticini, avverte gonfiori di pancia, coliche e ha impellente bisogno di andare al bagno per un attacco di diarrea, deve sospettare di essere intollerante al lattosio. Per la conferma non c’è altro modo che sottoporsi al test del respiro (breath test) che si esegue nei centri ospedalieri specializzati (di norma sono i reparti di gastroenterologia).
La positività al test è la prova che si soffre di intolleranza al lattosio.
Vi segnalo però che in alcuni casi il test è positivo ma l’intolleranza al lattosio non c’è, mentre circa il 20% degli intolleranti al lattosio risulta negativo al test. Comunque questa è una questione che non riguarda voi ma il medico che esegue e interpreta il test.
Dal punto di vista della frequenza i bianchi dell’Europa del Nord sono i più fortunati perché soltanto il 10-20% di loro soffre di una modesta intolleranza al lattosio. In Italia la percentuale è molto più alta, e arriva fino al 50% in alcune regioni come la Sicilia.
A differenza dei neri dell’Africa e di alcuni popoli orientali che diventano completamente intolleranti al lattosio subito dopo l’allattamento materno, i bianchi di solito diventano intolleranti al lattosio lentamente nel corso della vita e, non essendo l’intolleranza quasi mai totale, possono sopportare moderate quantità di lattosio. Ovviamente la quantità tollerata dipende dai livelli di lattasi che l’intestino ancora possiede; più ne possiede maggiore è la tolleranza.
Essere intollerante al lattosio significa non avere nell’intestino tenue abbastanza lattasi, che è l’enzima che digerisce il lattosio scindendolo in glucosio e galattosio. Se non è digerito, il lattosio passa nel colon e lì manda in solluchero certi microrganismi della flora intestinale perché se ne cibano fermentandolo.
Purtroppo la fermentazione microbica del lattosio non è scevra di inconvenienti per il povero intollerante, perché tra i prodotti della digestione ci sono gas, alcuni anche maleodoranti, che gli gonfiano la pancia come un pallone. Il resto lo fa il lattosio stesso prima di essere divorato dai microbi perché, richiamando acqua dall’interno dell’organismo, causa la diarrea.
Va anche detto che si può soffrire di un’intolleranza *temporanea* al lattosio in caso di gastroenteriti, come quelle causate da batteri, virus e protozoi (nella mia pratica professionale ho visto molte persone che, andando ai tropici, si sono beccate una gastroenterite da giardia e così sono diventate intolleranti al lattosio). Di norma in questi casi l’intolleranza scompare dopo la guarigione della gastroenterite, ma molto lentamente, perché l’intestino ci mette mesi, a volte anni, a riportare la lattasi a regime.
Ed ecco la notizia-bomba che farà la gioia dell’estesa schiera degli intolleranti che sognano la notte di bere fiumi di latte: in base a ricerche sulla popolazione fatte recentemente risulta che la stragrande maggioranza degli intolleranti al lattosio di pelle bianca tollera fino a 12 grammi di lattosio a pasto, e 24 grammi al giorno se divisi tra i pasti. Che non è poco se si pensa che 12 grammi è la quantità presente in un bicchiere e mezzo di latte, in più di 2 confezioni di yogurt, in una mozzarella intera di bufala campana DOP o in 1 chilo di burro. Incredibile!
Il test di autodiagnosi per stabilire il grado di intolleranza al lattosio
Il test del respiro è utile per fare la diagnosi di intolleranza al lattosio (seppure con i limiti sopra esposti). Ma, in relazione alla notizia appena data, sarebbe importante conoscere anche il grado di intolleranza perché da esso dipende la quantità di lattosio che si può consumare quotidianamente senza rischi di incorrere in disturbi intestinali. Questo è il test di autodiagnosi casalingo che vi propongo. Va fatto tassativamente con latte scremato fresco (quello UHT a lunga conservazione non va bene); si usa il latte scremato per evitare la comparsa di sintomi dovuti *non all’intolleranza al lattosio* ma alla difficoltà di digerire i grassi del latte.
Primo giorno:
Al mattino a digiuno si beve una tazza di acqua (200 grammi) con l’aggiunta di latte (50 grammi). La quantità di lattosio presente nella tazza è circa 2,4 grammi. Non si consuma altro nelle quattro ore successive, durante le quali si osserva se compaiono i classici sintomi dell’intolleranza al lattosio (gonfiori e crampi addominali, diarrea, nausea, flatulenza). Se i sintomi compaiono, la prova è già terminata e ha dato il responso che si soffre di un’elevata intolleranza al lattosio. Se invece non compaiono sintomi, si prosegue il test il giorno successivo.
Secondo giorno:
Si ripete la prova al mattino bevendo una tazza di acqua (150 grammi) con l’aggiunta di latte (100 grammi). La quantità di lattosio presente nella tazza è di circa 4,8 grammi. Se compaiono i sintomi, la prova è terminata e ha dato il responso che si soffre di un’intolleranza più lieve rispetto alla precedente (definiamola arbitrariamente medio-alta). Se invece non compaiono i sintomi, si prosegue il test.
Terzo giorno:
Si ripete la prova al mattino bevendo una tazza di acqua (100 grammi) con l’aggiunta di latte (150 grammi). La quantità di lattosio presente nella tazza è poco più di 7 grammi. Se compaiono i sintomi, si è intolleranti al lattosio ad un grado inferiore al precedente (definiamola intolleranza media).
Se anche questa volta non compaiono sintomi, si continuano le prove nei giorni seguenti aumentando la quantità di latte (quarto giorno: 200 grammi di latte e 50 grammi di acqua; contenuto di lattosio 9,6 grammi), infine al quinto giorno 250 grammi di solo latte (contenuto di lattosio 12 grammi).
Tenete anche presente che le prove non devono necessariamente essere fatte un giorno dopo l’altro, ma possono anche essere intervallate di alcuni giorni (al limite anche una volta alla settimana, o quando avete modo di rimanere in casa per eventuali… inconvenienti!).
Ecco riassunti i risultati del test
1. Positività alla prova del primo giorno.
La quantità di lattosio tollerata per pasto è inferiore a 2,4 grammi.
Intolleranza elevata.
2. Positività alla prova del secondo giorno.
La quantità di lattosio tollerata per pasto è di almeno 2,4 grammi ma inferiore a 4,8 grammi.
Intolleranza medio-alta.
3. Positività alla prova del terzo giorno.
La quantità di lattosio tollerata per pasto è di almeno 4,6 grammi ma inferiore a 7 grammi.
Intolleranza media.
4. Positività alla prova del quarto giorno.
La quantità di lattosio tollerata per pasto è di almeno 7 grammi ma inferiore a 9,6 grammi.
Intolleranza medio-bassa.
5. Positività alla prova del quinto giorno.
La quantità di lattosio tollerata per pasto è di almeno 9,6 grammi ma inferiore ai 12 grammi.
Intolleranza lieve.
6. Negatività alla prova del quinto giorno.
Non esiste intolleranza oppure l’intolleranza è molto lieve e la quantità di lattosio tollerata per pasto è di almeno 12 grammi.
Post scriptum
Se la positività si registra al primo giorno, non si può escludere che il test sia falsato dall’emotività della persona.
In tal caso, sarebbe opportuno fare un test cosiddetto in cieco singolo, in cui la persona non sa quello che ingerisce, o meglio ancora quello in doppio cieco in cui nemmeno il medico sa quello che somministra alla persona. Questi test però si possono eseguire soltanto in un centro medico specializzato.
Tra qualche giorno vi darò le diete per i diversi gradi di intolleranza al lattosio, compresi gli alimenti a base di latte permessi. Non disperino coloro che hanno un’intolleranza di grado elevato. Anche loro possono consumare alcuni prodotti a base di latte. Vi prego di pazientare, nel frattempo fatevi il test di autodiagnosi se lo ritenete necessario.
Lo spot l’ho divorato in un baleno come facevo con la mozzarella di bufala DOP prima che il medico me la proibisse. Ora corro a fare il test ed aspetto di sapere se posso abbandonarmi di nuovo nelle braccia della mia adorata, candida, morbida e seducente mozzarella. Grazie.
Ho letto con interesse tutto ciò che scrivete (ogni volta che ho tempo) e soprattutto questo post avendo una figlia (quasi 8 anni) intollerante al lattosio.
Onestamente non le ho fatto strani test, lei ha sempre mal sopportato il latte, sin da neonata e circa un anno e mezzo fa mi accorsi che la notte “espelleva” un po’ troppi gas intestinali. Ci feci maggiormente caso e, a prescindere dall’alimentazione quotidiana, i gas erano sempre troppi. Mi accorsi che si lamentava spesso di mal di pancia e di non sopportare i jeans abbottonati perchà le faceva male alla pancia. Ebbi un’illuminazione: il latte. Le tolsi il latte della colazione per una settimana e si sgonfiò, riducendo in modo impressionante i suoi casi di flatulenza. Così, semplicemente, le ho sostituito il latte con lo yogurt (anche veloce per fare colazione), il sabato e la domenica latte ad alta digeribilità. I latticini ed i formaggi seguita a mangiarli empre con la stessa frequenza di prima. Sta una bomba, forse la sua è solo un’intolleranza leggera, comunque abbiamo eliminato i sintomi e “limitato” la sofferenza di una dieta troppo rigida (anche perchè non ama granchè i latticini mentre stravede per i pecorini semi stagionati ;o)).
Questo articolo cade proprio “a fagiolo”! Sopratutto la prima parte…
In questi ultimi giorni sto affrontando una vera e propria “battaglia” con alcune persone di un gruppo vegano/vegetariano che accusano latte e latticini (oltre ad un paniere di altre meravigliosi alimenti!) di essere alla stregua del veleno!!!!
Mi spiego meglio, quando ho esortato ad elencarmi i motivi per cui vogliono eliminare il latte e tutti i suoi derivati dalla dieta di adulti e bambini mi sono state presentate, principalmente, due motivazioni:
-il latte contiene molti “fattori di crescita” che favoriscono il cancro.
-il latte (e tutte le proteine animali) provoca una nefasta e terribile “acidificazione organica”.
Io continuo a ribadire il concetto che, il segreto, per una sana alimentazione anche con proteine animali, sta nella QUANTITA’ di assunzione di un dato alimento e non nella sua eliminazione preventiva!
Cerco lumi e informazioni circa la veridicità di tali tesi, a mio parere, alquanto terroristiche!
Grazie!
@Eli: i vegani/vegetariani sostengono che l’uomo non è onnivoro, quindi non è che ci si possa ragionare tanto. Ho provato a far notare a dei conoscenti vegani che noi non possiamo essere vegetariani come conigli o cavalli in quanto non possediamo intestino cieco, ma non so dirti cosa ne pensano perché hanno cambiato totalmente argomento nel giro di trenta secondi, quindi mi scusino i vegani/vegetariani ma non ho molta stima delle loro teorie.
Ho i miei dubbi che il latte favorisca il cancro: che sappia il cancro viene per tutt’altri fattori, altrimenti i vecchi contadini dei tempi che furono, che mangiavano a colazione e cena latte e polenta sarebbero tutti morti di cancro (cosa di cui dubito fortemente). Neanche la carne lo favorisce, certo che se uno mangia solo carne e latte poi più che di cancro muore di infarto dovuto al colesterolo fuori controllo!
Poi, sempre parlando di questo genere di persone che ci chiama carnivori… sembra siano sbarcati freschi freschi da Marte pensando che il genere umano si cibi solo di carne mattina mezzogiorno e sera. Io personalmente da carnivora mangio carne circa una volta la settimana: due, se ci mettiamo il pesce. Tre se aggiungiamo una scatoletta di tonno sulla pasta, ma non tutte le settimane, dipende. Il resto è pasta, verdure, uova (poche). Se questo davvero porta alla morte, gli ospedali dovrebbero scoppiare.
In compenso, so di gente che a vivere di sole verdure senza controllo medico è finita all’ospedale con sintomi sospettosamente simili a quelli dell’anoressia, ma naturalmente saranno casi. Anche di bambini tirati su con solo latte di soia e di riso ho sentito, e quelli sono finiti prima all’ospedale e poi in casa famiglia. Ma sono sempre casi, non fanno testo.
Io sono per la moderazione in tutto. E sottolineo tutto. Gli estremismi mi hanno sempre fatto impressione, e certa gente vive il vegetarianesimo con lo stesso sentimento passionale di un adepto di Al Qaeda, per cui fate voi…
Mi scusi professore se appofitto, ma ho una cara amica che oltre al lattosio sembra stia diventando intollerante ad un sacco di alimenti, in pratica si sta chiudendo in casa per paura delle coliche,con i rimedi omeopatici è riuscita solo a ridurre gli spasmi,ma non il problema,non le chiedo chiaramente una diagnosi,ma solo se è veramente possibile arrivare a tutto ciò, le volgio bene e sono seriamente preoccupata per lei,La ringrazio.
@monica: Il suo buon senso di mamma le ha fatto fare la scelta migliore. Mi chiedo però perchè il latte ad alta digeribilità nei weekend e non continuare con lo yoghurt (spero quello naturale intero di cui abbiamo già parlato).
I latti ad alta digeribilità sono, a mia conoscenza, tutti scremati o parzialmente scremati, e la maggior parte sono sterilizzati ad alta temperatura (latti UHT) anche se poi nei supermercati li si trova nel reparto refrigerato del fresco (subdolo tentativo di far credere che si tratta di latte fresco?). Esistono comunque latti ad alta digeribilità freschi o pastorizzati ad alta temperatura che però sono anch’essi scremati o parzialmente scremati.
@eli: aggiungerei alle sue argomentazioni anche la qualità. Oggi il latte è uno degli alimenti maggiormente scaduto in qualità per la cattiva alimentazione e per la sofferenza degli animali negli allevamenti industriali.
Nel latte industriale si ritrovano residui di antibiotici, di pesticidi, materiale genetico derivante dalla soia e dal mais. Ricerche hanno dimostrato che questi benedetti fattori di crescita (fattori simili all’insulina) aumentano nel latte perchè ricevono un ormone della crescita ottenuto da organismi geneticamente modificati che si usa per aumentare la produzione del latte (è legale negli Stati Uniti, vietato da noi).
Esistono però in commercio latti di altissima qualità di cui vi ho già parlato, per i quali incominciano a venir fuori prove che non solo sono saporiti e nutrienti ma possono anche essere fattori di prevenzione di certe malattie come le allergie.
Qualità dunque, non mi stancherò mai di dirlo.
Il latte è l’alimento animale meno acidificante, mentre i formaggi stagionati sono molto acidificanti, quindi non bisogna fare, come si suol dire e si è soliti fare, di ogni erba un fascio. Ma anche per i formaggi stagionati, la raccomandazione è poco ma buono.
@fiona: tutta la mia comprensione, è dura con certi vegani, ma fortunatamente ci sono anche vegani con cui ci si può confrontare e discutere. Si può vivere senza carne, ma se la si mangia deve essere poca (qualche volta alla settimana e in piccole porzione (e di qualità).
Oggi puirtroppo si arriva a mangiare carne di maiale e insaccati tutti i giorni anche il mese di agosto, le porchette e i wurstel sono onnipresenti alle fiere e alle sagre estive e la brace a base di salsiccie di maiale è un’abitudine vacanziera. Che sofferenza per l’organismo che invece di questi alimenti così calorici e tossinici vorrebbe tanta frutta, tanta verdure e un po’ di pesce fresco! Se però si segue una dieta troppo rigorosa e inderogabile, si rischia di diventare rigidi e intolleranti. Sono comunque dell’avviso che una dieta senza carne o anche vegana sia necessaria quando c’è una malattia in atto.
@rosanna: una volta si era intolleranti solo al capoufficio o alla suocera, oggi anche all’acqua che respiriamo.
Penso che l’allergia al capufficio, soprattutto se costui si ispirava alle moderne teorie di Brunetta, esistesse veramente; l’alta frequenza di oggi va valutata attentamente perchè si trasferiscono sul cibo ansie e paure che affliggono molte persone per svariati motivi.
Io penso che se la sua amica dovesse soffrire davvero di molte intolleranze, le intolleranze non sono la causa ma la conseguenza di un disturbo (a carico dell’intestino?, soltanto di natura emozionale o entrambi?) che va individuato per curarlo. Curato il disturbo, scompaiono le intolleranze.
Approfitto per dirvi che se si incomincia ad entrare nella logica di essere intollerante a qualche cibo e si comincia a fare i pellegrinaggi negli studi medici, si intraprende una strada che spesso è senza uscita.
Meglio allora spendere i soldi per andare a fare il meraviglio cammino di Santiago che rinforza il corpo e l’anima.
@tutti i pastonudisti: Stando al numero degli interventi questo post ha destato poco interesse. Ne deduco che i pastonudisti mangiano così bene seguendo i consigli preziosi di izn che il problema delle intolleranze è lontanissimo dalle loro preoccupazioni.
Se è così sono contento, perchè nel prossimo post, invece di parlarvi delle diete per gli intolleranti al lattosio, tratterò di salmone affumicato e caviale. D’accordo?
@matteo giannattasio: mia figlia ama gli yogurt (interi, con frutta, con cereali…) ma li prende ormai da diversi anni. Ho visto che però che se li mangia sempre, 7 giorni su 7 si stanca e alla lunga non li vuole più, allora il fine settimana, che abbiamo più tempo, fa colazione con il latte (ed i corn flakes…).
Scusatemi, c’è stato un’errore e il commento del professor Giannattasio compariva con il nome “francesco” adesso ho corretto tutto, spero, se vedete ancora qualche incongruenza fatemi sapere.
Vorrei aggiungere due considerazioni a questo post meraviglioso: prima cosa, la mia mamma mi ha abituato fin da piccola alla zuppa di latte di cui il professore parla all’inizio dell’articolo, e anche adesso spesso la mangio al posto della cena (e anche la pulcina gradisce molto). Questo tra l’altro conferma l’evidenza della mia età mentale di 83-84 anni, eh eh. Lo dicevo io.
Seconda cosa, volevo anche farvi presente che questo post è stato stralciato dal libro del professor Giannattasio che uscirà a Natale e che parla proprio delle diete per gli allergici e gli intolleranti agli alimenti. Ma del libro poi ovviamente ve ne parlerò bene nella recensione che ne farò appena l’avrò tra le mie grinfie :-)
Professore La prego continui con il Suo programma, grazie per la Sua risposta ho chiesto alla mia amica, Rosaria, di leggerla magari sarà bene che Le chieda lei direttamente dei chiarimenti, aspetto con ansia il Suo libro anche per togliermi molti dubbi, uno di questi riguarda la mia allergia all’assenzio selvatico che pare interagisca con alimenti, quali non lo so, i medici di un noto ospedale che mi hanno diagnosticato questa allergia alla mia domanda mi hanno risposto che quando nel masticare un alimento avrei sentito un fastidio alla lingua e al palato era meglio eliminarlo.
Per il latte devo dire che purtroppo in casa abbiamo un lieve disturbo dopo l’assunzione, ma a dire il vero accettabilissimo e non ho voluto eliminarlo dalla dieta dei miei figli, solo magari quando vanno a scuola do loro lo yogurt, ma al latte non rinunciamo.
La ringrazio ancora.
Ho letto proprio ora questo articolo, ma come è possibile?
Adesso che ci penso anch’io avrei una domanda da farle. La mia pulcina, che ha quasi quattro anni, non reagisce al latte con la diarrea ma immediatamente dopo averlo bevuto le appaiono quattro o cinque macchie rosse attorno alla bocca, lievemente pruriginose, che spariscono dopo una decina di minuti.
Questo fenomeno è molto meno evidente se il latte è leggermente scremato o se lo porto a ebollizione.
È allergia anche questa? Crede che anche nel suo caso potrei provare con il test che ci ha indicato?
Ho già letto il libro ‘recuperare la tolleranza alimentare’ (Tecniche Nuove) e gli articoli apparsi su Valore Alimentare che mi hanno chiarito l’argomento. Tutti questi interventi, caro professore, sono una meraviglia!! proverò senz’altro il test di autodiagnosi sperando di riuscirne prima o poi di venirne fuori… Però del salmone affumicato non ne vorrei sentire parlare, vero?! :)
Grazie della generosità che sta usando per fornisci questa informazioni.
Buona notte,
Sissa
@Prof. Giannattasio: grazie per l’articolo. Io sarei favorevole a passare direttamente al post sul salmone e derivati. Buon lavoro!
@Rosanna: mi dispiace molto per la tua amica. Trovo assolutamente motivata la tua preoccupazione: la cosa che – dal punto di vista della salute della tua amica – mi ha fatto fare un salto sulla sedia è che si sta chiudendo in casa. Spesso il comportamento rispetto al cibo rispecchia il nostro stato di agio/disagio nei confronti del mondo che ci circonda: trovo corretto approfondire l’aspetto clinico/medico – per escludere eventuali patologie. Personalmente, le suggerirei di affrontare il disagio anche dal punto di visto psicologico, perchè forse sta accusando difficoltà anche di altra natura. Se mi posso permettere, non archiviare l’argomento con “Uff, come la fa lunga, deve ricominciare a mangiare tutto e basta” perchè – ripeto – sotto potrebbe nascondersi un disagio psicologico da non sottovalutare.
Scusate la lunghezza, ma mi sembra che ciò meritasse il suo spazio.
Buona giornata a tutti,
Sara.
Io non ho commentato semplicemente perché devo “digerire” ancora tutto quello che c´é in questo articolo. E sono sempre piú convinta che la quantitá assurda di intolleranze alimentari nel nostro paese sia strettamente legata ad una situazione di disagio di massa. L´intolleranza é un problema di digestione e di assimilazione? Se non riesco a digerire metaforicamente la quantitá assurda di informazioni e di ansie che mi bombarda ogni giorno, questo influirá anche sulla digestione vera e propria, quella fisica?
Professore, scusi la provocazione, ma il mio percorso personale mi ha portato a pensíeri azzardati ;-)
Per il discorso latte e latticini, ci penso ancora qualche giorno ;-))
@Sara (I° lab) Ti ringrazio per la tua premura,trovo interessanti i tuoi consigli, se mi sono permessa di scrivere della mia amica è perchè le sono veramente affezionata, è una donna forte sia fisicamente che intellettivamente e mi dispiace vederla preoccupata, credo anch’io che ciò che la nostra testa non accetta o non capisce lo assorba il nostro intestino, lo elabora il nostro stomaco, ma credo anche, come si scrive giustamente in questo blog, che molto dipenda da quante schifezze ci hanno fatto mangiare e quante ancora ne mangiamo,per questo ringrazio sia izn che quanti scrivono su queste pagine, anche per questo più su ho voluto segnalare quell’articolo sullo yogurt,molti hanno detto di usarlo come sostitutivo del latte e figurati si rischia di andare peggio e ti assicuro che leggere l’etichetta è si importante, ma a volte come si dice fatta la legge trovato l’inganno e….
Se i pastonudisti stanno bene è grazie a chi svela il segreto dell’alimentazione consapevole!
Purtroppo mi rendo conto che non è facile passar parola, mangiar bene costa troppa fatica. Meglio comprare il latte al discount e risparmiare per comprare l’Iphone…
@rosanna: il tentativo di utilizzare il latte in polvere per la produzione di yogurt è fallito (per ora)
@izn: se la pelle della bambina è secca intorno alla bocca, come succede per i bambini con dermatite atopica, è una banale irritazione e dovrebbe comparire anche con pomodoro, kiwi e altri alimenti irritanti. Niente test, per favore.
@sara: saggi consigli, parlarne con un medico scrupoloso e disposto ad ascoltare, ma guai ad entrare nella spirale dei test per le allergie e le intolleranze, delle diete fai da te e della processione negli studi medici che propongono diagnosi e cure delle intolleranze miracolose o ancora stare nottate davanti al computer e prendere per oro colato tutto quanto, che è tanto, è scritto in rete.
@claudia: no, i suoi non sono pensieri azzardati, anzi sono dettati dalla conoscenza e dal buon senso (virtù quest’ultima che purtroppo sta diventando rara anche perchè alle persone, come lei mette in evidenza, non viene più dato il tempo di pensare perchè assalite in continuazione con miriadi di notizie vere e false).
In questo senso, internet, che potrebbe essere un ottimo strumento di informazione, sta diventando una droga per addormentare le persone con valanghe di notizie non sempre corrette e non sempre disinteressate.
Che il nostro stato d’animo c’entri anche con le intolleranze, è suggerito dal fatto che l’intestino ha un suo proprio piccolo cervello che poi condiziona anche l’altro. Qualunque situazione di stress si ripercuote immediatamente sull’intestino (chi non ha fatto l’esperienza che mangiando con la tensione in corpo poi si accorge che digerisce male ed ora c’è la folle abitudine di mangiare guardando la televisione che proietta immagini di guerra o di violenze!).
Comunque, l’intolleranza al lattosio è un disturbo che si instaura lentamente perchè la lattasi tende naturalmente a diminuire nel corso della vita, poi ci mettiamo del nostro (farmaci, tensioni, gastroenteriti) per martorizzare l’intestino e renderlo incapace di digerire il lattosio e tant’altro ancora.
@tutti i pastonudisti: I vostri commenti sono tutti di grande interesse.
In effetti, scrivendo questo post, ho cercato da una parte di portare a coscienza che essere intolleranti al lattosio non vuol dire essere costretti a sacrifici dietetici estremi e a bere latte zymil (!) per tutta la vita, dall’altra di stimolare la discussione su un aspetto generale, quello delle intolleranze alimentari, che, se è fronteggiato con lucidità e consapevolezza, non crea grossi problemi, altrimenti ci può spingere ad un percorso, restrizioni dietetiche assurde, pellegrinaggio negli studi medici, isolamento sociale, che rende la vita penosa.
Il rischio permanente di oggi è che se si avverte un bisogno, reale o anche fittizio, non si cerca la soluzione più semplice e meno costosa in termini econonomici e di comportamento, ma ci si lascia abbindolare dal mercato che tenta di sfruttare i nostri bisogni per fini commerciali.
Buon giorno Prof, grazie veramente per questo bel post. Prescriverò la sua lettura d’ora in poi a tutti “intolleranti”. Ho sempre visto i test di intolleranza con molto sospetto. Ci sono persone che ne fanno 3-4 all’anno e nel momento che si mettono a tavola fanno la rassegna mentale quanto sono “costretti” a mangiare poche cose…poi appena mangiano il “cibo proibito” hanno i sensi di colpa … e inizia un circolo che si autoalimenta…infine la vita viene percepita come in una morsa su tutti piani. Il miglior sistema per rovinarsi il quotidiano.
Sono pienamente d’accordo con la visione di @claudia(:-))… A chi si ritiene intollerante faccio usare di più il naso (annusare intensamente ad occhi chiusi e ascoltare le emozioni)…ovvero se hanno la sensazione che un cibo “non quadra” di osservare un periodo di esclusione per poi fare una bella mangiata e attendere eventuali disagi.
Il vero guaio è che la colpa e la soluzione la si cerca sempre “fuori”.
PS: quando ancora vivevo in Germania chiesi ad un medico-ricercatore perché lo Stato, attraverso scuole e televisioni, non divulgasse delle buone prassi per prevenire l´enorme consumo di zucchero ed il modo assurdo di alimentarsi fin dall´infanzia (con un aumento enorme del diabete in etá scolare, e stendo un velo pietoso sulle mense scolastiche tedesche…). Mi rispose: “Beh, sai che businnes: guarda nei negozi biologici quanti alimenti per intolleranti ai latticini sono spuntati, cosí, all´improvviso. Poi pensa a quanti senza glutine. E adesso pure per i diabetici. Costano tutti il doppio dei cibi normali. Claudia, sveglia, sono svalangate di euro! Se un medico ti dice che il latte ti fa male, inizi con quello di soia, o di riso, o di mandorle, e tutti con un marchio bene in vista: “per intolleranti al lattosio”. Poi la pasta di riso, con scritto grande: “senza glutine”. Poi le bibite gassate “senza zucchero aggiunto”. Meglio dire di bere acqua e far vivere meglio il cittadino medio (e con piú soldi) o dire di bere la bibita senza zucchero e far arricchire le industrie alimentari?”. Ecco, non ho chiesto piú altro. ;-)
Avrei un paio di domande da porre, visto che l’argomento è ancora in piedi…
L’intolleranza al latte di mucca abbraccia anche a quella al latte di pecora e capra??
Chiedo questo perché quando ho fatto il test, essendo specificata l’intolleranza al latte di mucca e non l’altra, ho introdotto saltuarialmente qualche formaggio di pecora/capra credendo che contenesse enzimi diversi rispetto a quello di mucca. Non ho avuto grossi problemi a livello intestinale ma non ho capito se questo dipendesse dal mio grado di tolleranza verso il lattosio o dal tipo di alimento (“non di mucca”).
Ed ancora: il formaggio stagionato da gli stessi problemi di un formaggio fresco?
Grazie e buona giornata,
Sissa
Salve, mia figlia oggi 14enne, è stata considerata intollerante alle PROTEINE del latte per gravi sintomi intestinali, quali vomito e diarrea cronica, e tenuta a dieta da 1 a 3 anni di età (esami del sangue al reparto diabetologia del Bambin Gesù di Roma).
Abbiamo introdotto poi tutto di nuovo (anche uova e pesce, anche loro incriminati) gradualmente ed ora la ragazza mangia tutto. Le è rimasta comunque una non simpatia per i latticini che evita (le danno ancora gonfiori alla pancia), ma un amore viscerale per i formaggi stagionati e tollera lo yogurt …
Ora, mi chiedo, c’è differenza tra le due intolleranze? il lattosio se non erro è uno zucchero… ed è vero che si potrebbe rimanere con un intestino sensibile a vita? Lei è cresciuta bene senza latte, però per me è stata dura!!
Ricordo in ogni caso che anche io non potevo mangiare la mattina il latte prima di andare a scuola per il mal di pancia… si tratta di ereditarietà? Grazie!
quindi se ogni tanto la sera è troppo tardi per cucinare e ci concediamo una bella cena/colazione, come ormai l’abbiamo battezzata, non devo sentirmi in colpa…
Le valigie sono pronte, vado a Fano per parlare di “qualità del cibo, qualità della vita” e poi presentare il libro sugli additivi. Ma il dibattito sul blog della gagliarda izn sta andando nella direzione che sia io che lei auspicavamo. Quindi prima della partenza commento gli ultimi interventi.
@sabine eck: penso sia ottimo il suggerimento che dà. Io cerco anche di convincere le persone ad una preghiera o una semplice riflessione sul cibo prima di incominciare a mangiare. A volte aiuta a stabilire un migliore rapporto con il cibo (e fa anche digerire meglio) che comunque, anche se fosse di scadente qualità, è un dono della terra.
Ne “Il profeta di Gilbran c’è una bellissima riflessione sul “Mangiare e il Bere” che vale quanto un padrenostro.
@claudia: aggiungo a quanto Lei dice qualcosa che sa di provocazione e che discuto a fondo nel mio prossimo libro (scusatemi la pubblicità involontaria!). il contributo che lo stato dà ai celiaci per l’acquisto (di norma in farmacia) dei prodotti che sono catalogati “per celiaci” e che costano carissimo è dato per favorire i pazienti o l’industria che li produce? Io sto per la seconda ipotesi perchè i celiaci possono mangiare saporitissimo e in maniera equilibrata con prodotti di uso comune (e senza sentirisi dei diversi che hanno bisogno di andare a comprare i prodotti in farmacia o in negozi etichettati “per celiaci”), l’importante è che sia garantita l’assenza di glutine. Io combatto anche su questo blog i prodotti salutistici, Danacol, Activia, ecc. ecc.
@sissa: l’argomento è ancora in piedi e lo sarà finchè c’è il vostro interesse.
Se Lei si riferisce all’intolleranza al lattosio, tale intolleranza vale sia per il latte di mucca che di capra/pecora. Se invece per intolleranza si intende l’incapacià di digerire il latte per il suo contenuto in grassi o altri componenti (escluso il lattosio), il latte di capra/pecora è più digeribile del latte di mucca.
I formaggi stagionati, sia di mucca che di capra, sono in genere più tollerati sia dagli allergici al latte che dagli intolleranti al lattosio perchè le proteine allergizzanti e il lattosio sono degradati durante la maturazione dei formaggi. Mi rendo conto che la situazione è piuttosto complicata e difficile da esporre in poche battute.
@aggy: Nei primi anni si possono sviluppare allergie al latte, alle uova e al pesce, che poi scompaiono con la crescita. E’ normale. Per i formaggi stagionati vale quanto detto prima. Comunque non penso che la figliola sia ora intollerante al lattosio. Il mal di pancia che viene al mattino nei bambini che devono andare a scuola, spesso non è sintomo di intolleranza al latte/lattosio, ma di intolleranza alla scuola o a qualche singolo maestro.
@veronica: Perchè si dovrebbe sentire in colpa per la cena/colazione a base di latte? Comunque, se ha poco tempo la sera, può anche provare un piatto di spaghetti aglio e olio. Tempo 7-10 minuti. Su, non è un’eternità, e gli effetti sedativi e rilassanti ci sono anche con questo piatto. Forse il piatto di spaghetti è più gratificante di una zuppa di latte e non state a sentire a quelli che dicono che i carboidrati di sera fanno ingrassare. Uno dei soliti miti metropolitani.
@matteo giannattasio: grazie mille dei lumi. Mi è tutto più chiaro.
Buon viaggio e lavoro per la presentazione di domani!
questa cosa delle proteine che si degradano mi interessa. Il latte mi è sempre “rimasto sullo stomaco” fin da bambina e non m’è mai piaciuto, anche se non mi dava altri disturbi. Però adoro i latticini: gelati (non industriali), frullati, formaggi di capra (vivo in Francia e c’è una tradizione squisita qui), pecora e molto meno di mucca, solo ben stagionati questi ultimi. Anche gli erborinati vanno bene. Faccio eccezione per la mozzarella di bufala, ma solo in piccole quantità, e quei formaggi che vendono nel canestrello (ognuno li chiama con un nome diverso), cilindrici, morbidi ma non cremosi, bianchissimi, che non mi danno mai problemi.
Trovo invece indigesti groviera, provolone, caciotte di mucca poco stagionate (ma non il pecorino toscano e certi formaggi artigianali venduti in montagna)!
Qui in Francia, comunque, lo yogurt fatto con il latte in polvere o addirittura le proteine del latte c’è, però sempre dichiarato in etichetta. Lo usano assolutamente tutte le marche industriali, Danone ecc. (Mi stupirei se in Italia mandassero degli yogurt fatti diversamente solo per noi…) In Francia, in un supermercato “normale” non si può trovare uno yogurt che ne sia privo.
C’è il latte in polvere anche nei prodotti biologici venduti nella grande distribuzione industriale, e ahimé, pure in alcuni distribuiti nei supermercati solo biologici, sottolineo. Che stanno sempre più copiando i meccanismi della grande distribuzione, risottolineo.
Claudia ha ragione. C’è da fare molta attenzione e magari anche un discorso qui sul blog, sull’argomento del mercato biologico. Se mi diventa come una grande distribuzione un po’meno scadente, se il fresco viene sempre più trascurato, che cibo è?
Concordo con Camilla: non sarebbe male aprire una discussione sul mercato del biologico.
Izn, cosa ne pensi?
Buona settimana a tutti,
Sara.
Gentile professore, trovo interessantissimo il suo articolo, che ho prontamente girato a un’amica intollerante al lattosio.
Riallacciandomi invece al suo precedente commento al post sulle farine antiche a proposito dell’intolleranza al glutine colgo l’occasione di segnalarle un articolo che ho trovato pubblicato ieri su D di Repubblica (eccole il link; sfogliando sta a pag. 338) in cui si parla della “sensibilità al glutine” in termini di nuova patologia scoperta dagli studiosi… ma non era l’intolleranza al grano da lei descritta in quel post? Saluti.
@sara e camilla: in realtà ho già aperto una parentesi su quella che chiamo “grande distribuzione biologica” in qualche post, ma avete ragione, dovrò trattare l’argomento in modo più approfondito.
Per adesso il mio orientamento (dopo qualche delusione) è acquistare nei supermercati biologici solo lo stretto indispensabile, e tutto il resto da piccoli produttori (di cui vi parlerò man mano che li conosco qui sul pasto nudo, nella rubrica “in giro per bio”, o comunque da chi fa ricarichi onesti (ho notato che nei supermercati biologici alcuni prodotti sono ricaricati più del 40%, e sinceramente mi sembra veramente troppo) :-(
Gent.le Dott. Giattanasio,
leggo con molto interesse sia il sito che Valore Alimentare e ringrazio Lei ed Izn di questo servizio alla comunità che non è facile trovare.
Avrei una domanda a proposito del latte. In lotta da sempre (adesso ho 50 anni) con il mio colon irritabile e con possibili terapie di soluzione dello stesso, ho anche fatto in passato il test sulle intolleranze con le analisi del sangue risultando intollerante al lattosio.
Scettica sulle varie diete di privazione (visti i risultati che nel tempo ne ho ottenuto) vorrei provare il suo autotest, ma mi chiedo come posso distinguere, io, colitica perenne, i sintomi che vengono dal latte da quelli provenienti da altri fattori. E se posso farle anche una domanda da cento milioni, esiste una cura per questo bene-detto colon?
La ringrazio infinitamente
Lucia
Soffro ormai da parecchi anni di intolleranza al latte, anche se ho sempre ben tollerato gli yogurt.
Negli ultimi anni mi sono limitata a bere latte a ridotto contenuto di lattosio, finchè in occasioni in cui ho avuto a disposizione latte fresco (persino crudo) non ho resistito ad assaggiare del latte “vero” e ho scoperto di tollerarlo molto più di quello “normale” quello UHT che di fatto “normale” non è.
Negli ultimi tempi sto bevendo latte fresco (perlopiù quello microfiltrato) e non risento dei soliti problemi, quantomeno non ne avverto l’immediata non digeribilità che avviene con quelli UHT.
E’ possibile che il trattamento termico ad alta temperatura ne modifichi le caratteristiche (denaturazione proteine o fattori biotici) che siano la causa reale dell’intolleranza? Ha già sentito di persone che hanno osservato questa cosa?
Grazie
E’ semplice, nel latte crudo ci stanno le bestioline, le bestioline stanno nel latte perchè se lo mangiano (sennò che ci stanno a fare), quindi quando lo bevi in realtà non lo devi digerire perchè mentre sta nel tuo stomaco viene mangiato da queste bestioline….
Il latte UHT non ha queste bestioline perchè muoiono tutte durante la sauna quindi te lo dovresti digerire tutto tu e si vede che il tuo stomaco non gliela fa…
Vedi se riesci a trovare le bestioline a parte da aggiungere al latte UHT così ti puoi bere pure quello.
Ciao Silvia anche io come te (sarà il nome :) :) ) ho avuto mille problemi con il lattosio e pure i lieviti. Ho fatto una dieta a esclusione totale per alcuni mesi, ho visto che la situazione è migliorata molto ed ora sto provando a vedere cosa e quanto il mio fisico tollera. Beh, il latte fresco di cui si parla spesso qui lo tollero che è una meraviglia, e quindi lo bevo a colazione, ma cerco di non accumulare, alterno con latte di soia, yogurt o latte a basso contenuto di lattosio. Per ora mi sembra che funzioni!
Voi che dite?
@silvia e silvia: ho avvertito il prof che vi risponderà a breve! Il latte di soia e quello a basso contenuto di lattosio mi sa che ve li boccerà peròòòòòò! :-)
Ahah io sono pronta alla bocciatura, però metto le mani avanti dicendo che il latte ad alta digeribilità che trovo qui in germania è intero e della casa bio soebbeke :) :), anche se il berchtesgadener è il top of the top!
@martino: Grazie tesoro, allora vado a cercare anch’io le bestioline! Ci vediamo stasera al circo :o)
p.s.: lui è così, non ci fate caso, che poi le cose le sa, le sa…
@lucia. che ci siano persone intolleranti al lattosio è assodato, ma questi test a mio avviso trovano molte intolleranze inesistenti. Faccia il test di autodiagnosi e poi mi dica. Ahi la colite! Troppe le cause per poterne parlare sul blog. Tra le più frequenti, emotività, qualità del cibo, infiammazioni da squilibrio della flora intestinale, antibiotici ed altri farmaci, ma se si si individuano e si rimuovono ovviamente si guarisce.
@Silvia: Il trattamento UHT non solo rende indigeribile il latte ma ne altera anche il valore nutrizionale e il gusto (che è orrendo). Io lattofilo al sommo grado non posso che disprezzarlo.
Comunemente qualunque disturbo legato al consumo di latte viene interpretato come intolleranza al lattosio. Non è così perchè i disturbi possono venire anche dalla difficoltà di digerire il grasso o le proteine e tale difficoltà può dipendere da insufficienti capacità digestive proprie della persona oppure (più frequentemente) dalla cattiva qualità del latte. Ed oggi il latte della grande distribuzione è davvero cattivo (salvo qualche eccezione) perchè le mucche mangiano male, sono forzate a produrre più latte di quello che possono produrre, mangiano troppe proteine, si ammalano continuamente e continuamente prendono antibiotici (e questo scombussola la micoflora del suo apparato intestinale che partecipa a dare qualità al latte).
Ergo, provate il latte demeter tedesco a km 1000 e se i vostri disturbi scompaiono, dimenticatevi della vostra intolleranza per il latte. Oggi le intolleranze alimentari stanno facendo la fortuna di tanti medici e non medici come la colite fece arricchire Axel Munthe a Parigi agli inizi del secolo scorso. Ma con i soldi guadagnati almeno lui ci ha lasciato la villa San Michele. Cin cin a tutti con un bel bicchiere di latte a km 1000 e abbasso le intolleranze alimentari.
Dalla Storia di San Michele:
“[…] La diagnosi che piaceva a tutti era quella di appendiciti […] Presto fu evidente che le appendiciti erano agli sgoccioli e che una nuova malattia doveva essere scoperta per soddisfare le richieste generali […] Una nuova malattia fu gettata sul mercato, una nuova parola coniata, una vera moneta d’oro: la colite! Era una malattia conveniente, al sicuro dai bisturi del chirurgo, adattabile al gusto di tutti. Nessuno sapeva quando veniva, nessuno sapeva quando se ne andava.”
Se avessi le capacità scrittorie di Munthe potrei scrivere altrettanto delle intolleranze alimentari della nostra epoca.
mi scusi…professore… sono da un po di mesi sotto cura da una nutrizionista per il mio stato di magrezza sono alto 1,74 x 52 kg lei ha considerato subito appropriati i test per le intolleranze alimentari, e facendomi un test genetico sull saliva ha scoperto che sono intollerante al lattosio.. e facendomi anche un test citotossico ha scoperto che ho anche altre intolleranze a suo modo di vedere marcate alle uova,ai cefalopodi, e al tè… ho escluso tutto cio dalla dieta e a dir la verita dopo due mesi qualche kg lo preso ma non vedo grossi miglioramenti….. volevo un consiglio grazie mille.. volevo sapere se la mia magrezza poteva derivare da tutto cio e come risolvere
@roberto: le consiglio di andare da un buon medico per capire da dove deriva la sua magrezza, perché le cause possono essere diverse e bisogna scoprire quali sono.
Entrare nella spirale delle intolleranze senza aver prima fatto tutte le indagini necessarie che di norma si fanno in casi come il suo è pericoloso perché si rischia di patire la fame e inoltre di non individuare la causa della sua magrezza.
Tanti saluti e auguri.
Buongiorno!
Ho letto molto attentamente questo articolo poichè mi riguarda da vicino.
La mia storia è questa qui: premetto che da neonata (a pochi mesi di vita) ho avuto un episodio di intolleranza al latte, dove la mia pediatra consigliò a mia madre di eliminare il latte vaccino dalla mia dieta per alcuni mesi. Dopo ciò, tutto tornò alla normalità.
Poco più di un anno fa, (maggio/giugno 2012) in seguito ad un forte periodo di stress emotivo dovuto a problemi familiari, cominciai ad avvertire i classici sintomi dell’intolleranza al lattosio: gonfiore, coliche e impellente bisogno di andare in bagno. Tutti questi sintomi, si presentavano la mattina dopo aver consumato qualsiasi alimento che contenesse lattosio. Col passare del tempo, notai che anche dopo aver mangiato alimenti che lo contenessero, il bisogno di andare in bagno si presentava quasi subito (ma ciò dipendeva comunque dall’alimento che assumevo, non tutti mi facevano questo effetto immediato).
Sono passati svariati mesi, un anno appunto, e ho provato a poco a poco a mangiucchiare qualcosina.. i sintomi, devo essere sincera, sono molto migliorati. In alcuni casi, anche scomparsi.
Verso Febbraio 2013 ho fatto il Breath Test ed è risultato negativo, anche perchè come mi fece notare la dottoressa, ingerendo il lattosio non avevo nessun sintomo immediato (e da che ricordo, anche il giorno seguente non furono esagerati i sintomi come mi aspettavo).
Ora, lei dice che può essere scomparsa? Mi è stato consigliato di sottopormi ad un test genetico per vedere se c’è qualche “problema” che abbia indotto l’intolleranza. Cosa mi consiglia?
In attesa di risposta, la saluto cordialmente.
Grazie dell’attenzione!
@E..manu..ela: Lasci perdere. Il test genetico non serve nel suo caso. poi da quello che lei racconta mi chiedo se lei sia stata davvero intollerante al lattosio.
Approfitto per dire a tutti voi che al Sana sono rimasto allibito nel vedere un laboratorio, che esponeva in questa fiera, commercializzare test vari, come il food intolerance test, il celiac test, il profilo di invecchiamento cellulare, l’hormonal profiles. E c’era la fila per farsi fare il test. Ecco che cosa sta succedendo: test, che pure possono avere una loro importanza, sono venduti alle fiere senza che ci sia uno straccio di controllo da parte dei medici.
Grazie mille della disponibilità e per avermi risposto così velocemente!
Visto che mi sembra molto interessante quanto riportato, volevo chiedere una cosa: da circa 2 anni mia figlia (che premetto soffre di intestino irritabile da 15 anni) tutti i giorni verso le 18.30 mangia un bicchiere di yougurt fatto con il kefir, da un anno ha iniziato ad usare il latte uht intero e da 2 mesi circa una nuova marca sempre uht intero, lo yogurt è più buono ma dopo circa 3 ore dall’assunzione si trova con flatulenza sgradevole (o almeno l’ha associato a questo dato che non ha variato la dieta) può essere una accentuata intolleranza al lattosio? Grazie
Buona sera! Sono capitata a fagiolo su questa pagina… Io sono intollerante al lattosio, intolleranza che mi é venuta dopo una gastroenterite acuta, diagnosticata testando le igg nel sangue. In questi anni poi le mie intolleranze si sono triplicate, e sta diventando difficile mangiare liberamente dovendo dosare lattosio, frumento, mais, uova, carne di vitello bue e maiale. Il mio medico più che prescrivermi farmaci per il mal di pancia non fa, io mi rifiuto e alla fine sto facendo una dieta a rotazione.. Secondo lei faccio bene?