Una premessa doverosa. All’atto dell’acquisto di un prodotto industriale a base di carne, il consumatore deve aver presente che più manipolato e disintegrato (quindi meno riconoscibile) è il pezzo di carne utilizzato come materia prima, maggiore è il rischio che l’industria abbia fatto ricorso a carne di scarsa qualità.

Mi spiego con un esempio. Nel prosciutto crudo è ben evidente il taglio che è stato utilizzato — il prosciutto di maiale appunto — perché esso è stato utilizzato intero e il processo di lavorazione lo lascia integro. Già col prosciutto cotto la situazione cambia, perché del prosciutto, come taglio, si perde ogni traccia. La carne, infatti, è omogeneizzata e la forma che le si da è un’invenzione dell’industria: si ottiene versando l’omogeneizzato in uno stampo e poi lo si cuoce.

Fanno eccezione i prosciutti cotti definiti “scelti” e quelli di “alta qualità”, per i quali la legge prescrive che siano riconoscibili almeno tre dei quattro muscoli che formano il prosciutto. Ciò significa che il prosciutto, prima di essere lavorato, viene separato nei suoi quattro muscoli e poi di questi se ne possono utilizzare soltanto tre. Se così è, c’è da chiedersi dove vada a finire il quarto e quale sia il criterio per scegliere quello che è stato scartato (il pezzo più buono o quello più malmesso?)

Voi capirete bene che, per fare il prosciutto cotto, l’industria può anche impiegare carne non eccellente, che mal si presterebbe ad essere trasformata in prosciutto crudo. Carne che ovviamente può essere anche congelata, e che proviene chissà da dove. Questa scelta di qualità al ribasso è favorita dal fatto che gli eventuali difetti della carne non sono più evidenti una volta che questa è omogeneizzata e addizionata di “correttivi” permessi dalla legge, come lo zucchero, il latte in polvere e gli aromi.

Negli insaccati si ha un’ulteriore perdita d’identità del taglio (o dei tagli) di carne utilizzati, che giunge al suo estremo in quelli in cui la carne è ridotta ad un impasto, come la mortadella, i paté e i würstel.
Per la produzione di questi ultimi l’industria ha un ampio margine di manovra nella scelta dei tagli e della qualità di carne da utilizzare: possono essere pregiati (come nel caso in cui ci sia uno specifico disciplinare di produzione) o scadenti per i prodotti a larga diffusione. Ovviamente il prezzo cambia notevolmente  e sarà alto nel primo caso e basso nel secondo.
Nel caso dei würstel ce ne sono di quelli che vengono a costare pochi centesimi di euro per 100 grammi di prodotto e altri che per gli stessi 100 grammi costano oltre i due euro. La qualità ha un costo, non esiste un prodotto di alta qualità ad un prezzo stracciato!
Brevemente, il würstel è un impasto di carne (quella dei würstel tradizionali è la suina, ma oggi va di moda quella di pollo mista a tacchino, non tanto perché sia più saporita quanto perché la si ritiene più salutare), sale, spezie e zucchero. Si può usare qualunque taglio, ma anche o soltanto carne separata meccanicamente e frattaglie varie (che però devono essere dichiarate in etichetta). Vi ricordo quanto ho avuto già modo di dirvi: la carne separata meccanicamente è in effetti quella che rimane attaccata alle ossa dopo il prelievo della carne mediante taglio manuale e che viene recuperata staccandola meccanicamente.
L’impasto viene poi posto in un budello, cotto in forno, raffreddato e pelato. I würstel sono infine confezionati in buste di plastica sotto vuoto o in atmosfera di gas inerte e infine pastorizzato.
Il würstel in origine si affumicava, cioè si trattava con fumo di legna che bruciava. Oggi può subire una finta affumicatura mediante miscele di sostanze definite “aromatizzanti di affumicatura” che sono prodotti derivanti dalla degradazione termica del legno. Ebbene, l’EFSA che sta valutando per conto dell’UE la sicurezza di tali aromatizzanti, ha espresso forti riserve su alcuni di essi. Se il würstel è stato trattato in tal modo, c’è l’obbligo di riportare tra gli ingredienti elencati in etichetta la voce “aromatizzante di affumicatura”.
Per giudicare la qualità dei würstel si opera come per qualsiasi altro prodotto: leggendo e valutando gli ingredienti in etichetta. Lo so che ci vorrebbe una laurea in tecnologia alimentare o in chimica ma, se mi seguite su questo blog e sulla rivista Valore alimentare, di cui sono direttore scientifico, oltre che autore di alcune rubriche, pian piano potrete diventare esperte(i) “etichettologhe” (gi) e consumatori sempre più attenti e consapevoli.
Ecco le valutazioni che bisogna fare nel caso dei würstel di pollo:

la qualità della carne

Se la carne proviene da un taglio, è scritto semplicemente “carne di pollo”. Se invece è carne recuperata mediante ripulitura meccanica delle ossa, è scritto “carne di pollo (o di tacchino) separata meccanicamente”. Ovviamente la prima è di qualità superiore alla seconda.

La quantità di carne presente

La percentuale di carne, qualunque sia il tipo, viene indicata in etichetta. Ci sono würstel in cui la carne arriva a stento al 60% e altri in cui va anche oltre il 90%. Ovviamente, meno carne c’è, più scadente è il würstel.

Il numero di ingredienti

Accertatevi se, oltre agli ingredienti fondamentali prima riportati, ce ne siano altri accessori, come additivi (antiossidanti, conservanti, correttori di acidità, esaltatori del gusto), sostanze per dare consistenza (fecola o amido di patata, fibre), latte in polvere e derivati del latte. Più alto è il numero di questi ingredienti, più scadente è la qualità. Ci sono additivi da guardare con sospetto, come i polifosfati e i glutammati. Per quanto riguarda la presenza dei nitriti, il loro impiego nei würstel pare obbligato dal momento che nella grande distribuzione non ho trovato nessun prodotto in cui sia assente. Il nitrito di sodio (E 250) si trova anche in molti würstel biologici (è permesso dal regolamento) ma in questo settore qualcuno che non li contenga si trova.

La presenza dello zucchero

Nei würstel si può usare il saccarosio, ma sono permessi anche altri zuccheri come il destrosio. Se volete sapere se nel prodotto c’è poco o molto zucchero, dovete guardare il posto che esso occupa nell’elenco degli ingredienti. Se sta tra i primi posti, significa che ce n’è molto, se verso la fine, significa che ce n’è poco. Meno zucchero c’è, più pregiato è il prodotto. Ci sono würstel di alta qualità che non ne contengono affatto.

Il budello usato

Può essere naturale (interiora varie) o artificiale e tra gli artificiali ce ne sono fatti di plastica. Non c’è l’obbligo di scrivere in etichetta quale tipo di budello è stato usato ma, se è naturale, l’industria lo
riporta in etichetta vantando giustamente questa scelta come pregio).
Se c’è la scritta “würstel senza pelle”, è molto probabile che sia stato usato un budello artificiale che è stato poi eliminato durante il processo di produzione.

La lezione (noiosa!) è finita. Ora spetta a voi fare il compitino a casa. Vi riporto gli ingredienti di 8 würstel in circolazione. Fate la graduatoria per la qualità utilizzando i criteri riportati sopra (o almeno indicate i primi due e l’ultimo in graduatoria). Aspetto il vostro verdetto su questo blog.
Tutti i prodotti sono in confezioni da 250 grammi.
1. Würstel Tobia (si trova nei discount, prezzo per confezione 0,72 euro):
carne di pollo (49%) e di tacchino (38%) separate meccanicamente, latte scremato in polvere reidratato, sale, aromi, esaltatore di sapidità: glutammato monosodico (E 621), antiossidante: ascorbato di sodio (E 301), stabilizzanti: difosfat i (E 450), polifosfati (E 452), conservante: nitrito di sodio (E 250), aromatizzante di affumicatura;
2. Würstel Conad (prezzo per confezione 1,38 euro):
carne di pollo (68%) e di tacchino (22%) separate meccanicamente, sale, proteine del latte, aromi, antiossidanti: ascorbato di sodio (E 301), aromatizzante di affumicatura, conservante: nitrito di sodio (E 250);
3. Würstel Wulevù Principe (prezzo per confezione 1,65 euro):
carne di pollo separata meccanicamente (86%), acqua, sale, aromi, antiossidante: acido ascorbico (E 300), conservante: nitrito di sodio (E 250);
4. Würstel Weber (prezzo per confezione 1,69 euro):
carne di pollo separata meccanicamente (percentuale non specificata), proteine del latte, fibre vegetali, aromi, antiossidante: ascorbato di sodio (E 301), aromatizzante di affumicatura, conservante: nitrito di sodio (E 250);
5. Würstel Fiorucci (prezzo per confezione 1,99 euro):
carne di pollo (49%) e di tacchino (31%) separate meccanicamente (provenienza Italia e Francia), acqua, sale, stabilizzanti: fosfato di diamido idrossipropilato (E 1442), difosfati (E450), polifosfati (E 452), fibre alimentari, destrosio, amidi, senape, antiossidanti: ascorbato di sodio (E301), acido ascorbico (E 300), aromi, aglio, conservante: nitrito di sodio (E 250);
6. Würstel Morini (prezzo per confezione 4,99 euro):
carne di pollo (75%), acqua, sale, aromi naturali, antiossidante: acido ascorbico (E 300), conservante: nitrito di sodio (E 250);
7. Würstel Amadori (prezzo per confezione 1,49 euro):
carne di pollo (67%) e di tacchino (21%) separate meccanicamente, acqua, amido, sale iodato, destrosio, aromi, esaltatore di sapidità: glutammato monosodico (E 621), aromatizzante di affumicatura, aromi naturali, addensanti: carragenina (E 407), farina di semi di carruba (E 410), antiossidante: acido ascorbico (E 300), conservante: nitrito sodico (E 250);
8. Würstel AIA Wudy (prezzo per confezione 1,68 euro):
carne di pollo (49%) e di tacchino (38%) separate meccanicamente, latte scremato in polvere reidratato, sale, aromi, esaltatore di sapidità:glutammato di sodio ( E 621), antiossidante: acido ascorbico (E 300), stabilizzanti: difosfati (E 450), polifosfati (E 452), conservante: nitrito sodico (E 250), aromatizzante di affumicatura;
Se vi interessa sapere altro sui würstel andate a leggere il mio articolo nel numero 31 di Valore alimentare.
Per sapere qualcosa in più degli additivi presenti nei würstel, consultate inoltre la mia guida sugli additivi (Giannattasio M., Rucabado C. Gli additivi alimentari, una guida. II ed. 2010. Ed. L’Aratro, www.laratro.net).
Aspetto il vostro responso. Quando ne vedrò un certo numero, interverrò di nuovo per chiudere questo argomento con considerazioni sui wurstel di carattere non solo nutrizionale, ma anche, perché no, etico-sociale.
Come è difficile fare cucina consapevole. Izn, la Giovanna d’Arco del pastonudisti, mi chiede insistentemente una ricetta per preparare un würstel casalingo. Vedremo :-)