Qualche mattino fa stavo facendo il turno-infante (quando durante la notte si sveglia ogni due ore, il giorno dopo io e zac ce la dividiamo fraternamente), e mentre ella mi faceva una dimostrazione pratica di quanto le piacesse spalmare il miele d’acacia sul tavolo in radica e su tutto il suo corpo, compresi pigiamino e pantofoline, mi squilla il telefono.

additivi alimentari libro

Tra l’appiccicume del nettare delle apine laboriose, e la confusione dovuta alla notte insonne, all’altro capo del telefono sento il professor Giannattasio che mi avverte che il suo libro, del quale avevo sentito parlare varie volte e al quale ovviamente anelavo con la mia consueta avidità, avrebbe visto la luce l’ultimo venerdì di novembre.

Sono riuscita appena a balbettare “ma se ne parlassi sul pasto nudo? magari in questo modo tante persone potrebbero venirne a conoscenza e accedere a quelle informazioni tanto importanti…” Dopo alcune ore avevo nella mia mail un pdf con un estratto di una sessantina di pagine del libro agognato e naturalmente in tre minuti l’avevo letto e memorizzato, neanche se me lo fossi infilato in testa mentre dormivo.

Ed è stato così che, superando la mia naturale ritrosia verso il mondo esterno (pur se virtuale), ho contattato alcune delle foodblogger che amo di più, che sono state incredibilmente gentili e accoglienti nei miei confronti, nonostante alcune di loro probabilmente non sapessero neanche chi cavolo ero, e mi hanno assicurato che compatibilmente con i loro impegni avrebbero letto il pdf, e che se l’avessero trovato interessante ne avrebbero parlato appena possibile.

Matteo Giannattasio

Dopo tutte queste chiacchiere forse dovrei dirvi *qualcosa* sul libro. Su Matteo Giannattasio, sulla stima che ho personalmente nei suoi confronti e sulla sua preparazione e professionalità è inutile che mi dilunghi, perché ne ho già parlato qui, qui e qui.

libro sugli additivi alimentari

Come si evince dal titolo, siamo nel campo degli additivi alimentari; nel libro vengono analizzati *uno per uno*, viene spiegato a cosa servono/dovrebbero servire, ne viene analizzata la pericolosità, viene spiegato quale dose giornaliera non se ne dovrebbe assolutamente superare, e quali di loro (oltre agli altri problemi) possano anche provocare allergie o intolleranze.

C’è anche un’appendice che associa ad ogni additivo gli alimenti che potrebbero contenerli, e già questo può spiegarvi parte del perché mi sia data tanto da fare perché questo lavoro venga letto e diffuso il più possibile. Ma c’è molto di più di questo.

additivi alimentari pericolosi

Dopo ormai quasi un anno che vi strarompo le scatole sulla necessità di leggere le etichette, anche quelle scritte in caratteri piccolissimi (che neanche sui contratti capestro che Paperon de’ Paperoni faceva firmare ai malcapitati di turno…), quelli di voi che si sono armati di lenti di ingrandimento e occhiali con lenti spesse due centimetri e ogni volta che escono a fare la spesa se li caricano nelle borse, potrebbero dirmi “embé? basta leggere la lista degli ingredienti e siamo a posto, a che serve una guida?”.

Beh, intanto le informazioni che la legge impone di riportare in etichetta non sono così complete come si tende a credere.

Gli additivi si dividono in naturali, natural-identici e artificiali. Per farvi un esempio, l’acido lattico (E270) se è naturale è prodotto dalla fermentazione dello zucchero ed è innocuo, quello natural-identico, ottenuto per sintesi chimica, è invece potenzialmente tossico. Quindi se in etichetta leggete “acido lattico” questo non basta a sapere se potete acquistare il prodotto che lo contiene tranquillamente oppure se preferite evitare di farlo.

Matteo Giannattasio

E non è che virando verso il bio potete fare la spesa bendati, perché non solo la legge non precisa se nel biologico alcuni additivi devono essere naturali o natural-identici, ma per il regolamento CE anche se nei prodotti biologici sono vietati tutti i coloranti, sia naturali che artificiali, e tutti gli additivi organici artificiali, sono però permessi 50 additivi (dei 350 che possono essere utilizzati nel cibo convenzionale), tra i quali i preoccupanti nitrito di sodio e nitrato di potassio, presenti in quasi tutti i salumi, ma dei quali grazie al cielo pare dovrebbe esserne riconsiderato l’impiego entro il 2010 (non c’è bisogno di dirvi che come al solito il biodinamico spicca per la presenza di solo dieci additivi, non pericolosi e di origine naturale).

Matteo Giannattasio

E lo sanno bene i vari commessi al banco dei salumi dei vari negozi bio dove vado, perché ogni volta si sentono fare la stessa petulante richiesta (con dito inesorabile puntato) “vorrei *quel salame*, sì quello sotto a tutta la pila, ma mi controlla per favore se sull’etichetta c’è scritto che contiene nitrati, altrimenti lo può anche rimettere nel mucchio”.

Per inciso io ne trovo uno solo che non ne contiene (il biologico può adottare processi di lavorazione che permettono di farne a meno, ma è un po’ più complicato produrli), e se non trovo quello la voglia di affettati me la tengo, o al limite la dirotto verso un po’ di prosciutto crudo (che più facilmente si trova senza questo tipo di additivo — oh, stiamo parlando di nitrati: neanche tanto tempo fa servirono per fabbricare gli esplosivi impiegati dall’esercito tedesco).

E poi ci sarebbe l’E586, un conservante che serve ad evitare l’imbrunimento dei crostacei freschi, congelati e surgelati; l’E128, che colora di rosso alcuni prodotti a base di carne; ah, e l’amaranto, colorante potenzialmente cancerogeno ed embriotossico, proibito negli Stati Uniti, che è attualmente consentito in alcuni prodotti nell’Unione Europea e quindi anche da noi (ad esempio nelle uova di pesce e negli aperitivi… avete presente, no?).

Giannattasio additivi

Insomma, se pensate che in qualche modo possa esservi utile sapere sugli additivi… quello che non avete mai osato chiedere :-) potete acquistare il libro, (che conta 160 pagine, di cui 32 rappresentano la guida agli additivi) direttamente on line dalla casa editrice L’Aratro, a 13 euro e 50 comprese le spese di spedizione; se invece riuscite a formare un piccolo gruppo di acquisto di 5 persone lo pagate 11 euro.