E siamo al quarto formaggio dei meravigliosi Monzitta, ultimo ma non ultimo, oltre che protagonista di una ricetta che mi è molto cara, che risale a molti anni fa, è legata al mio papà, e in qualche modo ogni volta che la faccio me lo ricorda.
Gli è che quando il mio papà era ancora su questa terra, trascorreva le sue vacanze estive a Ischia, in una casetta nell’area del porto, con moglie e bassett hound di nome Rodrigo, e con altri amici napoletani che si rifugiavano in quella che è sicuramente una delle isole più belle del mondo. Appena potevo facevo una scappata a trovarlo, e ogni volta era immancabile la cena dal mitico Geppino Pisani, con la sua splendida compagna Maria Pia, che preparavano piatti inenarrabili, di cui si parlerà per tre o quattro generazioni a venire.
Quando ancora avevo l’aplomb dell’artista semi-maledetta Geppino era sempre preoccupato per il mio aspetto smunto e la mia scarsa capacità culinaria, e mi chiedeva sempre con fare paterno se a Roma trovassi qualcosa di buono da mettere nel piatto. Che poi no, in effetti non lo trovavo, perché in quanto studentessa fuori sede ero diversamente ricca, e così una settimana compravo il materiale per studiare allo IED, l’altra interiora di pollo, spaghetti e olio d’oliva.
Così tra le varie ricette economiche, semplici da preparare (id est a prova di ventenne allo sbaraglio) e incredibilmente buone che mi passava, ce n’era una che facevo e rifacevo, perché abbisognava solo di patate, scamorza (all’epoca quello passava il convento, quando andava bene), uno spicchio d’aglio e qualche rapa. E naturalmente un ruoto, che se non sapete cos’è, non siete napoletani.
Quando mi sono trovata il Tiu Ettori tra le mani, lontanissimo, per carità, dalla scamorza, ho avuto la curiosità di infilarlo in uno strato multiplo al suo posto (della scamorza), tra una rapa e una patata, per vedere l’effetto che faceva. Inutile dire che ci siamo leccati i baffi, minizac compresa e anzi in testa al gruppo, disperata perché sapeva benissimo che prima che rifaccio una ricetta, anche se mi piace tanto, passa un sacco di acqua (e di varie altre cose) sotto i ponti. E lei invece ama reiterare, come tutti i meravigliosi cuccioli di questo mondo.
Questa volta spendo solo due parole sul formaggio, perché vi ho già fatto una testa così su quanto sono buoni, fatti bene, etici e sani i prodotti di Monzitta. Oltretutto vi ho già parlato proprio di questo stesso formaggio, solo nella versione più stagionata, qualche post fa; questo qui differisce dal fratellino maggiore solo per il fatto che è più giovane, quindi ha una pasta più compatta, morbida ed elastica, è più piccante che acidulo, e si abbina meglio con vini a media gradazione invece che con quelli con una gradazione più alta.
Questo piatto ha il vantaggio che può essere preparato con un breve anticipo, ricoperto con la pellicola e messo in frigo; al momento del pasto potete limitarvi a tirarlo fuori dal frigo, accendere il forno e sbattercelo dentro, intanto che vi fate la doccia, chiacchierate al telefono, o magari leggete un libro. Unica accortezza, usate una teglia bella grande, perché non basta mai :-)
Non mi resta che augurarvi buon appetito e raccomandarvi di fare sempre per prima la stessa domanda, quando acquistate cacio: “cosa mangiano gli animali che fanno il latte con cui è stato prodotto il formaggio?” (voi fate la faccia casuale che non sbagliate mai). La risposta giusta è: “pascolano e mangiano erba, ma siccome devono produrre tanto latte gli diamo una piccola integrazione di cereali coltivati all’interno dell’azienda con metodo biologico. E niente soia!” :-P
Ingredienti:
due o tre patate gialle o rosse, di grandezza media
due rape grandine (io ho usato quelle con la buccia viola)
200 grammi di Tiu Ettori semistagionato
un grosso spicchio d’aglio
pepe nero in grani
sale marino integrale
Preriscaldate il forno in modalità statica a 180°C. Sbucciate lo spicchio d’aglio, tagliatelo a metà e usatelo per “ungere” il ruoto (=teglia tonda di alluminio!), strofinandolo molto bene sul fondo e sulle pareti, cercando di far uscire più possibile i suoi olii essenziali.
Sbucciate le patate e le rape e tagliatele a fette molto sottili. Tagliate a fette sottili anche il formaggio. Ricoprite il fondo della teglia con un primo strato di fette di patate, sovrapponendole un po’ tra loro. Mettete poi uno strato di fettine di formaggio e sopra ancora uno di rape. Man mano che sovrapponete gli strati salateli e pepateli (tranne quello del formaggio).
Terminate con un ultimo strato di patate, cercando di sovrapporle bene una sull’altra, perché in cottura tendono a ritirarsi (guardate la foto!). Salate, pepate e mettete in forno statico per una mezz’oretta o fino a quando le patate non saranno ben colorate in superficie e avranno fatto una bella crosticina croccante. Tirate il ruoto fuori dal forno e servite subito, bollente!
Mi sono persa nel dizionario napoletano. Su tutte, “accorsatura” (anche “usciture”, eh).
Questa ricetta la faro’ prestissimo!! Mi ispira un sacco!