Ma i produttori sono fichissimi!!! Quando ero inutile e implume pensavo al contadino o all’allevatore come a un tipo imbruttito dal lavoro, che al limite bofonchiava nel dialetto oriundo di provenienza e sapeva sì e no pesare la frutta e la verdura con la bilancia di rame (aoh, a Napoli quando ero piccola — nel paleolitico — usavano quella).
Pensate che scema. Con il senno di poi li avrei guardati con un interesse molto diverso, e quando mio padre cercò di costringermi a fare l’avvocato avrei saputo rispondere con cognizione di causa. Adesso so che i pastori possono essere laureati, avere blog bellissimi e scrivere libri pazzeschi, che i coltivatori diretti possono essere gente di campagna colta e intelligente come i miei amici di Peccioli, oltre a essere super informatizzati come i mitici pasionari di Ribera.
E ho capito che le persone più colte che conosco hanno a che fare invariabilmente con la terra, in un modo o nell’altro. Sì, sono sorpresa. Perché sono stata cresciuta in un mondo nel quale se non eri avvocato o medico eri un perdente. Al limite impiegato in banca o alle poste. Meglio ancora impiegato statale. Tutta gente rispettabilissima, ma che per forza di cose ha perso completamente nel tempo l’imprescindibile rapporto diretto con la provenienza del proprio cibo.
Spesso mi chiedo come deve essere accaduto, se si è trattato di una cosa lenta o di tanti piccoli strappi improvvisi. La perdita della memoria intendo. E della consapevolezza di quanto alcune conoscenze fossero importanti. Però non è troppo tardi; siamo ancora in grado di recuperare quasi tutto.
Se ci mettiamo di buzzo buono, c’è ancora qualche nonna disposta a raccontare e spiegare, o qualche amico anziano che può farci vedere come coltivava lui, i trucchi magici per vivere della terra, non a spese della terra stessa, ma in buona armonia e in uno spirito di collaborazione reciproca.
Proprio a questo proposito domenica scorsa sono riuscita finalmente ad andare al biomercato con la macchina fotografica e l’energia necessaria per fare due chiacchiere con i produttori che ne fanno parte. Una delle cose che differenzia questo mercato dagli altri è che qui chi vende (e ci mette la faccia) è sempre il produttore, mai un venditore.
Qui chi vi vende le mele le ha coltivate, protette e raccolte; chi vende i salumi ha allevato i maiali, ha deciso come farli vivere, ha seguito personalmente il processo di macellazione, norcineria e stagionatura. Il produttore, a differenza di un semplice venditore, può rispondere a tutte le vostre curiosità e dubbi di persona. Se qualcosa non vi è piaciuto potete andare da lui a lamentarvi ed esporre le vostre ragioni.
Al biomercato della CAE i produttori sono tutti certificati bio, e sotto l’egida dell’AIAB, che *non è* un ente di certificazione ma un’associazione per la promozione dell’agricoltura biologica. Ci trovate ad esempio Fausto Fanelli (lo vedete sotto a destra, con il grembiule a righe), che dovreste già conoscere, perché da un mesetto è tra i nostri produttori convenzionati (con scontone per i soci!).
Anzi se arrivate lì con la tessera del pasto nudo dite che non mi conoscete e che siete casualmente soci, visto che gli ho talmente rotto le scatole in questi anni che quando mi vede fa un urlo e scappa (non sto scherzando!!). Vabbeh ma io lo so che mi ama, è solo che lui è un po’ burbero, per forza a vivere in un posto che si chiama Riofreddo!! Eeeehhh!!
Che poi non è che vi mando da uno qualsiasi. Quando sono stata lì c’era sul banco la guida del gambero rosso aperta sulla sua pagina personale, che si dilunga sulla sua lonza e sul lonzino. Non che le guide siano la voce divina, come sapete quello che vale più di ogni altra cosa per me è la consapevolezzza personale, ma qualcosa significherà se uno che non è sicuramente un novellino del cibo definisce i tuoi salumi “ben fatti, originali ed equilibrati” :-)
Un’altra azienda che mi conosce bene per le domande reiterate e moleste è Casale Nibbi (sì, li convenziono, già ci ho parlato, il tempo di mettere su carta — elettronica — il tutto). Si trovano nei pressi di Rieti, vicino Amatrice, quindi decisamente lontani dall’inquinamento cittadino.
Amelia e Francesco hanno mele, patate, mais, topinambour, e poi alcune vacche frisone (che però vengono nutrite con mangimi quindi non rientrano tra quelle di cui parliamo qui sul pasto nudo), con il latte delle quali fanno ricotta, primosale, stracchino stagionato, caciotta con la birra, yogurt e altro.
Le loro mele bio sono tra le migliori che possiate trovare a Roma, io preferisco quelle piccole piccole, sono grandi come mandarini e profumatissime da svenimento, ma ce ne sono di vari tipi, anche quelle verdi che sono asprigne e ottime per le torte.
Ho parlato un bel po’ anche con un’azienda molto carina che si chiama Lo scoiattolo e si trova nelle Marche, precisamente ad Altidona, un piccolo comune di tremila abitanti in provincia di Fermo, che basa la sua economia proprio sui prodotti agricoli locali.
Anche loro mi hanno fatto una bellissima impressione, di gente onesta e bella (guardate che sorrisoni!). Lo so che non è un’informazione fondamentale, ma da grafico posso dire che è bello ogni tanto vedere prodotti e biglietti da visita con un bel marchio, fatto bene e ben impaginato su una bella carta?! Oooohhh!! E diciamolo! :-)
Al biomercato della domenica trovate anche Caramadre, il produttore di verdura biologica più conosciuto di Roma, che trovate anche tutti i giorni al mercato di Ponte Milvio e che consegna anche in altre zone di Roma come Maccarese, Fregene, Focene e altri che trovate sul sito che vi ho linkato sopra.
Da lui trovate un grande assortimento di verdura (di stagione!), io ho preso vari tipi di cavoli, porri, insalate varie e altro, ma spesso ha anche frutta di altri produttori consapevoli (avete notato quant’è difficile a Roma trovare frutta biologica seria? Sigh!).
Se invece siete in vena di dolci c’è il banco delle Cuoche Cuocarine. Loro sono una piccola azienda a conduzione familiare, usano solo ingredienti freschi e biologici (e già questo sarebbe un ottimo motivo per acquistare da loro, i dolci bio “fatti in casa” non sono mica facili da trovare) e fanno tutto da loro (anche, per dire, le marmellate per le crostate, i ripieni etc).
Per la precisione non fanno *solo* dolci, ma anche preparazioni salate; hanno un servizio catering e fanno cucina a domicilio (pure cene per due, lo sapete che tra qualche giorno c’è una certa ricorrenza, verooo?), anche in versione vegetariana o “intollerante”. Ve l’ho detto che fanno anche un sacco di tipi di pane rigorosamente con il lievito madre? :-)
Anche loro sono molto gentili e disponibili e pronte al dialogo e a chiarire qualsiasi dubbio abbiate. La cosa bella di comprare direttamente dai produttori è proprio questa, la possibilità di potersi rapportare con persone e non con i banchi frigoriferi o gli scaffali del supermercato :-P
Il signor Maggiarra, vabbeh, lo dovete assolutamente conoscere, è imperdibile. La sua azienda, certificata biologica, la conoscevo già di fama perché negli ultimi anni è stata sempre tra i primi classificati per la qualità dell’olio extravergine d’oliva nel catalogo del concorso Olio della Camera di Commercio di Roma, che guarda caso impaginiamo noi da anni (o meglio, che ormai *zac* impagina da anni) :-P
La famiglia Maggiarra si trova a Sonnino, in provincia di Latina, e produce olio da più di cinquant’anni. Gli olivi sono di varietà Itrana (anche detta “di Gaeta”); conosco bene questo tipo di olive perché la mia mamma quando voleva dire che le olive erano buone diceva “sono le famoooose olive di Gaeta” :-))) Le olive vengono raccolte rigorosamente a mano dalla pianta (non da terra, particolare importante), e ovviamente l’olio è estratto a freddo. Oltre all’olio vendono anche olive intere e patè di olive… inutile dirvi che il loro banco lo abbiamo saccheggiato.
Un altro banco che ricordo molto bene è quello dei vini di Simone Robertiello, perché alla vendita c’era una signorina molto gentile e con un sorriso bellissimo (che non guasta mai)!!
E poi c’era De Paolis, di Nerola, con l’olio (in primis), ma anche con ortaggi vari (e, in stagione, fragole!). Quest’azienda ha un sito molto carino con un sacco di belle foto decisamente esplicative. Anche loro li trovate in altri mercati, tipo a Ostia, A Ciampino e altrove, c’è tutto sul sito (consegnano pure a domicilio!); fateci un giretto :-)
E insomma non sono proprio riuscita a visitare ogni singolo banco (anche perché zac stava per uccidermi), ma se a questo punto non pensate che valga la pena prendere la macchina, o la bicicletta, o la metro e fare un giro a Testaccio siete proprio senza speranza!
Proprio in questi giorni sto scrivendo un pezzo per una pubblicazione dell’Azienda Romana Mercati sulle nuove tecniche di marketing nella filiera corta, cioè su come la grande distribuzione “squalesca” che affama i produttori e prende in giro noi che compriamo stia inesorabilmente appassendo sotto i colpi della consapevolezza della gente che ha ricominciato a informarsi, a scambiarsi informazioni e pareri sulla rete, nei blog, nei forum, sui social, e dovunque si possa esprimere un’opinione personale.
Quando il pasto nudo nacque, la parola “consapevolezza” era usata e capìta pochissimo, addirittura mi chiedevo se facessi bene ad usarla visto che comunicava poco, avevo pura che non trasmettesse ciò che volevo intendere. Adesso la vedo dappertutto e mi fa un piacere immenso perché vuol dire che siamo in tanti ad essere usciti dal sonno nel quale eravamo, ad aver ripreso in mano la nostra vita iniziando dal cibo che scegliamo di comprare e di mangiare.
Ecco perché ci tengo tanto a post come questo, e vi chiedo di farvi forza, uscire dalle vostre case, anche se si tratta di sacrificare un paio d’ore del vostro week end, e allungarvi nei mercati dove ci sono produttori consapevoli, parlare con loro, farli sentire giustamente orgogliosi del loro lavoro, perché coltivare e allevare in modo consapevole è molto più difficile che farlo con l’aiuto della chimica sintetica, ma come sapete è l’unica alternativa se vogliamo sopravvivere a noi stessi e a ciò che abbiamo combinato finora sul nostro bel pianeta.
Non mi resta che augurarvi buona passeggiata, e ricordarvi che questo mercato in particolare è aperto tutte le domeniche dalle 9 del mattino fino al tramonto, e oltre ai banchi dei produttori ci trovate anche una bellissima libreria per bambini e un sacco di banchi di artigianato, quello vero. Per qualsiasi informazione potete chiamare al +39.333.7035270 oppure scrivere a biomercato.lazio@aiab.it
Ci vediamo lì! :-)
Ciao, inizio con il dirti che se vivessi in Italia, sarei già socia del Pasto Nudo e che cercherei di nuovo di comprare dai piccoli produttori come facevo quando vivevo a Roma, ma domani staremo tornando in Peru dove invece mi piacerebbe aprire una bakery basata solo sulla promozione dei prodotti locali, di nicchia. MI accompagna l’ebook della Cucina Consapevole !! un bacio e grazie per tutto questo lavoro !!