Ormai l’avete capito, io “parlo a nuora perché suocera intenda”, vale a dire che quanto scrivo in questa rubrica non è tanto diretto a voi pastonudiste e pastonudisti doc, quanto a chi è di passaggio su questo benemerito blog. Insomma voi potreste fare benissimo a meno di leggere questo post perché tanto i “sofficini formaggio più mozzarella”, di cui ora vi parlerò, non li dareste mai da mangiare ai vostri pargoli (è vero?).
Ma voi siete voi, mentre c’è tanta gente che trova questi surgelati autentiche leccornie a buon mercato per i propri bambini, ignara del fatto che, per gli ingredienti che contengono (sale in quantità, in primis), essi possono dare una sorta di dipendenza e attentare all’innocenza gustativa propria dell’infanzia.
Cosa sono in realtà questi benedetti (si fa per dire!) sofficini che la Casa Madre definisce spudoratamente “mitici, (con) ripieno vibrante, (dal) gusto roboante” con l’invito da imbonitore: “fatti venire l’acquolina in bocca con il gusto dei formaggi più un cuore di mozzarella filante”? La risposta sta nell’elenco degli ingredienti riportati in etichetta che sono: latte scremato reidratato, farina di grano tenero, mozzarella 8%, olio di semi di girasole, formaggio 5%, uova, amido di frumento, sale, formaggio lochkaese 0,7%, succo di limone da concentrato, lievito di birra, paprica, estratto di malto d’orzo.
Lasciamo stare il latte scremato reidratato che, per chi non l’avesse capito, è latte scremato in polvere ridisciolto in acqua (che orrore!), l’amido di frumento, che in questo caso potrebbe avere la mera funzione di far volume, il sale, che sarebbe salutare far consumare ai bambini il meno possibile, il lievito di birra, che agirà probabilmente da esaltatore del gusto perché è ricco di suo di glutammato, e l’estratto di malto d’orzo, che in verità non so proprio che ci sta a fare. Guardiamo invece i tre ingredienti che dovrebbero caratterizzare il prodotto dal punto di vista nutrizionale, cioè la mozzarella, il formaggio (di tipo ignoto) e il formaggio lochkaese (qualcuno di voi sa che cos’è? forse è il formaggio che mangia il mitico mostro di Loch Ness?).
Mozzarella: 100 grammi di sofficini ne contengono 8 grammi, il che vuol dire che la confezione intera di 250 grammi, fatta di 4 pezzi, ne contiene 20 grammi;
Formaggio: 100 grammi ne contengono 5 grammi, quindi la confezione intera ne contiene 12,5 grammi;
Formaggio lochkaese: 100 grammi ne contengono 0,7 grammi, quindi la confezione intera ne contiene circa 1,7 grammi, praticamente un’inezia.
Insomma, in una confezione intera di sofficini ci sono soltanto 34 grammi di formaggi (di cui 20 di mozzarella e il resto di altri due formaggi) e 216 grammi di ingredienti di nessuna o scarsa rilevanza nutrizionale. E pensare che la mamma ricorre a questo prodotto pensando di dare al suo bambino un abbondante e nutriente secondo piatto fatto di formaggio! Orbene, considerando che la porzione dei formaggi freschi raccomandata per un bambino è di 50-60 grammi, non basterebbe un’intera confezione di sofficini per arrivare a questa quantità. Senza contare poi la qualità dei formaggi. Voi una mozzarella tenuta congelata a lungo e poi scongelata ve la mangereste? Per antica tradizione la mozzarella andrebbe mangiata entro 3-4 giorni dalla data di produzione e non andrebbe mai — ripeto mai — conservata in frigorifero, perché il freddo ne mortifica il sapore. Purtroppo, oggi, per alchimie tecnologiche varie e grazie alla conservazione in frigo, la scadenza delle mozzarelle confezionate è di alcune settimane. O tempora, o mores… e povere le nostre mozzarelle!
Guardiamo al prezzo. Una confezione costa 1,5 euro e contiene 34 grammi di formaggi. Applicando l’equazione che vi riporto alla fine del post, si calcola che quei 34 grammi di formaggi contenuti nella confezione costano circa 44 euro al chilo. Dunque costano all’incirca 4 volte in più di una buona mozzarella o robiola fresca, il cui prezzo medio è di 12 euro al chilo.
Ergo, sarebbe più conveniente in termini di costi e valore nutrizionale che la mamma comprasse della mozzarella fresca o della robiola e ne desse da mangiare al suo bambino una bella porzione di una cinquantina di grammi (semmai accompagnata da una fetta di buon pane o sotto forma di mozzarella in carrozza come nella foto di apertura). Questo secondo le costerebbe circa 60 centesimi di mozzarella. Così, in ossequio al vecchio detto napoletano “sparagne e cumparisce” (risparmia e fa una bella figura), la buona mamma risparmierebbe e si farebbe bella agli occhi del pargoletto per l’ottimo piatto preparatogli. Altro che quei 4 miseri sofficini, il cui ripieno non è affatto “vibrante”, ma tutt’al più tremolante, e il gusto, piuttosto che “roboante”, è da definire intontente (per i suoi ingredienti fasulli). Non dimentichiamo che i sofficini si possono preparare in casa come si deve, la Sonia avrà sicuramente in serbo la ricetta giusta, vero?).
Perdonatemi l’esercizio di Economia domestica che vi ho costretto a fare (questi prof non perdono mai il vizio!), ma di questi tempi — povertà dilagante — dobbiamo tornare a far di conto, come era costume prima che arrivasse il consumismo ad annichilire buon senso e parsimonia.
Ecco l’equazione: 34 (il contenuto in grammi dei formaggi presenti nella confezione intera) sta a 1,5 (il prezzo in euro della confezione), come 1000 (grammi, cioè 1 chilo) sta ad X (cioè il prezzo di 1000 grammi), cioè 1,5 x 1000/34 = 44 euro
Post scriptum
Su Valore alimentare on line potete trovare i miei consigli per scegliere bene e spendere giusto in occasione delle feste natalizie. Un augurio di felice anno nuovo dal vostro prof.
Ma ci sono ancora i sofficini, nei supermercati italiani? Tutti si lamentano della crisi e poi vanno a comperare il nulla ripieno del nulla (e manco tanto buono, da quel che ho capito). Pensavo che l’incitrullimento da pubblicita’ tipico degli anni ottanta fosse passato. Perche’ ci sara’ di sicuro una pubblicita’, vero? E dei regali -magari dei giocattolini- con la raccolta punti? :-)
Ah, “lochkaese”, tradotto letteralmente, in tedesco significa formaggio (=kaese) coi buchi (=loch). Non so se sia dell’emmenthal o cosa, ma mi sa che nei sofficini il formaggio se lo sono dimenticato e ci han messo solo i buchi! :-)
Ci sono, ci sono i sofficini e ahimè la gente li compra. L’ altro giorno ero all’ outlet ( non sparatemi!) a fare la scorta di bagno di schiuma al sapone di Marsiglia ( si trova solo li con il ph giusto) per lavaggio miei cagnoloni e i carrelli di chi comprava erano pieni di cibi pronti simili ai sofficini. Ma che risparmio e’ ? Ma prof., io dove trovo una buona mozzarella a 1, 20 euro per 100 grammi? Giuro, non la trovo ( e dunque in perfetto stile Pastonudista ne compro una che costa il doppio, biologica, bio dinamica , che schizza salute da tutti i suoi buchi e la mangio una volta al mese anziché due…) .
Che bella questa lezione di matematica!… amo le equazioni; anche perché i risultati-come in questo caso- sono veramente sorprendenti. Grazie Prof di questo istruttivo post veloce ed intenso!
Lo prescriverò :-)
Bellissimo post Professore! Spero che le mamme (e non solo…) di passaggio sul blog si soffermino e apprendano quanto sia davvero semplice scegliere la semplicità!
Io purtroppo di sofficini da bambina ne ho mangiati davvero tanti… fortunatamente avevo anche il gusto per le cose buone e il buon senso di cercare la verità e dunque ora mia figlia non subisce la setssa sorte :-)
Qualcuno di voi forse si sarà chiesto perchè non ho fatto alcun cenno all’ingrediente “uovo” che, come ho avuto modo di scrivere recentemente su Valore alimentare on line, è un alimento di tutto rispetto (non per i vegani, ovviamente).
Lo faccio ora: nell’elenco degli ingredienti presenti nei sofficini l’uovo si trova collocato dopo il formaggio (presente in una percentuale del 5%). Poiché gli ingredienti sono elencati per legge in ordine decrescente di quantità, si può dedurre che l’uovo è presente nei sofficini in quantità tutt’al più pari al 5%, cioè in 100 grammi di sofficini ci saranno tutt’al più 5 grammi di uova, che nella confezione da 250 grammi diventano 12,5 g (vale a dire poco più di un decimo di uovo da 80 grammi). Dunque si tratta di una quantità non degna di considerazione. Approfitto per dirvi che, quando leggete l’etichetta di un qualsiasi prodotto per vedere gli ingredienti, non è tanto importante la presenza di un dato ingrediente, quando la sua collocazione nell’elenco (se sta alla fine, vuol dire che ce n’è ben poco e allora, se l’ingrediente è nobile, è una specie di specchietto per le allodole).
@Graziella Carnevali: Ha ragione, se si va al negozio, una buona mozzarella costa di più. Vivendo in una zona di produzione di mozzarelle, la vado a comprare direttamente all’azienda e la pago 12 euro al chilo. Se si va a comprare in un’azienda che è al top, come quella bio dell’azienda Vannulo di Capaccio, la si paga sui 13 euro al chilo. A Conegliano, dove vado spesso, trovo un’ottima mozzarella al Caseificio Perenzini (mi pare per 11 euro al chilo). Dalle sue parti, alle Cascine Orsine di Bereguardo, i bocconcini di mozzarella (sono di latte vaccino) costano intorno ai 14 euro. Da tener presente che oggi si chiamano mozzarelle sia quelle fatte con latte di mucca che quelle fatte con latte di bufala, ma fino a che il regolamento non le battezzasse allo stesso modo (creando ovviamente confusione), quelle fatte con il latte di bufala erano mozzarelle, le altre soltanto fior di latte.
condivido subito per le mamme non consapevoli o ignare di ciò che realmente danno ai loro figli….
Io lo ammetto ho la mia primogenita che ogni tanto li reclama e solo raramente io glieli concedo l’adolescenza porta al rimpinzarsi di schifezze…e la consapevolezza che porto nell’alimentazione di ogni giorno un po’ la salva
Grazie mille per questo post. In particolare grazie per il riferimento iniziale al problema del modificare l’innocenza gustativa infantile. Vivendo in Nordamerica mi accorgo di come qui tutto sia piu’ salato e piu’ dolce, proprio perche’ in media le persone sono state abituate fin da bambini a un uso esagerato di sale e zuccheri. Le conseguenze poi le conosciamo.
Comunque, visto che anche la mia innocenza gustativa era stata traviata a suo tempo dai sofficini in scatola, mi son trovata recentemente a rifarli, partendo da zero e solo da prodotti consapevoli. E il risultato e’ stato, come facilmente prevedibile, molto superiore e neanche paragonabile al ricordo di quelle mezzelune industriali.
Secondo me esagerate