La storia del gelato è la stessa di tanti altri alimenti che sono caduti nelle mani implacabili dell’industria: è diventato la brutta copia di se stesso. Quando si preparava in casa o nelle gelaterie artigianali, il gelato era fatto con ingredienti freschi e di ottima qualità (latte, uova, zucchero, frutta). Per questo era non solo saporito e rinfrescante, ma anche di alto valore nutrizionale.
L’industria alimentare ha compiuto un’operazione spregiudicata: ha sostituito gran parte di questi nobili ingredienti con altri scadenti, come latte in polvere, grassi vegetali, additivi e sostanze di vario genere. Il risultato è che il gelato non nutre più (i dietologi che si ostinano a dire che un gelato vale un pasto commettono un grave errore), non è più gustoso (anzi provoca un certo disgusto in chi ha il palato non abituato agli intrugli che l’industria propone come alimenti), e non rinfresca nemmeno più (anzi lascia una sete da pazzi dopo averlo consumato). Stando così le cose, c’è da chiedersi se ha ancora senso mangiare in estate gelati del genere che costano sì poco più di un euro ma non valgono niente.
Questa è la storia, che ho vissuto da consumatore, degli eventi che hanno portato allo scadimento della qualità del gelato.
In principio era il sorbetto al limone, una mistura di acqua, succo di limone e zucchero, che aveva il candore, la consistenza e la natura algida della neve. Dolce e rinfrescante ad un tempo, era per noi bambini reduci dalla miseria e dalla fame della guerra, ad un tempo leccornia e refrigerio per l’estate.
A venderlo per istrada c’erano gelatai ambulanti che, incuranti del solleone, trascinavano il loro carrettino-gelateria adornato di tanti turgidi e profumati limoni. Poi i limoni esposti diventarono di plastica, che a guardarli mettevano tristezza; il prezioso e rinfrescante succo che se ne ricavava venne sostituito da aromi di incerta natura e dal sapore equivoco, e così smisi di mangiare il sorbetto. Ma il peggio doveva ancora venire.
Ricordo che prima dell’avvento dei frigoriferi, per conservare il cibo durante la stagione estiva si utilizzavano enormi pezzi di ghiaccio a forma di parallelepipedo. Li vendevano appositi negozi e ai fratelli più grandi toccava il compito di trascinarli in spalla fino a casa. Che fatica, ma la spalla non si ghiacciava perché la si proteggeva dal freddo con un panno ricavato da logori sacchi, credo di juta.
Ma quel ghiaccio serviva anche ad altro: scorticato a poco a poco con una grattugia (un piccolo arnese di alluminio provvisto di lama simile a una pialla) dava del ghiaccio sminuzzato che a Napoli chiamavamo “rattate” (leggi “grattata”). Condita con succo di limone o con uno sciroppo (amarena o menta, religiosamente fatto in casa), si offriva come rinfresco agli ospiti.
Ma, da giovincello, ospite di una famiglia ricca perché compagno di scuola del rampollo di casa (e più bravo di lui in latino e greco, insomma una sorte di moderno precettore), scoprii che era usanza dei benestanti offrire, al posto della misera “grattata”, un vero gelato preparato con ingredienti di alto pregio nutrizionale, perché fatto di uova, latte fresco, zucchero e panna. Anche a causa del consumo di questi ipercalorici gelati, l’obesità era allora un “privilegio” dei ricchi, oggi purtroppo è una prerogativa perniciosa dei poveri (soprattutto di quelli che lo sono culturalmente).
Intanto gli sciroppi diventavano sempre più industriali, di amarene e menta poco o niente ma di aromi e coloranti tanti, e così smisi di consumare “rattate” agognando un gelato da ricco.
Quando arrivarono le gelaterie artigianali, la mia voluttà fu appagata. Noi giovincelli ci concedevamo il gelato al pomeriggio di festa. Lo consumavamo passeggiando per il corso principale del paese guardando sott’occhio le giovincelle anche loro armeggianti con coppetta e cucchiaino. Per il pranzo domenicale delle famiglie le gelaterie proponevano lo spumone. Era squisito, ma il suo carico di zucchero, panna e uova, si sommava alla montagna di calorie dell’abbondantissimo pranzo domenicale (che durava ore ed era una sorta di rituale per esorcizzare lo spettro della fame tanto a lungo sofferta durante la guerra).
Vuoi che in pieno fervore consumistico l’industria alimentare non pensasse di portare dalla sua parte i golosoni del gelato? Fu così che arrivarono i gelati industriali, dai cornetti con la cialda croccante o quelli rivestiti di cioccolata e provvisti di stecchetta di legno perché fossero portatili, ai dolci-gelati da portare a casa per chiudere un pranzo. Con l’aggiunta degli addensanti il gelato si scioglieva più lentamente di quello artigianale, quindi lo si poteva consumare senza troppa fretta.
Stando ai dati, il gelato industriale ha avuto un successo enorme: oggi in Italia se ne consumano ogni anno più di 5 chili a testa. Ma che gelato mangiamo? Basta guardare gli ingredienti elencati in etichetta per rendersene conto. A mo’ d’esempio vi riporto quelli di due gelati tra i più reclamizzati e consumati, il cornetto Algida e il “Gran Soleil” di Ferrero.
Cornetto Algida
Si contano ben 20 ingredienti.
I primi della lista (quindi i più abbondanti) sono latte scremato reidratato (cioè latte in polvere sciolto in acqua), zucchero, farina, olio vegetale (probabilmente di cocco o di palma) e sciroppo di glucosio-fruttosio (si ottiene in laboratorio, di solito dall’amido di mais).
Della triade fondamentale del gelato di una volta (zucchero, latte e uova) è rimasto lo zucchero, mentre il latte fresco è stato sostituito da un suo sottoprodotto, il latte in polvere per l’appunto. E le uova dove sono andate a finire? Se ne trova una flebile traccia alla fine dell’elenco degli ingredienti, dove si legge albume d’uovo. Dunque, non l’uovo intero, ma soltanto l’albume, e per di più come ingrediente presente in minore quantità.
Mancando le uova, viene meno il potere che hanno alcuni loro componenti di tenere insieme, in forma di emulsione, la parte acquosa e quella grassa del gelato (che per loro natura tendono a separarsi). Questo il motivo per cui tra gli ingredienti del Cornetto Algida troviamo ben tre additivi alimentari che funzionano da emulsionanti, i mono e digliceridi degli acidi grassi (E 471), che sono prodotti trasformando chimicamente grassi per lo più vegetali; i fosfatidi di ammonio (E 442), che si ottengono legando il calcio ad acidi grassi vegetali; e la lecitina di soia (E 322), un sottoprodotto della produzione dell’olio di soia. Avrete notato che dopo aver mangiato un gelato del genere avvertite in bocca una spiacevole sensazione di grasso. È appunto l’effetto spiacevole di queste sostanze.
Ma non è finita. Nel Cornetto Algida c’è un altro additivo alimentare, l’alginato di sodio (E 401), un prodotto ricavato dalle alghe brune che ha potere addensante/gelificante, cioè fa sì che il gelato, una volta levato dal congelatore, invece di diventare rapidamente una brodaglia, rimane consistente per un po’ di tempo così da essere leccato o mangiato col cucchiaino mentre si passeggia o stando seduti al tavolino. Fate caso al fatto che, dopo aver mangiato un gelato del genere, avvertite sete. Il motivo è che gli alginati, non essendo digeriti, si concentrano nell’intestino e qui richiamano acqua dalle mucose generando la sensazione di sete.
Ci sono poi altri ingredienti di scadente qualità di cui il consumatore potrebbe fare tranquillamente a meno, come l’amido di patata e di frumento, le proteine del latte, e lo sciroppo di glucosio che si ricava dal mais.
Gran Soleil
Contiene anch’esso una ventina di ingredienti.
I primi della lista (quindi i più abbondanti) sono: acqua (sic!), zucchero, yogurt, succo di mandarino (9%) e grasso vegetale (probabilmente olio di palma o di cocco).
E, a seguire, ingredienti di scarsa qualità come amido modificato, alcool buongusto (?) e le solite proteine del latte. Non mancano gli additivi alimentari, sono quattro e comprendono un esaltatore di sapidità (sciroppo di sorbitolo – E 420), un acidificante (acido citrico – E 330), un addensante (pectina – E 440) e un emulsionante (esteri di saccarosio di acidi grassi – E 473).
È commercializzato in forma liquida, poi quando lo si vuole consumare, si lascia nel congelatore e il gelato è servito. In etichetta si riporta, con lo spudorato intento di convincere il consumatore della bontà del prodotto, che non ci sono coloranti e conservanti. Bastasse questo per dare valore al gelato!
A mio avviso prodotti del genere non hanno niente a che spartire col vero gelato. E sostenere che valgano un pasto completo è un’eresia. Anzi, considerato che il loro carico calorico viene soprattutto dagli zuccheri, potrebbero far parte della malfamata categoria degli alimenti dalle calorie vuote, che annovera le bevande colorate e zuccherate e le merendine.
Non è che con i gelati “artigianali” oggi siamo messi meglio. Ci sono gelaterie che impiegano i “semilavorati”, gelati quasi pronti che le gelaterie comprano dalle industrie alimentari, addizionano di latte o acqua e poi “personalizzano” con piccole aggiunte allo scopo preminente di renderli più attraenti.
Altre usano “la base” industriale, che è una miscela di addensanti arricchita tra l’altro con proteine e latte in polvere, oppure il “neutro”, sempre industriale, che è una miscela di addensanti ed emulsionanti. Tali prodotti sono addizionati agli ingredienti caratterizzanti il gelato (latte, zucchero, ecc.).
Se si vuole fare una graduatoria per la qualità del gelato artigianale lo scettro va al gelato fatto soltanto di ingredienti freschi di qualità e addizionato di un addensante come la farina di semi di carrube. A scendere nell’ordine il gelato fatto con il “neutro”, poi quello con la “base” e infine quello con il “semilavorato”.
Fortunatamente, ci sono in commercio gelati ancora degni di questo nome. Purtroppo però sono delle rarità, e perciò bisogna andarseli a cercare col lanternino. Ormai ogni città ha qualche gelateria virtuosa. Anche nei negozi bio si possono trovare buoni gelati preconfezionati. Poi, se si va in Sicilia, si possono ancora gustare granite gelate come le facevano gli Arabi, cui va il merito di averle inventate.
Per capire se un gelato è davvero artigianale, dovete conoscere gli ingredienti utilizzati (da chiedere al gelataio sperando che ve li dia e correttamente).
Per orientarvi, eccovi alcune indicazioni:
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- Meno ingredienti ci sono, più alta è la qualità. Un gelato che ha più di 8-10 ingredienti è poco credibile.
- Gli ingredienti di un buon gelato artigianale sono: latte fresco, uova fresche, panna, zucchero. Accettabile un aroma naturale come l’estratto di vaniglia. Per i sorbetti: succo di limone o di altra frutta, (più ne contiene, più è pregiato), zucchero. Accettabile un addensante come la farina di semi di carrube (E 410). Da tener presente che se si eccede con gli addensanti si può avere fermentazione intestinale e sete.
- Gli ingredienti che indicano che il gelato non è artigianale sono (lista non completa): latte scremato reidratato, latte scremato concentrato, siero di latte scremato parzialmente delattosato reidratato, latte in polvere, proteine del latte, oli e grassi vegetali, sciroppo di glucosio-fruttosio, lattosio, destrosio, albume d’uovo, tuorlo d’uovo, amido, emulsionanti, esaltatori del gusto, coloranti, aromi di sintesi, aromi naturali.
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Io, vivendo lontano dalle comodità della città, ed essendo poco propenso ad usare la gelatiera perché maldestro al massimo grado, mi sono inventato un gelato facile facile: mischio yogurt bio con frullato o succo di frutta fresca, lascio la mistura nel freezer fino a che non arriva alla consistenza del gelato (ci vuole circa un’ora). Lo tiro fuori e me lo mangio. Yogurt bio se ne trovano anche nei supermercati convenzionali, se ne può trovare uno (Scaldasole) che si fregia addirittura del marchio di qualità biodinamica Demeter, ma ve lo potete anche fare in casa con il latte a km 1000* seguendo le indicazioni della chiar.ma prof. culinaria Sonia.
Io trovo il mio gelato casereccio sano, saporito, nutriente e rinfrescante. E costa poco.
A volte, a pranzo, vuoi che il caldo leva la fame, vuoi che non hai voglia di cucinare, può diventare un pasto (insieme a frutta fresca e un pezzo di pane rigorosamente semintegrale e a pasta madre). Pasto povero? No, nutriente e dietetico.
Sulla rivista Valore alimentare (numero estivo 2012) nella rubrica “Occhio alla spesa” trovate il confronto per la qualità tra tre cornetti gelati.
Sul sito di Valore alimentare è appena uscito un mio post (Il caldo e la salute) dove, tra l’altro, trovate alcune indicazioni per scegliere un buon gelato.
*Notizia dell’ultima ora: ho scoperto un altro buon latte fresco intero bio. È targato “alta qualità”, è italiano e si chiama latte Cansiglio; proviene dall’altopiano omonimo delle Prealpi carniche. Quanto prima andrò da quelle parti per vedere come sono tenute le mucche. Vi farò sapere.
Caro Prof
proprio stasera, in previsione di seguire la partita, mi era balenata la voglia e l’idea di comprare un gelato…poi ho pensato di lascira perdere proprio per le stesse motivazioni che lei spiega cosi bene nel post. E’ vero, quel buon gelato al limone che mangiavo da piccola intorno al chioschetto dei giradini pubblici e ci trovavo anche i semini dentro…chi se lo scorda? Tenendo conto che erano i limoni della costiera amalfitana!
Ora un buon gelato lo faccio anche io da me, il problema è che quando si è fuori con i bambini la tentazione di prenderne uno confezionato è forte.
Una domanda: fra tutte le marche di gelati industriali se ne salva almeno una che usa una certa panna, o almeno latte non in polvere , uova vere o sono tutti una grande banda?????
Fantastico, questo post! La storia del gelato da “fatto in casa” a “schifezza” (ma potrebbe essere applicato a tantissimi altri alimenti), inserita nella storia quotidiana di una persona! Sembrava di vedere un film, mi sono immaginata persino gli abiti e le pettinature che cambiavano a seconda della moda del tempo…;-)
Noi, su al nord, avevamo trovato un gelato Demeter (italiano, a chilometro 1000, ma qualcosa ce lo concediamo, no?;-)), decisamente ottimo. L´ho visto anche in Italia, da Naturasí, ma il prezzo era molto piú caro (e nessuno mi ha saputo spiegare perché un prodotto italiano costasse meno all´estero). Peró in Italia credo si trovino ancora parecchie gelaterie che fanno bene il loro lavoro (a Trento, almeno). Qui, purtroppo, non c´é la cultura del gelato. Si trovano, ma sembra di mangiare delle big bubble (quei chewingum schifosi rosa di vent´anni fa), che mi sa che con un poco di impegno vengon fuori anche le bolle! Rimediamo con della granita fatta in casa, cosí ci posso mettere anche pochissimo zucchero come piace a me. I limoni qui son proprio felici e non temon concorrenza alcuna, e anche la bimba si diverte a farla. Grazie per aver condiviso con noi i suoi ricordi!
[…] da molto tempo) in cucina per preparare gelati fatti in casa a base di tè -leggete cosa si dice in proposito sul gelato- o granite con questo ingrediente (mi prometto di riportare la ricetta). Per il salato, alcuni tè […]
Ho provato con piacere la gelateria “Neve di latte” ed è stato bello appurare che i gusti sono “gustosi”, nel senso che hanno il sapore vero, rotondo e completo che ti aspetti…e non trovi nomi strani e colori strambi, ma il colore naturale degli ingredienti usati! Sono uscita dalla gelateria dissetata e non come sempre con la bocca arsa! Un vero piacere, una vera coccola fisica e mentale! :)
Mi chiedevo Prof. Giannattasio…se ha avuto modo di provare il prodotto finito, l’uso della gelatiera in casa permette di avere buoni risultati usando gli ingredienti veri del gelato (latte fresco, uova fresche, panna, zucchero) oppure come tanti attrezzi tecnologici propone prodotti non all’altezza delle aspettative?
Grazie
Perchè nella lista di ingredienti che indicano che il gelato non è artigianale sono presenti albume d’uovo e tuorlo d’uovo?
Grazie
@Soniuccia68: io l’unico gelato industriale che ho trovato con ingredienti discreti è quello Haagen daaz…decisamente meglio della maggior parte delle gelaterie pseudo-artigianali che si trovano in giro..
i grassi sono piuttosto alti e ovviamente non è bio, ma se proprio proprio si deve andare sull’industriale credo questo sia una buona scelta, credo :)
@vale: ho trovato in un topic (del 2008, però, sob) sul forum di “sai cosa ti spalmi” questa lista di ingredienti di un gelato Haagen Dazs (al dulce de leche): Panna fresca, latte scremato, soluzione zuccherina (zucchero, acqua), crema mou 10% (latte intero concentrato zuccherato, sciroppo di glucosio ricavato da frumento, acqua, sale, aromi naturali: vaniglia), variegatura caramellata 10% (latte intero concentrato zuccherato, zucchero, acqua, sciroppo di glucosio ricavato da frumento, olio di cocco, gelificanti: pectina; emulsionanti: lecitina di soia, sale, aromi naturali: vaniglia), tuorlo d’uovo, zucchero.
Non so che pensare, che ne dice, prof? Mi sembrano un mucchio di ingredienti, però più per la variegatura che per il resto. A me non so perché hanno sempre lasciato un sapore appiccicoso in bocca (quando li mangiavo, più di dieci anni fa) e tanta sete.
Quello che poi proprio non mi piace è che se ho ben capito l’Haagen Dazs è della Nestlé. Bleah.
@izn si in effetti gli ingredienti di questo fanno un po’ pena, mi pare che però sui gusti semplici la base non sia male (in confronto alle altre marche ovviamente, ma con ciò non intendo sia un buon gelato, forse mi ero spiegata male) è che in effetti al supermercato, se proprio uno DEVE comprare il gelato e non ha alternative, mi sembra il meno peggio…:)
e sì, lascia comunque la bocca un po’ impastata e una sete immane, che a quanto mi risulta dipende la prima dai grassi e la seconda dagli zuccheri molto alti..
PS no dai, nestlè pure questo??!!! o caspita, mi tocca boicottare pure l’haagen dazs!!! mannaggia
cmq ti dirò, io alla fine mi son fatta un minicorso per fare i gelati e alla fine me li preparo in casa come dico io….è l’unica alternativa per poterlo mangiare sano e buono ad un prezzo medio/basso..
ovviamente qualche ottima gelateria artigianale in zona ce l’ho pure io, però i prezzi si aggirano sui 15/17 al kg, che saranno pure onesti per il rapporto qualità/prezzo, ma comunque a 3/4 euro a cono rimane un “vizio” da centellinare..
@vale: ma infatti!! Poi farli in casa una volta presa la mano ci vuole veramente poco e sinceramente hanno proprio un altrissimo (neologismo!! :-D) sapore! :-)
@soniuccia68: A nord di Roma c’è una ditta che produce un gelato con ingredienti di qualità. Si chiama “La via lattea”. Li conosco bene e so che è gente seria perchè sono stato per decenni il loro medico curante. Ogni anno a Sana vado a gustarmi da loro un bel gelato. Potete contattarla tramite il loro sito per sapere i rivenditori. credo che distribuisca in tutta Italia. Nei negozi biologici si trovano i gelati della ditta Rachelli (se evitasse di usare lo sciroppo di glucosio i suoi gelati sarebbero perfetti).
@Claudia: Dei limoni e delle arance di quelle parti lì (ma anche della gente che ho frequentato) ho dei ricordi bellissimi dei miei soggiorni a Maputo dove insegnavo all’Università locale.
@tutte: Mi avete convinto, vado a comprare una gelatiera, poi chiederò alla mia signora di prepararmelo. Vi farò sapere. Comunque a me piace il gelato con lo yogurt bio che sono avvezzo a consumare.
@Vale: perché i termini di albume e tuorlo stanno ad indicare prodotti derivati dalle uova ma sottoposti a trattamenti particolari che li riducono in polvere. Poi sono sciolti in acqua.
L’Haagen-dazs un tempo era accettabile, ora è industriale al 100%.
@Sara77: Ripeto, non ho esperienza di gelatiere.
Buona sera,
prendete le gelatiere con il motore refrigerante incorporato, funzionano benissimo e viene davvero un ottimo gelato. Le altre con il contenitore da mettere a congelare nel freezer non raffreddano per niente.
grazie
in effetti le ultime volte che ho comprato un gelato industriale ho avuto le stesse deludentissime sensazioni che ha riportato il prof e diversi di voi. negli ultimi anni ho notato uno scadimento pazzesco. che poi l’avete notato? fanno una miriade di formati, ma la base è al 99% la stessa, una crema bianca alla vaniglia farcita poco di qualcos’altro. personalmente non credo che comprerò più gelati quest’estate.
mi ha incuriosito molto lo yogurt congelato.. c’era stato un periodo che facevo lo yogurt da me, poi la bimba ha smesso di consumarlo, devo rifarlo, la frutta in questo periodo non manca.
Bellissimo post, molto evocativo. Ed esauriente come sempre! Grazie.
Per chiunque cerchi gelati confezionati di qualità discreta confermo Rachelli, già segnalato dal prof. ma ce n’è anche un’altro di cui non ricordo il nome… non appena lo recupero dalla memoria (o passo al negozio a vedere qual è che forse è meglio), vi posto il nome!
Per le gelaterie artigianali invece mi sento di segnalare (oltre alla pluricitata Neve di Latte che è il non plus ultra ma sta solo a Roma e solo a Flaminio…) anche le gelaterie Grom. Sono moltissime, e questo lascerebbe deporre a loro sfavore, ma hanno centralizzato la produzione delle miscele e lasciano alle singole gelaterie solo l’opeazione di mantecatura per cui la qualità è costante ovunque. inoltre producono solo con ingredienti freschi, selezionatissimi e senza l’aggiunta di additivi di alcun genere. Non sono bio, ma per farvi capire la filosofia, molta della frutta che usano viene dalla loro azienda agricola, che si chiama Mura mura (“piano piano” in malgascio) e che applica un metodo di coltivazione biologico tendende al biodinamico. Il gelato è buonissimo. Trovate tutte le info su http://www.grom.it compresi i punti vendita (Soniuccia68 in toscana ce n’è qualcuno, dai un’occhiata).
Per chi invece chiede lumi sulle gelatiere, bè sono una meraviglia. io faccio il gealto in casa da un paio di anni e sono molto soddisfatta. Ho sia il modello con compressore esterno che quello da inserire nel freezer (pero della KitchenAid) e devo dire che anche questo funziona benissimo, è solo un po’ scomodo perché la vaschetta deve refrigerare almeno 15 ore. Ora che ci penso ci manca una bella ricetta di gelato da fare in gelatiera… quasi quasi…
Ragazze di Roma e dintorni,
posto qui un posticino molto carino e a Km0 dove mangiare il pesce a Fiumicino (Roma),
ci sono stata l’altra sera e davvero siamo rimasti soddistfatti.
Sia per la cucina che per la consapevolezza del mangiare
Piano piano cs stanno sensibilizzando anche i ristoratori!!
:)
[…] un interessante post del prof. Matteo Giannattasio che spiega molto bene come è nato il gelato, cos’era e cosa è […]
[…] “Ricordo che prima dell’avvento dei frigoriferi, per conservare il cibo durante la stagione estiva si utilizzavano enormi pezzi di ghiaccio a forma di parallelepipedo. Li vendevano appositi negozi e ai fratelli più grandi toccava il compito di trascinarli in spalla fino a casa. Che fatica, ma la spalla non si ghiacciava perché la si proteggeva dal freddo con un panno ricavato da logori sacchi, credo di juta. Ma quel ghiaccio serviva anche ad altro: scorticato a poco a poco con una grattugia (un piccolo arnese di alluminio provvisto di lama simile a una pialla) dava del ghiaccio sminuzzato che a Napoli chiamavamo “rattate” (leggi “grattata”). Condita con succo di limone o con uno sciroppo (amarena o menta, religiosamente fatto in casa), si offriva come rinfresco agli ospiti.” da Il Pasto Nudo. In principio era il gelato. […]
ciao! a proposito di “finto-gelato” super veloce da fare in casa, io spesso faccio così: stesso peso di frutta surgelata (da me, già pulita e tagliata a pezzetti) e di yogurt freddo, a piacere zucchero o miele (o se la frutta è già molto dolce nulla), il tutto messo nel mixer con le lame e fatto andare ad alta velocità. è un buon modo per non buttare pesche e albicocche (o ciliege, fragole…) che eccedono al momento della maturazione e non sai più che fartene… lavate e surgelate durando anche qualche mese!
Ma non mi prendo il merito della ricetta, l’ho trovata qui.
ciao ciao
Loretta: grazie, quando andremo a firenze proverò.
Ho pensato che quando li trovo vi trascrivo gli ingredienti dei gelati biologici confezionati che proviamo, così il prof ce li boccia tutti :-) Eccone uno:
Naturattiva Riso
6 mini stecchi di latte di riso ricoperti di cioccolato
acquistato da Naturasì
Estratto di riso* (46%) (acqua, riso* (20%), olio di girasole*), cioccolato* (21%: pasta di cacao*, zucchero di canna grezzo* (50%), emulsionante: lecitine di soia), olio di cocco*, maltodestrine*, zucchero di canna grezzo*, sciroppo di glucosio*, destrosio*, proteina di piselli, stabilizzanti: farina di semi di carrube – gomma di guar, aromi naturali.
*biologico.
Mi chiedo, dove c’è scritto emulsionante lecitine di soia e non c’è l’asterisco, vorrà dire che proviene da soia non biologica? Quindi potrebbe essere ogm?
E che cos’è la proteina di piselli? E perché tutta l’ultima riga non ha l’asterisco “biologico”? :-P
Eccone un secondo:
Gildo Rachelli
6 mini stecchi al cioccolato ricoperti con cioccolato al latte e mandorle
acquistato da Naturasì
Latte fresco pastorizzato*, cioccolato al latte* (30%) (zucchero grezzo di canna*, burro di cacao*, latte intero in polvere*, pasta di cacao*, olio di cocco*), panna*, zucchero grezzo di canna*, mandorle* (6%), sciroppo di glucosio da riso*, uova*, cacao in polvere* (2,4%), cioccolato fondente* (0,7%), pasta di cacao*, zucchero*, burro di cacao*, vaniglia in polvere*), stabilizzante: farina di semi di carrube*.
*biologico
Mi fa piacere vedere che almeno lo sciroppo di glucosio non è da mais da ma da riso, però devo dire che sono un po’ delusa perché dopo averlo mangiato mi è venuta una sete terribile. Normalmente i secchielli di Gildo Rachelli sono molto migliori (forse per fare gli stecchi devi per forza fare dei compromessi?), oltretutto i secchielli se non sbaglio sono biodinamici :-P
@izn. Lascia stare il gelato di Naturattiva che sarà anche con marchio bio ma vale poco. Gli ingredienti senza asterico non sono biologici. Per la lecitina di soia non bio devo documentarmi.
La sete viene soprattutto dagli addensanti bio o non bio che siano e gli addensanti si mettono per mantenere consistente il più a lungo possibile il gelato passeggiando. Quindi cornetti e stecchi che uno si lecca strada facendo contengono più addensanti dei gelati in vaschetta che anche se si sciolgono non sbrodolano sui vestiti perchè tanto rimangono nel secchiello. Ma chi l’ha detto che il gelato si deve leccare passeggiando? Una considerazione, il gelato per ecccellenaza è il sorbetto, nome che viene dal verbo sorbire, ovvero bere lentamente non leccare. Dunque……
Io ho acquistato una gelatierina da niente e il gelato me lo faccio in casa con il latte con il tappo di panna (sto in Germania quindi non mi sento in colpa :P) succo di agave, e panna per il fior di latte che è spettacolare, e uova super happy e cacao per quello al cioccolato.. ho trovato la farina di semi di carrube rapunzel e devo dire che un cucchiaino aiuta..vuoi mettere il sapore del latte vero!!diciamo che proprio non viene la voglia di mangiare quelli confezionati!!
[…] polveri mischiate a latte o acqua: per chi volesse approfondire rimando a due link, questo e questo, più esaustivi di quanto potrei dirvi io che sono dietista e non tecnologa alimentare. Guardate […]
a chi interessa se abita a reggio emilia c’e’una gelateria “consapevole”dove fanno un gelato buonissimo si chiama Capo linea!!
[…] gelato (e su quello artigianale) ci sono alcune preziose informazioni qui-In principio era il gelato- il cui titolo già richiama l’idea intorno a quello che oggi viene chiamato gelato, ma che […]
A nome mio indico la gelateria Gli Elfi di Busnago (MB), utilizza latte biologico della valtellina, ottimo prodotto salutare e con un perfetto bilanciamento degli ingredienti. Da provare assolutamente. Non utilizza preparati…fanno tutto loro. Quando si dice voglia di lavorare
[…] polveri mischiate a latte o acqua: per chi volesse approfondire rimando a due link, questo e questo, più esaustivi di quanto potrei dirvi io che sono dietista e non tecnologa alimentare. Guardate […]
[…] polveri mischiate a latte o acqua: per chi volesse approfondire rimando a due link, questo e questo, più esaustivi di quanto potrei dirvi io che sono dietista e non tecnologa alimentare. Guardate […]