Ah, se tutti avessero la consapevolezza delle/dei pastonudiste(i) in fatto di scelte alimentari! Avremmo un mondo senza pubblicità, perché l’industria alimentare, non essendoci più persone da circuire, non sarebbe interessata a farla e a pagarla a peso d’oro. Invece la pubblicità ce la dobbiamo sorbire, impotenti, alla televisione, in rete e sulla carta stampata. Ci offende non di rado per la sua stupidità e a volte ci può indignare per la (non tanto) celata intenzione di fregarci.
merendine e pubblicità
È fatta di slogan imbonitori e di immagini, per dirla alla Crozza-Briatore, “da sogno”, che hanno facile presa sulla massa di persone condizionabili dal punto di vista dei consumi perché non informate correttamente o perché magari hanno rinunciato a usare quella dote preziosissima che si chiama buon senso.
Ho fatto queste riflessioni per l’ennesimissima volta mentre ero seduto, tremebondo, nella sala di attesa del dentista. Sfogliavo distrattamente un rotocalco, sapete, di quelli nazional-popolari, fatti di gossip e pagine intere di pubblicità, che di solito si trovano ammonticchiati da qualche parte nelle sale di attesa. E ineluttabilmente sono incocciato in una pagina inneggiante a una merendina (ah poveri questi bambini alla mercé dell’industria alimentare!) che a mio avviso, in un paese civile, potrebbe anche essere censurata per circonvenzione di incapaci (a causa degli slogan ad azione subliminale) e istigazione al consumo di cibo di scadente qualità (per gli ingredienti che contiene). Esaminiamo alcuni slogan che inneggiano a queste merendine e i relativi ingredienti.

“La nostra merendina utilizza cacao che proviene da tutto il mondo”

Mi sembra un’affermazione mistificatoria, messa lì per evocare nella gente l’idea che l’azienda produttrice faccia grandi sforzi e impegni molte risorse per andare alla ricerca del migliore cacao del mondo. Parole, parole, parole, perché se si fosse voluto informare correttamente il consumatore, si sarebbe dovuto indicare il tipo di cacao usato e il paese d’origine.

“La nostra merendina è fatta con cioccolato extra”

Anche qui si gioca con le parole. L’“extra” attribuito al cioccolato sta semplicemente a indicare che la cioccolata usata contiene almeno il 43% di cacao con il 25% di burro di cacao. Ma poiché, come indicato in etichetta, questo cioccolato è presente nel prodotto al 15%, è facile calcolare che in una merendina da 30 grammi di questo “cacao che proviene da diverse piantagioni del mondo” (ci risiamo col cacao mondiale; sarà forse quel cacao “meravigliao” di cui parlava Renzo Arbore?), ce n’è un’inezia (i napoletani direbbero una “‘ntecchia”). Spesso viene usato il termine “pepìte”, che suggerisce che questa “‘ntecchia” di cioccolata sia preziosa quanto l’oro.

“Offri qualità alla tua famiglia” oppure “la tua famiglia merita che tu gli offra qualità”

Qui si tocca il tasto dei sentimenti che in generale è abusato dalla pubblicità. Ma che banalità mi dite, è ovvio che la mia famiglia merita la qualità e proprio per questo io non andrei mai a comprare una merendina industriale al cioccolato, considerando quello che c’è dentro (in verità io già soltanto leggendo gli slogan di cui sopra non lo comprerei perché mi sentirei offeso di essere trattato come un cretino!).

Gli ingredienti

Esaminando una di queste merendine, noto circa una ventina di ingredienti (altro che biscotti della nonnina tutti zucchero, latte e fior di farina), molti dei quali di scadente qualità: latte scremato in polvere, glutine di frumento (e poi ci lamentiamo che siamo diventati tutti intolleranti al glutine, ma lo sapete voi che secondo alcuni scienziati l’aumento di questi intolleranti sarebbe proprio dovuto all’eccessivo consumo che se ne fa oggi?), proteine del latte, emulsionanti tra cui i mono e digliceridi degli acidi grassi, sui quali ho sbraitato più volte su questo blog.
C’è anche da dire della lievitazione, definita “naturale”, ma che poi, leggendo l’etichetta, si rivela una semplice lievitazione con lievito di birra. Voi lo sapete bene che si può parlare di lievitazione naturale sia se si lavora con la pasta madre che con il lievito di birra.

Per chiudere, un accenno allo zucchero

In una merendina/tipo da 30 grammi ce ne sono 7 grammi (più di mezzo cucchiaio da minestra) che già da soli non sono pochi, ma che poi insieme a quelli di una bevanda a base di succo di frutta (aranciata o altro) che di solito fa parte della merenda, portano rapidamente la glicemia a valori così alti che deve intervenire prepotentemente l’insulina. Questo ormone si adopera immediatamente per far scendere la glicemia, con il risultato che dopo qualche ora viene di nuovo fame e la tentazione di un’altra merendina. Tutto questo accade, a scuola, nelle ultime ore di lezioni, proprio quando l’attenzione cala di suo perché lo impone il bioritmo. E così, metti il bioritmo e la glicemia ballerina, i poveri ragazzi vanno nel pallone e, se in quel frangente ci scappa un’interrogazione, potrebbe anche finire male. Per questo le interrogazioni dagli esiti peggiori sono quelle delle ultime ore, e per questo io penso che nelle ultime ore si dovrebbe insegnare meno fisica e matematica e più letteratura, storia dell’arte o altre materie amene per lo spirito (sto vaneggiando?). Pare che in Inghilterra questa questione si stia affrontando.

Quello che possiamo fare già è evitare di far cadere i ragazzi vittime di questo calo di attenzione dando loro, al posto della merendina, un bel frutto fresco o della frutta secca (4-5 noci sarebbero l’ideale) o una fetta di buon pane fatto con pasta madre. Adoperiamoci anche che facciano un’ottima colazione mattutina, di quelle da re di cui abbiamo parlato anni addietro. È non solo una questione di rendimento scolastico ma anche di linea. Diversi studi infatti indicano che una buona e abbondante colazione mattutina è la maniera giusta per evitare il rischio di ingrassare.

Oltretutto, in questa epoca in cui la povertà assilla sempre di più, bisogna riprendere anche a far di conto. Una merendina da 30 grammi costa 40 centesimi (circa 800 vecchie lire!) mentre la quantità equivalente di un buon pane non arriva a 10 cent, e una mela costerà sui 15 cent.
Le alternative alla merendina sono dunque non solo più salutari ma anche più economiche. Tutto quanto detto finora vale per tutte le merendine che ci assillano con la pubblicità.
Scritto in treno, tornando a casa dopo essere uscito (quasi) indenne dalla camera di tortura del dentista.