Non intendo tediarvi con una delle mie solite filippiche contro gli spot pubblicitari che la televisione ci propina incessantemente, e che hanno come unico scopo quello di convincere le persone sprovvedute a comprare qualcosa che è inutile o tra le peggiori della categoria. Ma uno sbotto me lo dovete consentire perché ne ho ormai le tasche piene.
barrette di cioccolato
Armandomi di pazienza e di sopportazione riesco a tollerare anche spot orripilanti come quelli per pubblicizzare colle per le dentiere che incollano 10 volte di più, assorbenti che permettono a donne di mezza età andare in ascensore fiere della loro precoce incontinenza urinaria, beveroni iperproteici che rendono arzilli nonnini azzimati altrimenti destinati alla casa di riposo, carta igienica chilometrica per la goduria freudiana di diarroici cronici, ecc. ecc. ecc.
Non ce la faccio però a mandar giù quegli spot melliflui fatti di slogan a base di parole come cuore-amore-bontà-dolcezza-gioia, di parenti che abbracciati piangono e singhiozzano per emozione o per gioia, ma mai per sofferenze dovute a lutti o a coliche renali (a meno che non si tratti di reclamizzare antidolorifici), di scene di vita familiare in cui i genitori sono o aspirano a essere supercoccoloni e i loro figli ovviamente si sentono o vorrebbero sentirsi supercoccolati. E mi arrabbio ancora di più se questi spot sono rivolti ai bambini o agli anziani.

Uno spot di siffatta specie è quello realizzato per reclamizzare delle barrette ricoperte di cioccolato. Lo spot si chiama “storie di gioia” e lascia intendere che l’industria produttrice è vicina alle famiglie italiane, ne comprende i problemi ed è in grado di risolverli proponendo loro… le sue barrette ricoperte di cioccolato (volesse il cielo che i tanti problemi che oggi affliggono sempre più famiglie potessero essere risolti mangiando un prodotto dolciario, fosse anche il più pregiato di questo mondo!).
Non è un caso quindi che lo spot si chiuda con una voce fuori campo che così oracola: crescere nella gioia. Un’espressione questa che forse nemmeno quel conduttore televisivo, principe dell’ovvietà, si sarebbe azzardato a pronunciare.

Presumo che queste “storie di gioia” siano indirizzate ai frequentatori dei cosiddetti reality show. Sono infatti impostate proprio sulla falsariga di quel tipo di programma televisivo in cui le situazioni sembrano reali ma in effetti sono costruite a tavolino per strappare le lacrime dei televidenti. Sceneggiate alla napoletana in salsa moderna, per intenderci.
Dallo sbotto per lo spot passiamo al rimbrotto per le barrette ricoperte di cioccolato. Gli ingredienti di questo prodotto riportati in etichetta sono: cioccolato al latte finissimo 40%, zucchero, latte scremato in polvere, olio di palma, burro anidro, emulsionante: lecitina di soia, vanillina.
Nello spot di cui sopra si sente dire che si tratta di “un morbido cuore al latte ricoperto di buon cioccolato”. Cerchiamo allora di capire di che cosa sono fatti questo “buon cioccolato” e il “morbido cuore al latte” che lo ricopre.

Il “buon cioccolato”

Si tratta di un tipo di cioccolato che dal punto di vista tecnico-legale si definisce “cioccolato di copertura” per l’ovvia ragione che riveste un qualcosa (nel nostro caso il “cuore”) che cioccolato non è.
Nell’elenco degli ingredienti sta al primo posto, quindi è l’ingrediente presente in maggiore quantità (sapete tutti che gli ingredienti vengono elencati in ordine decrescente di concentrazione). La percentuale indicata (40%) non si riferisce al contenuto di cacao nel cioccolato ma a quella del cioccolato presente nell’intero prodotto. È la legge che obbliga a farlo, perché l’ingrediente in questione, cioè il cioccolato, è richiamato anche nella denominazione di vendita.
La sua composizione è: zucchero, latte intero in polvere, burro di cacao, pasta di cacao emulsionante: lecitina di soia, vanillina.
Poiché il cacao è l’ingrediente più nobile del cioccolato, quest’ultimo è ovviamente tanto più pregiato quanto più cacao contiene. Nel nostro caso il contenuto di cacao è di 13 grammi per 100 grammi di cioccolato, una percentuale irrisoria se la si compara con quella minima di una tavoletta di cioccolato al latte finissimo che è del 30%, o di cioccolato fondente finissimo che è del 43%.

Il “cuore di latte”

È fatto dei rimanenti 6 ingredienti che sono elencati in questo ordine: zucchero, latte scremato in polvere, olio di palma, burro anidro, lecitina di soia, vanillina.
Dunque lo zucchero è presente sia nel “cuore” che nel cioccolato di copertura ed è posizionato nell’elenco degli ingredienti di entrambe le parti della barretta ai primissimi posti. Insomma c’è tanto zucchero in questo prodotto.
Segue il latte scremato in polvere. Perché vi possiate rendere conto della qualità di questo ingrediente, vi riporto succintamente il processo di produzione (tecnica spray dryer): il latte (di solito di diversa provenienza e qualità) viene prima pastorizzato a 75°C, poi scremato per centrifugazione, concentrato per evaporazione alla temperatura di 90°C e infine disidratato completamente ventilando con un flusso di aria portata a una temperatura massima di 230°C.
Una vera e propria tortura per questo povero latte, e gli effetti sulla qualità e sul valore nutrizionale si vedono: perdita di vitamine, riduzione dei livelli di lisina, denaturazione delle proteine del siero, assenza di omega-3, comparsa di lattulosio. Quest’ultimo, se ingerito in dosi eccessive, può causare crampi addominali e flatulenza.
Al latte in polvere segue l’olio di palma di cui in questi giorni si sta dicendo tutto il male possibile, e le industrie alimentari che l’hanno eliminato si vantano che i loro prodotti sono ora “senza olio di palma”. Quello che penso su questo grasso vegetale ve l’ho scritto qualche tempo fa.
L’altro grasso presente è il burro anidro (butteroil per gli inglesi), che non dovete pensare sia il nobile burro che si ottiene per affioramento dal latte, ma un prodotto che per l’Unione europea può essere ottenuto dal latte, dalla crema o dal burro con un processo di estrazione dell’acqua e del residuo secco non grasso (il tenore minimo di materie grasse del latte è pari al 99,3 % del peso totale e quello massimo in acqua è pari allo 0,5 % del peso totale.
La lecitina di soia è un additivo alimentare che funziona da emulsionante. Il suo codice europeo è E 322, ma in etichetta non è riportato perché per legge si può riportare in alternativa al codice la categoria cui appartiene l’additivo (nel nostro caso quella degli emulsionanti).
La vanillina è un aroma che può essere naturale (se è ricavato dalle “bacche” di vaniglia), o artificiale (se prodotto per sintesi chimica o estratto dagli scarti solforici dell’industria della cellulosa). In questo caso si tratta di vanillina artificiale perché in etichetta si trova scritto “aroma” e non “aroma naturale”.
Da quanto detto sopra potete dedurre che questo cuore della barretta in esame è alquanto malandato.
Se diamo una scorsa alla tabella nutrizionale, ci rendiamo conto che una barretta (che pesa 12,5 grammi) contiene 6,7 grammi di zucchero (più del 50%) e 4,4 grammi di grassi (più del 35%), dei quali circa la metà è fatta di grassi saturi. Praticamente, la barretta è fatta per oltre l’85% di zucchero e grassi. Mamma mia, che bomba per un bambino: se consuma una sola barretta, mette in corpo circa due cucchiaini rasi di zucchero e circa il 20% dei grassi saturi che dovrebbe assumere quotidianamente. Peggio se, come è prevedibile, ne consuma più di una.
Non posso esimermi dal segnalarvi che Foodwatch, un’associazione tedesca specializzata nei test sugli alimenti, ha recentemente riscontrato in queste barrette la presenza di idrocarburi degli oli minerali(MOH) aromatici, seppure entro i limiti di legge. Secondo l’EFSA, (cito testualmente) “alla luce delle proprietà cancerogene di questo tipo di MOH il gruppo (di esperti) ha considerato l’esposizione allo stesso come una potenziale preoccupazione”.

Concludo e vi saluto

Prodotti del genere non sono tavolette di cioccolato, ma un miscuglio di ingredienti, in cui dominano di solito zucchero e grassi, avvolto da una più o meno sottile copertura di cioccolato (vedi anche il post “Lo strano caso dell’ovetto di Pasqua“).
Ergo, se pensate di gustarvi o di far gustare ai vostri figli un pezzo di buon cioccolato con queste barrette, vi state sbagliando di grosso. Il vero cioccolato, per intenderci quello che i Maya consideravano cibo degli dei, è quello fondente alto in cacao (dal 70% in su). Di fronte al cioccolato, sentiamoci tutti un po’ come (piccoli) dei e perciò di tanto in tanto e, perché no, quotidianamente, concediamoci un pezzettino di quello che ci spetta per questo nostro temporaneo alto rango.

Post scriptum

Se volete sapere quali sono i miei cioccolati preferiti non avete che da scrivermi al solito indirizzo. Intervenite qui nei commenti se desiderate che esprima un parere sul cioccolato che siete soliti consumare (ma in questo caso dovete trascrivermi l’elenco degli ingredienti in etichetta).