Abbiamo parlato tanto di uscire da Matrix, vi ho fatto due scatole così con i terreni che non sono più fertili e il petrolio che sta per finire, e poi vi ho chiesto pure che suggerimenti avete voi per uscire dal disastro in cui ci siamo cacciati senza neanche capire come.

E però ancora non vi ho offerto alcuna soluzione concreta, e non che non abbia rimuginato e ri-rimuginato, e il fatto è che se rimaniamo da questa parte dello specchio a filosofeggiare mi sa che finiremo per parlarci addosso.

Guarda caso (eh eh eh) mi càpita di conoscere una persona molto particolare, e guarda (un altro) caso abita a dieci minuti da casa mia (pure lui! Ma che è? Non so chi mi ci ha portato a Formello, ma sicuro qualcuno dall’alto mi stava guidando).

Questo signore si chiama Gian Carlo Cappello e sta perseguendo un progetto che oltre a essere geniale è anche fattibile nell’immediato, coinvolge *praticamente* la gente comune (quindi viene dal basso, evvai!), e sopra tutto è una delle possibili risposte alle nostre domande amletiche.

Vabbeh, ne parliamo l’anno prossimo, adesso vi scrivo la ricetta per fare l’uovo sodo. Noooooooo scherzo!!! Volevo solo creare la suspence :-) Diciamo che l’idea in questione è la naturale evoluzione dei gruppi di acquisto, dei quali avevamo già parlato qualche mese fa qui. Non so voi, io ho provato a far parte di vari GAS, ma c’era sempre qualcosa che non andava.

O mi mandavano una cassa piena di patate (che sono pesanti, ehhh) con tre carote, un paio di cipolle e un chilo e mezzo di bieta che non posso mangiare (e che odio), o magari mi trovavo le zucchine a novembre (ma signora, in Sicilia ci sono ancora! E allora datele ai Siciliani, no, che là fa ancora caldo e le zucchine, che rinfrescano, gli fanno bene! Io ho freddo!!!).

Poi il resto lo sapete, il cassettone quando va bene è composto di verdure bio certificate, che provengono di solito da vari produttori, e quindi ritorniamo al nostro dilemma sulle certificazioni.

Cambio di inquadratura. Dovete sapere che Gian Carlo nel 2008 ha avviato un orto sperimentale di 2000 metri quadri a Sacrofano, in pieno Parco di Veio; siamo in aperta campagna, ma a 21 chilometri dal Quirinale. Per chi se lo stesse chiedendo, Gian Carlo è un agrotecnico professionista, con un’esperienza di trent’anni alle spalle.

Il terreno di partenza era totalmente sterile, a causa dello sfruttamento intensivo per generazioni, di erbai destinati al bestiame. Lo scopo dell’esperimento era portarlo ad un livello crescente di fertilità senza ricorrere a *nulla* (e quando dico nulla dico veramente nulla) di esterno ai suoi confini.

Niente lavorazione del terreno, niente concimazioni, né chimiche né organiche (neanche compost), nessun trattamento biocida, irrigazione ridicola (tipo 10 ore l’anno – per capirci è il 10% del quantitativo di acqua utilizzato dalla coltivazione standard). Questo terreno, grande più o meno un terzo di un campo da calcio, ha prodotto in un anno 30 quintali di verdure di tutti i tipi, con qualità nutritive e di gusto nettamente superiori alla norma.

Naturalmente sono stata costretta per puro dovere di cronaca a prelevare alcuni ortaggi e portarli a casa, per darvi testimonianza della loro qualità e sapore. A parte il fatto che mi sono trovata un surplus di lumachine molto carine che mi giravano per il lavello (crisi di coscienza!!! che si fa con le lumachine carine che vengono fuori dagli ortaggi felici?)

Nel dubbio le ho messe nell’umido dove avevano tante cose buone da mangiare, ehm) devo dire che la verza aveva un sapore mai sentito, il cespo di insalata era meravigliosamente croccante, i peperoncini erano da concorso di bellezza (e di piccantezza) e le carote, che normalmente non considero commestibili, erano *buone* (ne ho addirittura mangiata una intera).

Adesso, non so se perché erano stati appena colti (personalmente, eh – credo non dimenticherò mai il visetto della minizac che tirava la carota fuori dal terreno – sono due giorni che dice di essere un coniglietto), o perché sono cresciuti in una condizione di rispetto assoluto, fatto sta che il sapore è più intenso, diverso anche da quelli biologici e biodinamici ai quali sono abituata normalmente.

Per ottenere vegetali sufficienti al sostentamento di una decina di famiglie, Gian Carlo ha lavorato da solo all’orto per circa 25 ore a settimana (quant’è, quattro ore al giorno, più o meno? Guarda guarda, proprio il part time di cui parlavamo qualche tempo fa, eh eh); e quando parlo di lavoro intendo un attività *non* faticosa, non è che stiamo parlando di zappare o stare con la schiena piegata tutto il tempo.

La cosa interessante è che il suo metodo si può applicare in climi e terreni diversi; infatti sono stati da lui contadini da ogni parte del mondo a studiare quello che ha fatto. Oltre tutto da questo autunno il Nostro ha iniziato, parallelamente all’orto, una coltivazione sperimentale di cereali antichi, basata sullo stesso metodo, con l’intenzione di utilizzare la farina che se ne ricaverà, nell’estate del 2011, per organizzare una grande Festa del Pane. Veniamo al progetto, che estende al mondo questo preziosissimo sapere, e che è stato chiamato “Aperta Campagna”. L’idea è trasformare i gruppi di acquisto solidale (GAS) in gruppi di coltivazione solidale (GCS).

Per farvi un esempio, facciamo finta di avere venti persone che accettano di lavorare nell’orto, sotto la guida di un coltivatore, mezza giornata ogni venti giorni lavorativi. Ognuna di queste persone (parliamo ovviamente anche di anziani, visto che il lavoro non è assolutamente pesante), dietro il pagamento di 50 euro al mese, ha il diritto di prelevare 40 chili di verdure a proprio piacimento (40 chili è il fabbisogno mensile di una famiglia normale). Naturalmente chi ci vuole andare più spesso è il benvenuto, ma non acquisisce maggiori diritti.

Ognuno se vuole può decidere di coltivare piantine di proprio interesse (rimanendo nel legale, eh); oltretutto impara a coltivare gli ortaggi nel totale rispetto del terreno. Mezza giornata ogni venti giorni. Scusate adesso devo proprio andare a fare una telefonata (swish!).

Aaaaah, la chiamata alle armi: chi viene a Sacrofano a conoscere Gian Carlo che spiegherà i cardini del suo modo di coltivare e le basi del progetto GAS-GCS a casa sua (e nel suo orto!) sabato 4 dicembre dalle 10.00 alle 12.00 al costo simbolicissimo di un euro? Se c’è qualcuno interessato non dovrà fare altro che scrivermi una mail; sbrigatevi perché c’è posto massimo per una quarantina di persone (39 visto che ci sono anch’io) :-)