Avete notato quante persone hanno un’età mentale che non corrisponde all’età anagrafica, e parlano e agiscono come se fossero stati freezati in una fase preadolescenziale permanente?

No, non sto parlando specificamente di chi per lungo tempo, e speriamo mai più, ha avuto in mano le redini del nostro paese; intendo piuttosto tutte quelle persone che quando accidentalmente il discorso cade sul perimetro della consapevolezza ti guardano con lo stesso sguardo che hanno i bambini davanti al telegiornale (non i nostri telegiornali, uno serio e interessante, situato in un mondo parallelo) e dentro la loro testolina pensano “ma quando finisce questa roba e iniziano i cartoni animati?!”.

Oggi, per inaugurare questa nuova settimana, voglio raccontarvi tre cose, che si riferiscono al cibo ma sono estensibili a tutto ciò che facciamo, e invitarvi a fare un piccolo gioco insieme, se e quando vi va (tanto questa pagina qui resta, almeno fino a quando non mi sopprimono, ehehe).

Primo.
Tempo fa lessi, qui sulla rete, una storia la cui paternità è attribuita a tale Olivier Clerc (e raccontata per bene molto tempo fa (!) in questa pagina) nella quale si narrava di una rana che nuota tranquillamente in un pentolone di acqua fredda.
A un certo punto viene acceso il fuoco sotto la pentola, l’acqua diventa tiepida, e la rana continua a nuotare felice. La temperatura comincia a salire e la rana sente un po’ la fatica, ma siccome la cosa è graduale non avverte troppo il cambiamento. Alla fine l’acqua arriva a una temperatura così alta che la rana si addormenta e muore, senza neanche rendersene conto.
Morale, i cambiamenti che avvengono lentamente non suscitano opposizioni e ribellioni. Ed ecco come nel tempo abbiamo accettato di acquistare cibo che da cibo è solo travestito (le cotolette panate o i polpettoni pronti fatti con gli scarti di chissà cosa e come), o che al cibo neanche gli somiglia (i sofficini? neanche da piccola riuscivo a mangiarli), o che per far mangiare i nostri figli ci rassegniamo a comprargli cibo che somiglia a qualcos’altro (letterine, cuoricini, animaletti, fiorellini, ma che è?!!).
Secondo.
Una decina di anni fa mi trovavo a Miami, e davo uno sguardo veloce a ciò che trasmettevano in televisione da quelle parti. Non che gli altri contenuti fossero pregni di cultura, ma quello che proprio mi fece cadere dal divano fu una pubblicità nella quale un padre di famiglia americano usciva da un fast food satollo, gonfio e sofferente: quello che aveva mangiato gli aveva fatto evidentemente male. Entrava così in una di quelle farmacie-supermercati che ci sono lì e ne usciva tutto felice con un pacchetto di un qualcosa che gli aveva tolto il dolore. Dopo di che rientrava tutto felice nel fast food: adesso poteva ricominciare a mangiare (e a uccidersi – ma almeno senza sentire il fastidio).
Voglio dire. Sì, il dolore ti è passato, ma ti sei chiesto come?!! E perché non te lo sei chiesto? E perché quelli che guardano la pubblicità invece di chiederselo corrono a comprare il toccasana che gli fa passare il dolore? Perché non sanno che il dolore è la spia di qualcosa che non va, è il nostro corpo che sta cercando di parlarci, di darci un allarme? Che fino a quel momento siamo ancora in grado di guarire facilmente, ma che se trascuriamo quei sintomi decidiamo di incamminarci su una strada molto pericolosa, di sofferenza, di costose visite mediche e ancor più costosi medicinali di sintesi (quando non si tratta di entrare direttamente in sala operatoria – e, no, non sto esagerando) e portiamo con noi tutti i nostri affetti?
Terzo.
Mentire blocca il flusso energetico. Se vi fa male un braccio, e prendete un medicinale che non vi fa sentire il dolore, il corpo probabilmente lo interpreterà come un “va tutto bene” (che è una bugia che gli avete detto voi) e non farà nulla per guarire, e la stessa cosa capiterà agli animali o alle piante di cui vi nutrite.
Mentendo a qualcuno gli impedite di vedere la realtà; prenderà decisioni o farà considerazioni errate per colpa vostra. L’energia non fluisce, si blocca.
Nutrendovi con cibi che hanno una scarsa energia dite al vostro corpo e alla vostra anima che siete deboli. Non ci nutriamo solo di vitamine, proteine, singole molecole, altrimenti saremmo capaci di ricostruire un corpo e dargli vita. C’è qualcosa di più. Una luce, che dobbiamo nutrire quanto la parte fisica. No, giuro, non sto cercando di creare una setta pastonudista; sono solo considerazioni sparse :-)
Ed ecco il giochino, un esercizio che possiamo fare per aiutare noi stessi ad uscire dalla pentola di acqua bollente. Segnalatemi nei commenti quali sono secondo voi i “come” che sono scomparsi. Tipo un conoscente che vi consiglia un ristorante sotto casa che ha offre pasta, pollo, contorno, bevanda, dolce e frutta a otto euro (comeeeee??? Come fa???!! Voi riuscireste a farlo a casa, tra l’altro senza il costo del locale, della lavorazione e dei dipendenti?), o qualsiasi altro esempio, anche non riguardante direttamente l’alimentazione, vi venga in mente. Lo farò anch’io, appena il bioritmo mentale mi si rimette in moto, che oggi la nebbia che ieri c’era fuori dalla finestra ce l’ho tutta in testa.
Una specie di chi l’ha visto su web (ma meno strappalacrime e sensazionalista, eh). Beh, voi l’avete visto il come? Io sono anni che ne piango la scomparsa.