Ho pensato di iniziare la mia rubrica con un argomento un po’ spinoso: forse avrete già intuito, parlo dei figlioli italiani, intendo quelli moderni, viziatini. Principi e principesse, appunto; soprattutto a tavola. Mangiano solo alcuni tipi di cibo, si alzano da tavola quando gli pare, sguardo incollato alla tv, gambe in perenne movimento e facce rabbiose, scocciate o annoiate.
svezzamento
Ovviamente voi che leggete avete in casa le famose eccezioni; quelli bravissimi. Già, l’eccezione conferma la regola; e quella dice che i bambini italiani sono a tavola fra i più indisciplinati d’Europa. Non scrivo qui per tirare le orecchie alle mamme incapaci; ma osservo questo fenomeno con curioso senso analitico da tantissimi anni e vorrei raccontarvi il mio punto di vista, le mie esperienze professionali e le mie conclusioni pratiche.
Tantissimi anni fa una mamma mi diceva che sua figlia non voleva mai mangiare a tavola e che solo una volta l’aveva vista manifestare un grande entusiasmo e molto appetito, durante una vacanza sulle alpi, in occasione di un picnic sul prato organizzato insieme a tante altre famiglie. Fu così che ebbi un’intuizione e le chiesi come era andato lo svezzamento. Mi feci raccontare proprio tutto: dove era seduto di solito chi dava da mangiare alla bimba, che tipo di discorsi venivano fatti, se per caso si litigava davanti alla piccola, che appunto quasi da subito aveva rifiutato le pappe.
Un racconto della disperazione: mille prove, con le buone, con le cattive, qualsiasi fosse il tentativo il risultato era il medesimo: più insistevano meno la bambina mangiava. Non è difficile intuire come da allora alla sola vista della tavola alla piccola si chiudesse lo stomaco, ovviamente tutti giorni le stesse scene, ovviamente per tanti anni.
Questo meccanismo si chiama “imprinting”; nella fattispecie un imprinting decisamente negativo; in quel caso la sola vista del pranzo aveva finito per attivare il sistema biologico di difesa (cosiddetto simpaticotono), chiamato più sportivamente anche sistema “fuga e lotta”, durante il quale lo stomaco si chiude a pugno (immaginate di dover mangiare ogni giorno a tavola con un nonno brontolone; vi passa l’appetito solo all’idea).

Quasi ogni giorno vedo bambini con storie simili, e le relative mamme che per la disperazione cedono affidandosi agli svariati aiutini che tutte conoscete, tipo la tv, il cibo sul divano, i giochi a tavola o peggio il cibo mentre giocano, e via discorrendo. Ho voluto condividere con voi questa esperienza per mostrarvi come il primo impatto con gli alimenti, la tavola, la compagnia, le circostanze emozionali, possono segnarci per tutta la vita.

Per vostra comodità, vi sintetizzo gli errori più comuni, le cose assolutamente da evitare:
1. Allattare davanti alla tv.
Errore imperdonabile. La suzione per il bambino è purissimo godimento, e se sente la tv (anche da lontano) questo suono si attacca emotivamente alla suzione. Crescendo la tv già da sola rievoca quelle ataviche sensazioni piacevoli; ovviamente mangiando qualche leccornia la soddisfazione si rinforza. Potete avere un’idea di quanto tutto questo sia vero osservando ciò che fanno le persone quando andate al cinema: i giovani (che presumibilmente sono stati tutti allattati vicino ad un televisore acceso) mangiano tutti durante la proiezione, mentre le persone sopra i 50 anni (la televisione grazie al cielo allora non c’era) lo fanno molto raramente.
2. Dar da mangiare al bimbo separatamente nel seggiolone con il tavolinetto.
Originariamente i bambini partecipavano a tutti gli eventi familiari importanti. Immaginate come si può svolgere lo svezzamento di un bimbo all’interno di una grande tribù; il piccolo non è al centro dell’attenzione (magari sta sulle ginocchia della mamma-zia-sorella), non è il protagonista (lui/lei che mangia e uno o più adulti che esaltano ogni suo gesto con complimenti a raffica). I bambini imparano per imitazione; se non hanno esempi di persone che mangiano con gioia e serenità sarà difficile che abbiano un rapporto sano con il cibo.
3. Somministrare le super-mescolo-pappe-classiche ad hoc.
Le classiche pappe intese come farine precotte + brodo vegetale + verdure del brodo frullate + liofilizzato/omogenizzato + olio d’oliva + parmigiano di 36 mesi sono il mio incubo. I bambini non imparano nulla sul cibo e diventano consumatori decisamente acritici.
Proporrei una regola d’oro: ogni singolo ingrediente deve essere buono già da solo. Provate a smontare la pappa classica e assaggiate!!! Di veramente buono ci sono solo due cose, l’olio d’oliva e il parmigiano. Gli altri ingredienti non sanno di niente o fanno a dir poco pena. Prova ne sia che se non aggiungete l’olio e il parmigiano 99 bimbi su 100 non la mangiano quella pappa, e hanno proprio ragione poverini! La pappa classica lavora con l’inganno; ti vendo una cosa triste e/o cattiva coprendola con una buona.
In questo modo il bimbo solo difficilmente capirà quali sono i veri alimenti. Inoltre dovete sapere che inoltre non pochi bimbi hanno un palato così fine che rifiutano la pappa *nonostante* l’olio e il parmigiano; ed ecco da dove inizia lo stress a tavola ampiamente descritto all’inizio.
Siamo arrivati in fondo e credo proprio che la prossima volta vi racconterò come fare una pappa buonissssssima :-)