Lo so, state pensando che di me non vi potete fidare, e ne avete ben donde visto che, invece di mantenere la promessa di scrivere la seconda parte del pane a pasta-madre, vi rifilo un altro pezzo sugli OGM. Vi chiedo venia e vi prometto che il post sul pane arriverà subito dopo che vi sarete sorbiti il presente.
ogm che fare
Lasciatemi spiegare il motivo di questo cambio di programma. La settimana scorsa su alcuni giornali importanti ho letto dichiarazioni inneggianti all’impiego degli OGM in agricoltura, che non mi sono piaciute, perché farcite dei soliti slogan: “scomparirà la fame nel mondo”“si ridurrà il consumo di pesticidi”“non si deve dire no al progresso tecnologico”“si è contrari agli OGM per ideologia”, ecc.
Così ho preso carta e penna e ho scritto al Corriere per dire quello che pensavo a riguardo.

Dopo di che, apriti cielo! Dai loro siti i soliti noti pro-OGM hanno iniziato la consueta aggressione verso il sottoscritto. Ma, come è costume di chi ha poche argomentazioni da addurre, si sono limitati agli improperi o hanno addotto argomentazioni piuttosto bizzarre contro le mie affermazioni.
Ve ne cito una sola che riprendo testualmente da una sorta di editoriale che ho trovato in uno dei siti più agguerriti: “L’intervento ospitato dal Corriere di oggi appare sorprendente. Tutto schierato contro il glifosate citando un sito dove viene scritto l’opposto di quanto riportato. Ad esempio, ci sono più erbe infestanti nell’Europa OGM-free che nell’Argentina che non ha quasi più una sola pianta di soia che non sia resistente al glifosate”.

Mio commento: sfido io che in Argentina ci sono meno erbe infestanti, con tutti i diserbanti che si usano a piene mani e senza preoccuparsi dei gravi danni che questi possono causare all’ambiente e all’uomo. Ogni anno, in Argentina, soltanto di glifosato, se ne consumano tra 180 e 200 milioni di litri. E un recente lavoro svolto proprio in Argentina dal Laboratorio di Embriologia molecolare della Facoltà di Medicina di Buenos Aires pubblicato nel 2010 sulla rivista internazionale Chemica Research in Toxicology (impact factor 3,667, quindi rivista di alto credito), ha evidenziato che questo diserbante può avere effetti teratogeni sui vertebrati.
Poi, è chiaro, c’è stata la contestazione della Monsanto, produttrice del glifosate sotto forma di Round-Up, cui i ricercatori argentini hanno risposto per le rime. Tutto quanto dico è documentato e si lo può ricercare in rete partendo da un articolo pubblicato dal Latin American Herald Tribune “Herbicide used in Argentina Could Cause Birth Defects”.
Nello stesso commento si trova anche scritto che “Nella classifica delle piante resistenti ad erbicidi il glifosate così diffusamente usato, arriva solo decimo a pari merito con altri due erbicidi per numero di erbacce resistenti”. Ebbene, a parte il fatto che nell’articolo del Corriere ho scritto semplicemente che “…ci sono segnalazioni di infestanti diventate resistenti al glifosate”, inviterei il commentante ad andarsi a leggere il documento redatto da vari docenti universitari americani “Facts about glyphosate-resistant weed”, i quali, pur essendo favorevoli alle piante OGM, affermano che “sebbene il numero totale di specie infestanti resistenti al glifosate è basso, il numero di specie sta aumentando ad un tasso allarmante”; e riportano un grafico (la fig.2) illuminante.
Non vado oltre e mi astengo dal ribattere alle varie offese verso la mia persona. L’offesa, come la violenza, è lo strumento che usano coloro che non hanno argomentazioni valide, ed è la fonte principale che alimenta l’intolleranza a 360° di cui soffre oggi l’umanità.
Torniamo a noi. Così, un po’ perché arrabbiato da questi commenti, un po’ perché volevo completare per voi il discorso sugli OGM iniziato sul Corriere, ho deciso di scrivere questo post, che consta di una riflessione e di alcune annotazioni.

La riflessione

Se ci fate caso, a fare da paladini agli OGM e a sostenere che l’agricoltura ha assoluta necessità di votarsi a questa tecnologia, sono pochissime persone e sempre le stesse. Per carità, sono persone che fanno cose egregie nel loro ambito professionale, ma si tratta di ambiti che non hanno niente a che vedere con l’agricoltura e con i problemi che essa sta vivendo. Mi chiedo perché su questo tema sono così rari gli interventi di personalità che ne avrebbero ben donde per la loro competenza e professionalità.
Penso agli ecologi, ai genetisti (che diversamente da quanto si vuol fare credere, sono scienziati che *non vanno confusi* con i biotecnologi che fanno gli OGM), gli agronomi, e poi ancora le associazioni che rappresentano gli agricoltori, e gli agricoltori stessi, che vivono le realtà e i problemi agricoli ogni attimo della loro giornata. La gente comune si pone queste domande e, non ricevendo risposte, inizia a sospettare che ci sia la ferma volontà di imporre gli OGM in agricoltura dall’alto e non certo per il bene della comunità, bensì per interessi di bottega.

Le annotazioni tecniche

Come ho scritto e documentato nel mio intervento sul Corriere, tutti gli scienziati di buona volontà riconoscono che la maniera attuale di fare agricoltura sta portando alla distruzione del pianeta, perché si basa sulla triade malefica: monocoltura, nitrati di sintesi e pesticidi. Eccovi qualche nota caratteristica dei tre pilastri su cui si basa oggi la produzione di cibo:
Monocoltura:
si pratica sempre la stessa coltura sullo stesso terreno; porta alla sterilità dei suoli e al dilagare delle malattie. Non è un caso che gli OGM attualmente prodotti per l’agricoltura: mais, soia e colza, rientrano proprio nella logica della monocultura;
Nitrati di sintesi:
sono usati come concimi azotati. Vantano un passato di materiale bellico, essendo stato usato durante la prima guerra mondiale per costruire esplosivi. Come ho raccontato più volte su Valore Alimentare è materiale impiegato spesso per compiere attentati;
Pesticidi:
sono prodotti utilizzati per combattere le malattie delle piante e per distruggere le “malerbe”. Si usano circa 400 sostanze, e di queste alcune sono poco raccomandabili; ad esempio i fosforganici — insetticidi neurotossici — sono parenti stretti del Sarin, riconosciuto ufficialmente come arma di distruzione di massa. Il 2,4-D, usato come diserbante, è un componente del micidiale Agente Arancio, un defogliante usato dai soldati americani nella guerra del Vietnam per distruggere le foreste e stanare così i vietcong dai loro rifugi. A proposito del 2,4-D, può essere interessante sapere che la multinazionale americana Dow Chemicals, che insieme alla Monsanto produceva ai tempi della guerra nel Vietnam l’Agente Arancio, oggi è interessata a produrre piante agrarie geneticamente modificate resistenti proprio a questo diserbante. Sapete che significa questo? Che chi coltiverà queste piante potrà usare a piene mani il 2-4 D per distruggere le infestanti. E con il 2-D c’è poco da scherzare, perché è riconosciuto come potenziale disturbatore endocrino (altera la funzionalità della tiroide).
La nostra è un’agricoltura folle, anche perché spende 10 calorie derivanti dal petrolio per immagazzinarne negli alimenti solo *una* ricavata dalla luce solare. Inoltre, per produrre 1 chilo di patate consuma 250 litri di acqua, per un hamburger di soli 150 grammi ben 2400 litri. Con questo spreco di risorse, è chiaro che è aumentata la produttività, ma qui si rischia la sopravvivenza, perché tra poco il petrolio finirà e l’acqua scarseggerà, mentre sempre più terreni diventeranno deserti.
Lo confesso: sono un ricercatore pro-OGM pentito, anche se continuo a credere che le tecnologie che sono alla base della produzione degli OGM testimoniano la grandezza dell’intelligenza e della creatività dell’uomo. Ritengo però che non si debba diventare schiavi di queste tecnologie, altrimenti si rischia di causare disastri. Ciò vale non solo per gli OGM da impiegare in agricoltura, ma anche per l’energia nucleare, per la televisione, per i computer, per i cellulari, tutti figli della tecnologia moderna che, su piani diversi, possono essere nocivi se usati scriteriatamente.
Riconosco l’utilità delle tecnologie riguardanti gli OGM nel campo della ricerca (se fatta con le opportune cautele e se è veramente utile alla conoscenza) e plaudo alla possibilità di produrre insulina umana con colture di batteri transgenici. Ma sono molto cauto sull’introduzione degli OGM in agricoltura. Non è ideologia la mia, ma buonsenso unito ad una lunga esperienza di ricercatore in campo agrario. Infatti ritengo cervellotiche le motivazioni che vengono addotte oggi, e cioè che gli OGM possano risolvere i problemi di cui questo pianeta e i suoi abitanti soffrono per colpa dell’agricoltura. Sarebbe, a mio avviso, come prescrivere a un malato grave l’antipiretico per fargli passare la febbre. La febbre si abbasserà ma, essendo soltanto un sintomo, la malattia continuerà a covare dentro e a minare la salute del povero malato. Così, dopo l’antipiretico ci vorrà l’antidiarroico, poi l’antidolorifico, poi chissà cos’altro ancora… se il malato è ancora in vita.

Un esempio emblematico

Oggi le coltivazioni sono afflitte da tante malattie virali, batteriche, fungine o provocate da insetti e sono infestate da tante erbe diventate erbacce. Come soluzione a questo dramma vengono proposte le piante transgeniche resistenti ai patogeni, e quelle resistenti agli erbicidi. Io credo sia una follia pensare che si possano produrre tante varietà di piante transgeniche resistenti ai tanti patogeni oggi esistenti e agli altri che ineluttabilmente questa agricoltura scriteriata farà comparire in futuro. Sarebbe un rimedio per far scomparire un sintomo, non la soluzione per curare la malattia in maniera radicale. Sarebbe anche la maniera di rendere i poveri agricoltori sempre più schiavi delle multinazionali perché costretti a comprare continuamente varietà geneticamente modificate sempre più resistenti a tale o talaltra malattia.
Coltivare OGM su scala planetaria potrebbe portare alla scomparsa di varietà locali, che rappresentano un patrimonio genetico prezioso per le comunità. E noi, in Italia, di tali patrimoni siamo ancora ricchissimi, nonostante siamo stati costretti da ragioni di mercato a votarci alle varietà ibride delle industrie semenziere.
La vera causa della malattia della nostra agricoltura è che le pratiche agronomiche correnti (appunto la monocoltura, il consumo eccessivo di nitrati e i pesticidi, e ancora l’irrigazione esagerata) da una parte fanno diventare patogeni virus, microbi e insetti, dall’altra rendono le piante suscettibili all’attacco di tali patogeni. La soluzione del problema è migliorare le pratiche agronomiche, scegliere le piante più adatte a una determinata condizione pedoclimatica, rivalutare, e non far scomparire, le varietà locali.
E infine fare ricerca, tantissima ricerca, affinchè si definiscano le migliori pratiche agronomiche per avere produzioni soddisfacenti, selezionare varietà più resistenti e produttive, ricercare antiparassitari meno invasivi di quelli attuali (moria delle api docet). A questo progetto devono lavorare i ricercatori, in primis genetisti e agronomi, ma anche gli agricoltori, cui spetta il compito di operare a fianco di questi ricercatori per attuare in campo quella selezione partecipativa che genetisti e agronomi italiani di buona volontà stanno portando avanti con tanto sacrificio e senza favorire interessi di parte.
L’agricoltura biologica, con i suoi principi di sostenibilità e le sue pratiche agronomiche attente a preservare la biodiversità, difendere l’ambiente e tutelare la salute dei consumatori, potrebbe fornire molti spunti ad una ricerca volta a definire un modo di coltivare che produca abbastanza per sfamare tutti e che sia davvero coltura (=rispetto, cura) dei campi e non più agri-tortura.

Un’ultima annotazione

Uno slogan che va per la maggiore è questo: “con gli OGM si risolverà il problema della fame del mondo”. Ho rilevato che qualche personaggio pro-OGM ha cambiato avviso ed ora sostiene che questa affermazione è falsa. Sono contento e spero che altri abbiano la stessa folgorazione.
Io e altri colleghi di buona volontà operanti nel campo dell’agricoltura e guardinghi nei riguardi della sirena ogiemme, siamo sempre stati convinti che la fame nel mondo non è un problema di carattere agronomico. Le cause sono altre: lo spreco del cibo che si butta; il fatto che mangiamo troppo mentre altrove mangiano troppo poco; per produrre carne (il cibo dei neobenestanti di qualunque nazionalità siano) in abbondanza si sottraggono ai poveri enormi risorse alimentari. Ci sono anche ragioni sociali ed economiche legate al fatto che noi occidentali non ci siamo ancora scrollati di dosso una certa mentalità colonialista. Ma questo è un discorso che lascio a chi ha titolo per parlarne.
Oggi siamo 7 miliardi, di cui oltre 1 miliardo affamati. A conti fatti, se si correggessero queste storture, con quello che si produce attualmente si potrebbe dar da mangiare subito, e senza aspettare che gli OGM la facciano da padrone in agricoltura, ad almeno 10 miliardi di persone. Allora cominciamo a farlo, perché è soltanto una questione di buona volontà e di umanità.