Qualche settimana fa a quanto pare abbiamo definitivamente consumato le risorse rinnovabili del nostro pianeta, e da adesso andremo avanti consumando quelle delle generazioni a venire. Quelle dei nostri bambini, che a buona ragione quando saranno adulti guarderanno a noi come degli ignavi, perché non ditemi che le cose non le sappiamo, ormai tutti abbiamo la possibilità di informarci.
ricetta facile con i fagioli borlotti
Tanto per non lasciare che rimangano solo chiacchiere dissolte nel tempo, voi che state facendo per attenuare la vostra impronta ecologica? Avete idee, progetti, piani in merito? Ho pensato che oggi, tra un fagiolo e una portulaca, potevo darvi tre suggerimenti al volo per alleviare il vostro peso sul futuro della nostra discendenza, se avete voglia e motivazioni per farlo.

Prima però, se non sapete dove trovare la portulaca vi suggerisco di chiedere al vostro produttore preferito di verdure e frutta naturali di portarvene un po’ apposta per voi. La portulaca è un’infestante, cresce dappertutto negli orti non trattati con i diserbanti, e spesso i contadini ve la regalano avendone in grande abbondanza. Se invece avete un piccolo orto l’avrete sicuramente anche voi e non dovrete fare altro che coglierla fresca fresca e usarla. È buonissima, fa bene (senza esagerare, perché ha tanti ossalati di calcio) e dà un tocco particolare a molti piatti poveri della nostra splendida tradizione culinaria.

La cosa buffa è che quando qualche anno fa la portulaca ancora non mi cresceva in abbondanza nei vasi sul terrazzo ne avevo chiesto qualche rametto a Natalino, il mio vicino contadino, e lui per tutta risposta mi tornò in serata con la “piantina” che vedete qui sotto, con radice e tutto!! :-D Era così pesante che zac non riusciva nemmeno a tenerla dritta per la foto. Che poi non serve assolutamente averne una pianta intera per farla crescere in vaso, perché ha talmente tanti semini che ne basta una manciatina per non togliersela mai più di torno nella vita.
portulaca proprietà
1. Piantate alberi, e piante in genere, ovunque possiate farlo, al limite della maleducazione. Io, come avete visto qualche post fa, ho messo un nespolo giapponese in un grande vaso sul terrazzo (era cresciuto da un seme gettato nel patio, non ho dovuto fare altro che trapiantarlo e parlargli amorevolmente tutte le volte che posso), e il giorno del mio compleanno ho chiesto in regalo un piccolo olivo, sempre da sistemare in vaso, perché amo svisceratamente quelle piccole foglie argentee che quando c’è vento assumono mille sfumature diverse di verde e paiono respirare con quel fruscio incessante.
Ho trapiantato anche un piccolo fico e un alloro che farò diventare un alberello, e userò poi lo spazio rimanente tra le loro radici per piantare fiori per gli insetti pronubi, piante aromatiche e piccoli ortaggi, così avrò cibo per tutti i sensi.
2. Evitate la plastica, per quanto potete. Ne ho parlato qui una manciata di settimane fa, e se non vi basta sappiate che tutta quella che disperderete nell’ambiente tornerà a voi sotto forma di microplastiche più sottili di capelli, ingurgitate da innocenti esseri marini che le scambiano per plancton (in California un pesce su dieci contiene plastica, in Indonesia uno su quattro). Per inciso, le microplastiche sono anche in molti scrub e dentifrici tra i più economici (la plastica costa pochissimo e conviene aggiungere quella invece che il detergente).
3. Autoproducete in cucina tutto ciò che potete. Se volete iniziare a disintossicarvi, ma non sapete da dove cominciare, fate un’unico, decisivo passo, sforzandovi di non tornare indietro, come quando si smette di fumare: per un mese non mangiate nulla di conservato. Dove per conservato intendo scatolette, surgelati, salse e creme in vasetti (sono concesse quelle fatte con le vostre manine), biscotti in busta, pancarrè, crackers, grissini e tutto il resto appresso. Acquisirete una leggerezza che non provavate da secoli e qualsiasi malanno abbiate migliorerà sensibilmente.
ricette con la portulaca
Autoprodurre, come dice Pollan nel suo ultimo meraviglioso libro che sto leggendo in questi giorni, non serve tanto per farsi tutto a casa, ma per sapere come il cibo si prepara nel modo giusto e poter poi acquistare consapevolmente, forti di questa conoscenza acquisita.
Per sostenervi in quest’ultimo proposito, eccovi una ricetta semplice, nutriente e veloce, assolutamente perfetta per questo periodo e variamente modificabile a vostro piacimento. Potete cambiare le erbe aromatiche, farla più o meno brodosa, usare il pane (io ho tostato un paio di fette del meraviglioso pane di Santi fatto con il grano evolutivo di Giuseppe Li Rosi, una miscela di grani antichi che crescono tutti insieme mescolati sui suoi campi!) o le patate bollite, o anche chicchi di farro monococco, e anche se io la preferisco tiepida è ottima anche fredda o bollente come pentola l’ha fatta (a proposito, ovviamente ho usato la mia meravigliosa bionatural).
Prima di lasciarvi a ingredienti e procedimento vi ricordo la giornata sul latte di sabato prossimo a Roma, a cui tengo tantissimo (l’idea è piaciuta tanto anche al prof che sarà presente per chiacchierare con i partecipanti). E a proposito dell’assurda generalizzazione sul fatto che le proteine animali facciano male tout court, se avete qualche minuto guardatevi questo bel video del bravissimo Dottor Filippo Ongaro (di cui avete già sentito parlare qui sul pasto nudo molti anni fa, in un’occasione non proprio fausta).

Il Dottor Ongaro espone qui il suo parere sugli studi che demonizzano l’uso di carne, latte e formaggi, e come ben sapete ci trova assolutamente allineati. Tanto per dire che se nei fagioli volete aggiungerci qualche dadino di pancetta (magari meglio nella stagione invernale) potete mettercelo a cuor leggero, purché sia pancetta felice e consapevole (come questa, ad esempio).

Ingredienti:
400 grammi di fagioli borlotti secchi (io ho usato questi splendidi di Corte del Lupo)
una manciata abbondante di foglie e rametti sottili di portulaca
qualche fetta di pane fatto in casa, raffermo o tostato
un paio di cipolle fresche
1 spicchio d’aglio
un mazzetto di salvia fresca
olio extravergine d’oliva
sale marino integrale
pepe in grani

Mettete a bagno i fagioli 24 ore prima di cucinarli, cambiando l’acqua due o tre volte. Trascorso questo tempo, travasateli un una pentola atta all’uopo (per me la pietra o comunque il coccio – senza rivestimenti al piombo – è il massimo), e aggiungete acqua fino a coprirli di una decina di centimetri, la salvia, lo spicchio d’aglio tagliato a metà, e qualche grano di pepe.
Mettete tutto su fiamma bassa, coprite con il coperchio lasciando uno spiraglio nel quale potete infilare un bel cucchiaio di legno (lo sapete, no, che non dovete assolutamente utilizzare utensili di metallo con i legumi!?) e lasciate cuocere i fagioli pian pianino, in perfetta sintonia con la stagione nella quale abbiamo appena fatto l’ingresso.
Quando i fagioli saranno cotti e in cucina ci sarà un profumo straordinario, prelevateli con una schiumarola, metteteli in una ciotola, conditeli con tanto olio quanto vi sembra giusto, aggiustateli di sale e pepe, aggiungete le cipolle affettate sottilissime, mescolate bene facendo attenzione a non rompere i fagioli e mettete da parte.
Intanto passate il brodo con un colino per togliere le verdure ormai esauste, rimettetelo sul fuoco e fatelo bollire fino a quando si sarà ridotto abbastanza per avere una consistenza non acquosa e un sapore buonissimo.
Quando tutti saranno a tavola, riempite le scodelle con i fagioli, cospargeteli a piacere con il brodo, aggiungete ancora un filo d’olio e un po’ di pepe e tante foglioline di portulaca (i rametti piccoli si possono tranquillamente mangiare e sono ottimi!), e servite con le fette di pane tostato.
E benvenuti nell’autunno 2016 :-)