Di Loreto Pacitti e dei suoi meravigliosi formaggi ovicaprini, e delle coincidenze assurde che il pasto nudo attira vi avevo già parlato qui a metà gennaio. Chiedendo lumi su questo particolare tipo di formaggio direttamente al suo papà ho però imparato qualcosa di completamente nuovo.
Da perfetta figlia del mio tempo non avevo mai preso in considerazione il fatto che la differenza tra un formaggio industriale e uno artigianale è nel fatto che quelli che siamo abituati a comprare al supermercato sono praticamente dei cloni di se stessi: il sapore è livellato e appiattito per incontrare i gusti del maggior numero di persone possibili.
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si ma se un poveretto sfortunello il caso peruto non ce l’ha come fare??
potrei “sostituirlo” con qualcosa?
come ti invidio cara izn tutti questi meravigliosi formaggini che ti stai a maggnà!!
Ciao Enrica, questo formaggio è unico nel suo genere. Il produttore spedisce col corriere, e io sarei felicissimo se uno di voi un giorno si organizzasse anche solo con pochi amici, parenti, colleghi, per un acquisto condiviso. Un piccolo esercizio, oltre le pigrizie quotidiane per scardinare la globalizzazione (e i danni che essa ci procura) e sostenere questo mondo rurale, che possiamo e dobbiamo mantenere in vita con i consumi. Servono fatti, e a pensarci bene neanche tanto difficili da realizzare. Infine, sulla bontà di questi caci, sarei curioso di sentire poi cosa ne pensate. Attendo fiducioso :)
Se si abolissero latte e formaggi industriali, se tutte le mucche e le capre fossero alimentate a modino, e se si eliminassero quelle confezioni in plastica che rilasciano chissà cosa nei grassi del formaggio… Ecco, io sarei una dietista felice e non dovrei storcere il naso ogni volta che qualcuno mi dice che “amo i formaggi, però cerco di prendere quelli magri con solo xxx calorie” o che “bevo una tazzona di latte tutte le mattine, ovviamente scremato”.
Sigh.
@Stefano
in effetti sarebbe la soluzione migliore, non immaginavo che piccoli produttori lavorassero anche online….l’unico problema per me personalmente è proprio trovare delle persone per fare un acquisto condiviso, tanti sono diventati parecchio scettici, vuoi per ignoranza o per un certo egoismo (nel senso di vedere solo il proprio orticello).
una volta qui c’erano le latterie, o negozi di formaggi, che vendevano proprio questi tipi di prodotti, adesso non ci sono più nemmeno quelli!
@Arianna
sono d’accordo, dovrebbe essere proprio come dici tu!
è assurdo che aboliscano le fuscelle di vimini e istituzionalizzino la plastica, ma ci rendiamo conto!?
@ Enrica, non so dove tu viva, quindi non saprei cosa dirti sulla disponibilità di prodotti caseari “giusti” nella tua zona.
Sui corrieri espresso: i fattori che negli ultimi tempi hanno portato anche i piccoli produttori ad utilizzarli sono stati le tariffe meno onerose rispetto al passato (dai 12 ai 15€ sino a 15kg; tariffa che crolla all’aumentare del peso: con 20€ si spediscono 50kg!) e la disponibilità sul mercato di un particolare sistema di refrigerazione, anch’esso alla portata di tutti (inciderà sì e no 2€ su una spedizione di 5 o 6kg).
Sulla difficoltà a creare gruppi d’acquisto, credo che attorno ad una tavola a cui si consumino dei grandi prodotti non sia difficile trovare delle adesioni. Il mio pensiero corre a tante vendite porta a porta, ai sistemi della Avon o della Stanhome, all’arrembanza dei venditori di Herbalife. Ma voglio dire, sarà poi davvero difficile trovare un’altra famiglia o due per condividere cinque o sei kg di buon cacio e di buoni salumi? :o Io sinceramente credo di no! E se invece fosse che “sì”, che per qualcuno è difficile, allora perché non attrezzarsi in casa per porzionare, mettere sotto vuoto e riporre nella parte meno fredda del frigo il nostro “tesoro”?
Poi è ovvio, qualcuno potrà riproporre l’annosa questione dei costi: io sono convinto che i soldi spesi bene nell’ambito della nostra alimentazione li recupereremo poi in minor spesa sanitaria e in tanta soddisfazione, che aiuta anche a livello psicofisico, e aggiungo anche che se proprio vogliamo contenere i costi dell’operazione potremmo iniziare a ridurre l’assunzione di carne (troppo spesso di provenienza incerta) compensando con dei legumi, pur che siano di produzione biologica o meglio biodinamica.
@Stefano
il mio personale problema, e anche di altri credo, è che vivo sola!
comunque sono completamente d’accordo con te, i prezzi per le cose buone e sane per me si devono spendere perchè la salute dovrebbe essere una priorità (e l’alimentazione in questo senso fa una grossissima parte), inoltre preferisco di gran lunga dare i miei soldi per sostenere un sistema economico formato da piccoli produttori etici!
Abito in provincia di reggio emilia ma sono equidistante da reggio, modena e mantova (e anche parma non è lontana), pensa che ho saputo proprio ieri sera che c’è una ragazza qui vicino che è in contatto con dei piccoli produttori di formaggi, dicono siano molto buoni, mi informerò!! se tu intanto hai qualche dritta o informazione per queste zone sono tutt’orecchi (anzi tutt’occhi!).
grazie!!
@ Enrica: così su due piedi mi viene da pensare al Parmigiano-Reggiano di montagna, ma ho sempre un certo pudore: non sia mai che anche uno solo qui pensasse che sto facendo pubblicità a qualcuno!
…un certo pudore a fare nomi, intendevo…
Beh, Stefano, io non mi preoccuperei piu’ di tanto…la rubrica dei formaggi (e non solo quella), qui sul blog, fa nomi e cognomi ogni volta, e un post tutto dedicato. Quale e’ la differenza? ;-)