Ho sempre guardato al crudismo con simpatia, visto anche che (incredibilmente! Lo sdogana persino la bioterapia nutrizionale, di solito molto rigida sui vari orientamenti alimentari, che spesso più che orientamenti sono mode, o, nella maggioranza dei casi, tentativi.
Cito il librone che sapete: “Il principio si basa sul fatto che la tossicità naturale del cibo crudo è notevolmente inferiore a quella dello stesso cibo cotto. Questa modalità alimentare ha in realtà un suo fondamento fisiologico. Infatti, nella lunga evoluzione della specie, l’abitudine di cuocere gli alimenti è intervenuta abbastanza tardi, per cui si può dire con sicurezza che noi siamo ancora geneticamente e biologicamente strutturati per nutrirci di alimenti crudi.
“Non per niente studi effettuati anni fa dalla Dottoressa Arcari Morini (la fondatrice del metodo bioterapia nutrizionale, n.d.r.), riproducibili da chiunque e in qualunque momento, hanno evidenziato ripetutamente un aumento del numero dei globuli bianchi nel sangue dopo un’alimentazione giornaliera con cibi cotti, ad esprimere una condizione di difesa dell’organismo dalla tossicità generata dalla cottura. Il controllo nello stesso paziente veniva effettuato esattamente con gli stessi alimenti consumati rigorosamente crudi. In questo caso il numero dei globuli bianchi non aumentava.”
Poco dopo però nello stesso paragrafo viene precisato che comunque questo regime alimentare può non essere del tutto salutare e soprattutto non è adatto a chiunque: intanto si corre il rischio di privilegiare gli alimenti che si prestano meglio a essere consumati crudi, limitando quelli più “scomodi” e meno appetibili (come la carne, il pesce, le uova, per dire, che crudi hanno anche il problema della contaminazione batterica).
Inoltre il libro sostiene che sono in poche le persone che hanno un sistema digerente che funziona perfettamente e che riescono ad affrontare una dieta fatta di soli alimenti crudi: la cottura destruttura in parte gli alimenti rendendoli meno impegnativi da digerire. Quindi largo agli alimenti crudi, soprattutto nella stagione calda, ma meglio alternare crudo e cotto, tranne se si vuole per qualche motivo particolare seguire questo o quel regime per un certo periodo (ad esempio se si vuole stimolare la produzione di globuli bianchi in caso di malattie o febbre meglio la classica minestrina o cibi cotti in genere).
Ecco perché sul pasto nudo non ho voluto portare avanti una rubrica che trattasse solo l’argomento crudismo: preferisco considerare i piatti crudi come parte di un’alimentazione varia e nutriente in generale. E poi, diciamocelo, è molto facile quando si parla di crudismo avere a che fare con piatti veramente poco appetitosi.
Ci vengono in aiuto, in questo caso per quanto riguarda i dolci, libri come questa meraviglia di Romina Coppola, antropologa e autrice di Sugarless, uno dei blog vegani e crudisti più seguiti in Italia. Devo ammettere che fino a qualche anno fa se mi avessero parlato di un dolce vegano e crudista avrei un po’ storto la bocca. Poi sono capitata da Romeow, ho assaggiato i dolci di Barbara Giovannetti, e… beh, il resto lo sapete!
Il problema con il crudismo è che non ti puoi improvvisare; devi studiare e saper fare quello che fai, e avere molta passione al tuo arco, perché le sconfitte sono sempre dietro l’angolo. Ecco perché ammiro doppiamente persone come Romina che sanno essere testarde nel senso buono (a Napoli si dice “‘nsiste”, simile a volitivo ma più incalzante!) e riescono così a creare meraviglie come quelle che vedete in questa pagina.
Ammetto che una delle cose che più mi ha colpita, da esteta terminale, è il modo in cui Romina presenta i piatti; sono veramente un’esplosione di colore e di freschezza, vere e proprie piccole opere d’arte, allo stesso tempo studiate e casuali. Il sapore ve lo saprò dire solo tra qualche giorno, quando inizierò a provare qualcuna delle ricette.
L’introduzione mi è piaciuta particolarmente, perché Romina accenna all’energia degli alimenti, alla quale da un bel po’ mi sto interessando molto anch’io. Parla di memoria cellulare, del corpo come manifestazione dell’anima e insomma di cibo non come atomi e molecole ma come “luce”. Anche se non sono d’accordo sulla necessità di mangiare *solo* cibi crudi, mi sono sentita vicina a molte altre cose che scrive, come ad esempio il fatto che il cibo veramente sano ci porta gioia e solarità (lei parla di “alimentazione viva”).
All’inizio del libro Romina ha inserito un capitolo sugli ingredienti che si usano nella cucina crudista e vegana; è diviso in vari paragrafi (noci, grassi, addensanti, dolcificanti e superfood). Questo elenco è più utile di quanto si può pensare: voi conoscete la differenza tra le noci nostrane e quelle di macadamia, le pecan, o quelle del Brasile? Ognuna di esse è adatta a un uso particolare (latti, creme, pesti e così via).
Segue una brevissima spiegazione sui fermenti (ovviamente mi si sono drizzate le antenne a mille) con una ricetta per fare un rejuvelac (una bevanda enzimatica fermentata) di quinoa, che può essere usato per fare i vari yogurt e formaggi di noci, e un paragrafo con le ricette per preparare vari latti vegetali (di canapa, di macadamia, di mandorle, di nocciole e di cocco).
Proprio prima delle ricette infine c’è una sezione dove vengono descritte le tecniche e gli strumenti che si usano nella cucina crudista e vegana: un accenno veloce e pratico giusto per capire cosa intende nel libro quando parla di ammollo, germogliazione, essiccazione e fermentazione, e un (brevissimo elenco) degli strumenti indispensabili nella dieta crudista (frullatore, estrattore, essiccatore e spiralizzatore).
Passiamo alle ricette; diciamo che a differenza di quanto si potrebbe pensare non c’è da annoiarsi con i dolci crudisti; nel libro c’è ampia scelta tra torte (quasi tutte tipo cheese cake, cioè base croccante sotto e crema densa sopra), cannoli, semifreddi, crepes e frittelle (essiccate), crostate, pudding, barrette energetiche, “pizze” di frutta, crumble, biscotti, tartufini e cioccolatini, budini.
E poi roba sorprendente come questi spaghetti di mela in zuppa di cocco che vedete nelle foto, che non vedo l’ora che sia la stagione giusta per fare incetta di mele e provarla!! Si vede che l’autrice spazia e si diverte molto a giocare con il cibo, una qualità che apprezzo tantissimo in chi cucina.
Abbiamo poi ben due versioni di salame di cioccolato (che adoro), una “classica” (si fa per dire!) e una ai fichi con crema di avocado; ovviamente si parte da biscotti crudisti home made, in una delle due versioni fatti con grano saraceno germogliato ed essiccato e nell’altra a base di fichi secchi, noci e farina di cocco.
E ancora un tiramisù decisamente innovativo (al cocco e frutti rossi) e roba che non penseresti mai sia possibile realizzare senza farina e senza lievito tipo un banana bread, una sachertorte, alcuni millefoglie, vari tipi di donuts e un curiosissimo pane, formaggio e marmellata, senza pane e senza formaggio (ma con una splendida marmellata di ciliegie!).
Non mancano i gelati (comprese granite e ghiaccioli), anche questi tutti molto originali, e poi la parte liquida: estratti, smoothies, lassi, latte al cioccolato, estratti e succhi di frutta, sciroppi, e metterei tra i dissetanti anche il magnifico “rubik di frutta” che vedete qui sotto.
Questo libro mi ha ricordato molto da vicino l’eccitazione che provavo da piccola quando avevo un gioco nuovo che mi permetteva di fare un sacco di esperimenti e di provare cose inusitate, tipo il piccolo chimico o il meccano, ehssì io ero un po’ scienziato pazzo :-D Non sto nella pelle per iniziare a provare subito qualcuna di queste ricette, non so magari le crepes o i cannoli! Se per caso fosse venuta voglia anche a voi, eccovi il link per comprarlo sul negozio del pasto nudo su Ammuìna, con il solito sconto per voi amati soci <3
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